Conte, Alpa e Mincione: l’intreccio di interessi su Carige

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-01-09

L’intervento dell’avvocato e professore sui Malacalza e sugli avvocati prima della discesa in campo di Conte. E tutti gli altri punti di contatto tra i due nella vicenda

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Ieri 25 senatori del Partito Democratico hanno presentato un’interrogazione urgente alla presidenza del Consiglio per fare luce su Carige e sul presunto conflitto d’interessi del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in relazione alla sua amicizia con Guido Alpa, che oltre ad essere il professore che ha promosso Conte è stato anche nel consiglio di amministrazione di Banca Carige. Oggi un articolo della Stampa a firma di Gianluca Paolucci e Lorenzo Cresci riepiloga tutti i punti di contatto tra Carige, Alpa e Conte:

Il professor Alpa non ha mai smesso di occuparsi di Carige, pur lasciando le poltrone occupate. Anzi, il 20 settembre interviene nell’assemblea di Carige, in qualità di consulente e legale di Raffaele Mincione, oggi terzo socio della banca con una quota di poco superiore al 5%, ma in quel momento protagonista del tentativo di scalata ai vertici dell’istituto genovese. «Il capitalismo familiare è fallito», arringa Alpa, puntando l’indice contro la famiglia Malacalza, nel tentativo di scalzarla dal ruolo di primo azionista. Il golpe fallisce.

Ma fallisce anche il tentativo successivo dei Malacalza – affidato al duo Modiano-Innocenzi – di rilanciare la banca. Che, anzi, conosce il punto più basso della sua storia, con il commissariamento da parte della Bce. Un passo indietro. Qualche settimana prima di ricevere l’incarico di formare il governo, Conte – in qualità di avvocato – scrive un parere per l’applicazione della Golden share a un piccola società di tlc: Retelit. A dare l’incarico a Conte è ancora Raffaele Mincione, azionista della società.

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Guido Alpa e Giuseppe Conte

La storia di Retelit è finita qualche tempo fa: il governo Conte ha dato alla fine ragione all’avvocato Conte, ma invece Carige e Alpa?

Alpa, apparentemente, esce di scena con l’assemblea di settembre. E vi entra Conte che in un arco di tempo che va dal 15 dicembre ai primi giorni dell’anno, contatta almeno tre volte personalmente la famiglia Malacalza, incontrando o parlando prima con il padre Vittorio, poi con i figli Davide e Mattia. In una occasione oltre a Conte al telefono c’è anche il ministro dell’Economia Giovanni Tria. E poi utilizza vecchie conoscenze del professor Alpa, gli avvocati D’Angelo, storici advisor dei Malacalza, per la sua operazione di moral suasion. […]

Il 31 dicembre [Conte] incontra Innocenzi e Modiano, li invita a chiedere uno sforzo ai Malacalza, fermi sulle proprie posizioni e convinti che serva chiarezza per investire. Poi vede gli stessi azionisti per un estremo tentativo, il tutto mentre la liquidità della banca inizia a deteriorarsi. E l’alleanza di governo non si occupa del caso banche, troppo spinoso. Solo Conte ne è coinvolto. Quando arriva l’intervento statale, sembra di assistere alla ripetizione della sentenza emessa tre mesi prima dal professor Alpa: «Il capitalismo familiare è fallito».

Leggi sull’argomento: La fantastica giravolta di Lega e M5S su Carige

 

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