Cosa ci insegna la chiusura di Sesso Droga e Pastorizia

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-03-10

No, non abbiamo imparato che il bene trionfa sul male o che finalmente l’Internet è un posto migliore. Abbiamo però scoperto che gli admin di queste pagine e gruppi di “black humour” e degrado sotto sotto sono dei campioni di vittimismo

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Dopo l’ennesmo ban della pagina Facebook della Fabbrica del Degrado anche i pastori del Facebook italico hanno perso – per qualche ora – il loro punto di riferimento. Ieri infatti il social di Mark Zuckerberg ha rimosso la pagina principale di Sesso, Droga e Pastorizia, una pagina famosa che aveva qualcosa come un milione e settecentomila mi piace. Lo sconcerto ovviamente è durato pochissimo perché gli amministratori della pagina avevano già pronta la pagina di “riserva” creata proprio in caso di ban o sospensione di quella “ufficiale”. I numeri ovviamente non sono gli stessi ma come è accaduto qualche tempo fa per la Fabbrica anche per Pastorizia ci è voluto poco per raggiungere e superare i duecentomila “mi piace”.
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Il complotto contro i pastori e gli operai!1

Ma perché Sesso, Droga e Pastorizia è stata rimossa da Facebook? Il motivo, come spesso accade in questi casi, non è chiaro: gli admin hanno detto di non aver ricevuto alcuna comunicazione dal social ma ritengono che il “colpevole” sia una persona sola. Non viene mai nominata esplicitamente (per non farle pubblicità!11) ma è evidente che il riferimento nemmeno troppo casuale è a Selvaggia Lucarelli che in questi ultimi mesi si è data un gran da fare contro i gruppi segreti che stanno dietro a queste pagine e che vengono utilizzati come fabbriche di immagini e meme da normie da postare sulla pagina principale in modo da avere un flusso di contenuti sempre costante e a costo zero. Ah sì, in quegli stessi gruppi (ma anche altri ora scomparsi come ad esempio “il canile”, “non sapevo che fosse minorenne” e le varie incarnazioni dei gruppi segreti ispirati a “welcome to favelas” o a “welcome to Togliatti”) per molto tempo non è stato fatto quasi nulla per impedire la diffusione del materiale e dei link confluiti successivamente nelle varie versioni della famigerata Bibbia. Ed è questo il motivo per cui la Lucarelli ed altri hanno “preso di mira” quei gruppi che per tutta risposta hanno ingaggiato la blogger e giornalista del Fatto Quotidiano in una battaglia a colpi di shitstorm e segnalazioni. Battaglia che pastorelli e operai non potevano che perdere perché quando si attacca una persona perché ha un’opinione diversa dalla tua l’unico risultato è stato quello di farla diventare una vittima. Questo i cattivi del Facebook italiano forse non lo hanno capito, troppo presi ad insultare e ad arrampicarsi sugli specchi per difendere il loro diritto a fare del pessimo black humour, forse. Ad ogni modo è assai improbabile che la Lucarelli da sola sia riuscita a far chiudere la pagina ma questo è quello che è accaduto secondo “Alfonso West” uno degli admin del gruppo segreto Pastorizia Never Dies che si è sfogato su Facebook per il ban dicendo che la rimozione della pagina è il sintomo che “il Paese non funziona”, mettendola sul piano di una battaglia generazionale (ihihih i quarantenni su Facebook, buongiornissimo) e che in Italia dei ragazzi “chi se ne frega?”. Oh noes.

Io non ho parole, forse perché stanco di questo paese e di come funziona. Una sola persona fa chiudere due pagine da 1.7 e 1.4 milioni di fan. Una sola. Per un suo capriccio infondato. Per farsi pubblicità, perché lei è qualcuno, ha un nome, conosce quelli che contano… perché nel nostro paese questo conta, il sacrificio di ragazzi che tra mille impegni riescono ad unirsi e creare qualcosa di così grande per divertirsi e far divertire non conta nulla, noi siamo formiche, in Italia conta la gente come lei, nonostante abbiamo più titoli di studio noi a 20 anni che lei, ma sì, giusto, ‘ste cose non contano. L’importante è avere un nome, conoscere tizio e caio, inventare storie pur di farsi pubblicità perché ormai non ti caga più nessuno, calpestando così ragazzi che avevano investito tempo ed energie, ma in Italia dei ragazzi chi se ne frega? Eppure io sorrido, perché parlo 5 lingue e sono felice, molto presto sarò il più lontano possibile da qui, lascerò questo paese agli indistruttibili tiranni da distruggere, tenetevelo, altrove non sarebbe successo, almeno non così, ma finché viviamo in un paese dove una schiera di 40enni con la quinta elementare ha come unica informazione una persona del genere, cosa vogliamo mai ottenere. Sbaglio solo a farmi il sangue amaro. Sono tanto deluso e al contempo felice perché ogni giorno sono sempre più convinto della decisione di andare via il prima possibile.

Il tutto ovviamente dimenticando che Facebook non è in Italia, non è condizionato dalle dinamiche di questo paese asfittiche anzi è guidato da una persona che ha trentadue anni; ma sono dettagli che quando investi tempo ed energie per parlare cinque lingue tendi a non notare. Del resto è sempre colpa di qualcuno che si vuole fare pubblicità e quindi conosce quelli che contano (la casta dei chiuditori di pagine rappresentata dalle “Beatrice” e “Giulia” del centro assistenza di Facebook). Non leggevo un discorso così gentista e commovente dallo sfogo appassionato di Alessandro Di Battista di qualche mese fa.
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Se non altro per ora gli admin di Sesso, Droga e Pastorizia non hanno annunciato di voler fare causa a Facebook come i loro “colleghi” della Fabbrica, ma il tasso di vittimismo è alto. Forse però serve per fare un po’ di pubblicità al commercio di magliette o all’organizzazione di eventi. C’è qualcosa di sbagliato nel farlo? Io ritengo di no, come ho sempre scritto il problema è il fatto di aver per lungo tempo condonato e non vigilato attentamente sulla diffusione di materiale illegale e degradante per la dignità delle vittime. Certo, da un certo punto in poi – guarda caso dopo che il caso era esploso – gli admin hanno iniziato a espellere, cancellare, bannare chi diffondeva quei link. Segno che non è per mancanza di tempo (per la serie “non posso certo stare tutto il tempo a controllare un gruppo da migliaia di persone”) ma di volontà che prima non veniva fatto. Vogliamo chiamarla sottovalutazione del fenomeno? Per me è ok.
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Non c’è niente di eroico nel tenere aperte le pagine del “degrado”

Se i gruppi chiusi hanno il problema dell’immunità – percepita – degli utenti che pensano di poter fare qualsiasi cosa. Il problema delle pagine che fanno bella mostra del degrado, magari incentivando a filmare e inseguire per strada un uomo che ha delle evidenti difficoltà facendolo diventare lo zimbello del Paese intero (sì quel paese che non rispetta la voglia di iniziativa dei ggggiovani), non riguarda i contenuti pornografici (che non sono mai comparsi in pagina) ma la diffusione di messaggi sessisti e xenofobi facendoli passare per contenuti divertenti (il “black humour”) utilizzando memi riciclati e facendo diventare le battute da spogliatoio una forma d’espressione la cui libertà deve addirittura essere difesa e tutelata perché rappresenta “il sacrificio di ragazzi che tra mille impegni riescono ad unirsi e creare qualcosa di così grande per divertirsi e far divertire”. Chiudere la pagina naturalmente serve a poco, perché ce n’è sempre una pronta di riserva (anche se la Fabbrica stenta ancora a raggiungere i numeri che aveva in precedenza ed è ferma a poco più di 300 mila like). Ma la chiusura di una pagina, lungi dall’essere l’ingiusta soppressione della libertà di insultare, dà anche l’occasione per leggere i pensieri di Nina Moric che scrive che quelle che festeggiano sulla chiusura sono “cagne” (ovvero troie). Un riferimento nemmeno troppo velato a Selvaggia Lucarelli, che proprio in quelle ore festeggiava la chiusura di Sesso Droga e Pastorizia.
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Naturalmente Nina Moric (o chi per lei) non voleva insultare le donne, ma solo celebrare il black humor in chiave femminile. Perché quando si ha il coraggio di essere controcorrente e combattere contro il perbenismo e il politically correct lo si fa fino in fondo, no?

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