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Come ha fatto il nonno di Eitan a portarlo via
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2021-09-13
Come ha fatto Shmuel Peleg, 58 anni, nonno di Eitan il cui nome sarà iscritto nel fascicolo della procura di Pavia che ha aperto un’inchiesta per sequestro di persona, a portare via il bambino?
“Invito le autorità israeliane a guardare le cartelle cliniche pubbliche, non private, della zia materna” di Eitan ed “il fascicolo penale del nuovo marito della nonna materna”, ha detto parlando con i giornalisti la zia e tutrice di Eitan, Aya Biran Nirko, dopo aver ricordato la condanna per maltrattamenti del nonno materno all’ex moglie. Con questo background – ha sostenuto parlando con i giornalisti – è impossibile che le autorità israeliane possano prendere in considerazione una richiesta di adozione o affidamento dopo un trauma così grave”. Ma come ha fatto Shmuel Peleg, 58 anni, nonno di Eitan il cui nome sarà iscritto nel fascicolo della procura di Pavia che ha aperto un’inchiesta per sequestro di persona, a portare via il bambino? L’uomo è stato anche condannato in passato per maltrattamenti: ”Con questa mossa unilaterale e gravissima della famiglia Peleg, vedo come mio dovere sottolineare alle autorità israeliane quanto è già conosciuto al sistema giuridico italiano, sempre per il benessere di Eitan: il nonno materno Shmuel Peleg è stato condannato per maltrattamenti nei confronti della sua ex moglie Ester Cohen, la nonna materna. Per questa condanna Shmuel ha presentato 3 istanze di appello a 3 gradi di Tribunale in Israele, e tutti e 3 hanno rigettato i suoi appelli, sottolineando la gravità e la ricorrenza degli eventi violenti nei confronti della ex moglie”
Come ha fatto il nonno di Eitan a portarlo via
”In seguito alla tragedia mentre Eitan era ancora in terapia intensiva presso l’ospedale Regina Margherita di Torino, sono stata nominata come tutrice di Eitan, per tutti gli effetti. Tale nomina è stata poi confermata dal Tribunale di Pavia, dopo numerose lunghe udienze con la giudice tutelare e la famiglia Peleg. La giudice, dopo aver visionato e valutato tutto il materiale presentato e dopo aver sentito le parti, ha respinto tutte le istanze della famiglia Peleg, ordinando alla famiglia Peleg di consegnare a me entro il 30 agosto 2021 il suo passaporto israeliano, che era in possesso, per motivi non chiari, del nonno materno, Shmuel Peleg. L’ordine della giudice, le mie richieste e le richieste ai legali della famiglia Peleg sono stati ignorati”, spiega zia Aya. Il nonno aveva dunque il passaporto del bambino. Ma è stato con una promessa che è riuscito a portarlo fuori dalla casa di Pavia dove viveva con gli zii e le cuginette, come racconta Repubblica:
Sabato mattina: ore 11,30. Come accordato dal giudice tutelare di Pavia — succedeva abitualmente da quando Eitan, il 10 giugno, dimesso dall’ospedale pediatrico Regina Margherita di Torino, era stato affidato alla zia Aya e si era trasferito nella casa di Travacò Siccomario, 4.300 abitanti nel pavese — il nonno, che dopo la strage del Mottarone si era trasferito a Pavia per stare vicino a Eitan, va a prendere il nipotino. «Dovevano andare a comprare dei giocattoli — racconta Aya — Eitan aveva promesso alle mie figlie, le sue cuginette, che ne avrebbe preso qualcuno anche per loro. E invece…»
Nonno Biran e Eitan a casa non tornano. L’uomo si dirige verso Lugano dove li attende un jet privato. E nonostante il giudice avesse disposto il divieto di espatrio il bambino prende letteralmente il volo. Come è stato possibile? Sono due le ipotesi: la prima è che per errore non sia stata indicata la questura che avrebbe dovuto far inserire il nome del bambino nel database che ne avrebbe impedito la partenza al primo controllo. L’altra è più fantasiosa, spiega il Messaggero e adombra legami non cristallini del nonno di Eitan:
Per aggirare il problema, ufficialmente l’aereo privato indica come meta finale, nel suo piano di volo, un paese europeo. La Grecia o Malta, ad esempio. In realtà, durante il tragitto, il velivolo tira dritto e va su Israele.
Il grosso vantaggio di una simile operazione è che a terra, in Italia, i passeggeri che sarebbero dovuti andare ad Atene o a La Valletta, non hanno dovuto superare i controlli severi che vengono eseguiti quando si tratta di andare in Paesi extra Schengen. Nessun esame del passaporto ma una verifica più blanda che incrocia la carta d’identità e il biglietto. Un piano del genere, però, per poter essere realizzato deve contare su appoggi rilevanti. A questo punto tutti i sospetti su un eventuale passato nell’intelligence israeliana di Shmuel Peleg troverebbero, in un progetto di questa portata, delle conferme
“Sin dalla dimissione a casa, il 10 giugno 2021, Eitan è stato seguito da un’equipe multidiciplinare: oss, infermiere, fisiatra e fisioterapisti, oltre a una psicoterapeuta specialista in traumi infantili. Pian piano, con il passare dei mesi e il miglioramento dello stato fisico di Eitan, la necessità e i bisogni sono cambiati. Eitan è seguito attualmente da un fisiatra, una fisioterapista e una psicoterapista e deve essere sottoposto regolarmente a queste terapie per suo bene. Deve essere sottoposto proprio questa settimana a visite di controllo ospedaliere”, ha spiegato ieri la zia Aya in conferenza stampa sottolineando anche che il bambino avrebbe ripreso la scuola proprio oggi: “Eitan non è tornato mai a casa. Le sue cugine che lo aspettavano per cena e per condividere con lui la giornata sono preoccupate, non capiscono perché Eitan non è tornato a casa. Il suo letto è vuoto, i suoi giochi e i vestiti, la sua nuova scrivania, il suo nuovo zaino scolastico, quaderni, astuccio e libri pronti per iniziare la scuola domani”. Il ritorno di Eitan Biran in Italia purtroppo non è affatto certo e tantomeno potrà avvenire in breve tempo, come spiega in un’intervista a La Stampa Ciro Cascone, capo della procura per i minorenni di Milano:
«Ci vorrà qualche mese. Innanzitutto deve intervenire l’autorità centrale, quindi il ministero della Giustizia italiano deve scrivere all’omologo israeliano.Poi, dal momento in cui la vicenda arriva davanti al giudice israeliano, quest’ultimo ha trenta giorni per decidere.Ovviamente tutto dipende anche dalla velocità del canale diplomatico perché, è inutile girarci intorno, questa è una vicenda che assume dei contorni diplomatici molto importanti».