Come difendersi dalle punture dei calabroni

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-09-03

Il grosso pericolo sono le reazioni allergiche: l’uso dell’adrenalina autoiniettabile e quello della dopamina

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Dopo la morte di Sergio Barozzi, noto giuslavorista, per uno choc anafilattico dopo la puntura di un calabrone, il Corriere della Sera oggi pubblica una serie di domande e risposte con Massimo Galli, presidente della SIMIT, sulle reazioni allergiche e su come difendersi:

Perché il contatto con il calabrone è pericoloso?
Quello del giuslavorista Sergio Barozzi, morto per choc anafilattico dopo la puntura di un calabrone, non è un caso isolato. Le reazioni allergiche agli insetti imenotteri (api,vespe,calabroni,bombi) non sono rare e possono manifestarsi con diversi gradi di intensità. Si scatena una reazione di tipo IgE (immunoglobuline E, un particolare tipo di anticorpi), con liberazione di istamina che provoca lo choc e il conseguente collasso cardio-circolatorio che può portare all’arresto cardiaco. Nella maggior parte dei casi il decesso si verifica entro 10-15 minuti dalla puntura.

calabroni

È possibile salvarsi in caso di choc anafilattico?
Sì, esiste una terapia di emergenza: l’adrenalina autoiniettabile (per via intramuscolare), che andrebbe prescritta a tutti i soggetti allergici al veleno di api, vespe e simili. È importante anche estrarre il pungiglione dalla pelle prima possibile. In ospedale lo choc anafilattico viene trattato con adrenalina o, nel caso, dopamina. Negli ultimi anni è stata sviluppata una terapia immunologica specifica, una sorta di vaccino: viene somministrata per via sottocutanea, con dosi crescenti di estratto del veleno,e protegge dal rischio di choc anafilattico. L’allergia può essere diagnosticata tramite test cutanei o test per la ricerca di IgE specifiche. Dato che l’esposizione a ripetute punture può portare allo sviluppo di allergia, i soggetti che lavorano all’aperto o in ambienti dove vivono gli imenotteri sono considerati ad alto rischio.

Foto di: Pixabay

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