Come i no vax stanno provando a rallentare il lavoro nei centri vaccinali

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-12-03

La denuncia della Ulss di Treviso: si presentano, fanno tantissime domande al personale, poi se ne vanno via senza aver ricevuto alcuna dose. Il risultato: tempo perso che potrebbe essere utilizzato per immunizzare chi lo vuole davvero

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Si mettono in coda, fanno la fila e poi – quando arriva il loro turno – polemizzano e vanno via senza ricevere il vaccino. Questa è la strategia dei no vax denunciata dal direttore generale della Ulss di Treviso che ha spiegato come tutto ciò rappresenti un ostacolo e un bastone tra le ruote all’interno della macchina della campagna vaccinale. Stratagemmi che provocano la dilatazione delle tempistiche e non fanno mancare le polemiche in mezzo alla folla di persone che vuole realmente immunizzarsi contro il Covid.

No Vax rallentano e boicottano il lavoro nei centri vaccinali

“Capita tutti i giorni in tutti i nostri Vax Point – ha detto a La Tribuna di Treviso Francesco Benazzi, direttore generale della Ulss 2 del Veneto -. Abbiamo quotidianamente tre, quattro persone, che adottano questa tecnica: arrivano e iniziano a sciorinare richieste al personale sanitario impiegato nella profilassi. Fanno perdere minuti preziosi e poi prendono e se ne vanno, senza aver effettuato l’inoculazione, talvolta sbraitando, lamentandosi e ribadendo la loro contrarietà alla vaccinazione”.

Un vero e proprio “attacco” quotidiano, con quelle persone che vanno a inserirsi come un granello di sabbia in un ingranaggio perfetto che, dunque, finisce per essere rallentato. E questo provoca disagi sotto molti aspetti. Perché con l’avvento del Super Green Pass e con l’avvio della campagna per la dose “booster” di vaccino anti-Covid, si è notevolmente innalzato il numero di cittadini trevigiani che ogni giorno si mette in coda negli hub per ottenere il proprio vaccino. E questi “disturbatori” strategici arrivano, creano confusione, fanno perdere del tempo utile e prezioso. E non solo: con le loro proteste – ricordiamo che il vaccino non è obbligatorio, almeno per il momento – non fanno altro che acuire le tensioni. Oltre a svilire il lavoro di chi si trova negli hub vaccinali per garantire l’immunizzazione a chi la vuole.

(foto ipp clemente marmorino)

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