Il CdA di AMA molla Virginia Raggi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-10-01

A poco più di cento giorni dall’insediamento l’intero consiglio di amministrazione dell’AMA scelto da Virginia Raggi per sostituire il precedente cda scelto sempre da Virginia Raggi ha rassegnato le dimissioni lasciando l’azienda e i rifiuti di Roma nel caos.

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A poco più di cento giorni dall’insediamento l’intero consiglio di amministrazione dell’AMA scelto da Virginia Raggi per sostituire il precedente cda scelto sempre da Virginia Raggi ha rassegnato le dimissioni lasciando l’azienda e i rifiuti di Roma nel caos. Del Cda di Ama facevano parte la Presidente, Luisa Melara, l’Amministratore Delegato, Paolo Longoni e il Consigliere, Massimo Ranieri.

Il CdA di AMA molla Virginia Raggi

Il CdA dell’AMA si è dimesso perché il Comune ha disertato l’assemblea per l’approvazione del bilancio 2017. Anche il precedente CdA era stato mandato a casa per lo stesso motivo e il precedente amministratore, Lorenzo Bagnacani. Il 27 settembre scorso il Comune di Roma, nella persona del direttore generale Franco Giampaoletti, ha comunicato all’attuale gestione che non avrebbe approvato il bilancio perché presentava ancora i famosi 18,3 milioni di crediti che AMA vanta nei confronti del Campidoglio per i servizi cimiteriali e che invece secondo l’assessore al bilancio Gianni Lemmetti non sono dovuti. Per questo stesso motivo era stato cacciato Bagnacani, che poi si era presentato in procura denunciando pressioni da parte dell’assessore, del dg e della sindaca Virginia Raggi in un’inchiesta che nel frattempo va verso l’archiviazione.

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I numeri di AMA (Il Messaggero, 9 luglio 2019)

Anche questa terna di amministratori ha inserito quei denari in un fondo rischi per oneri contrattuali collegato al patrimonio netto. Ma anche questa volta il Campidoglio non ne ha voluto sapere. Per il Comune quei 18,3 milioni vanno svalutati interamente anche se il tavolo di confronto tra le parti (che il Comune si era impegnato a costituire nella delibera che boccio’ il precedente progetto di bilancio 2017) per fare le opportune verifiche non è mai decollato ed è proprio per questo che il cda in questa prima fase ha inserito quei soldi nel fondo rischi, per poi molto probabilmente procedere alla svalutazione nel bilancio 2018.L’azienda è di nuovo nel caos mentre incombe l’ennesima emergenza rifiuti a Roma.

I 18 milioni di servizi cimiteriali che il Comune non vuole riconoscere

La vicenda è quella che abbiamo raccontato in tante occasioni fino allo scoppio del febbraio scorso: il Comune continuava a pretendere l’annullamento del debito da 18 milioni senza mostrare prove sulla necessità di farlo. Il tutto considerando che in un bilancio da un miliardo di euro, come quello del Campidoglio, la cifra di 18 milioni di euro non pareva impossibile da trovare. Ma il rischio, secondo taluni, era dover ricorrere a un debito fuori bilancio. Ilno al bilancio in assemblea è dovuto ai 18 milioni di servizi cimiteriali arretrati – risalenti al periodo 2008-2016– che l’Ama aveva iscritto in bilancio come crediti ma che il Comune non riconosce. Secondo alcune fonti AMA citate dai giornali quei denari sono stati impiegati per altre necessità urbane nei mesi caldi che hanno preceduto la scorsa primavera. Per versarli ora all’Ama, che li ha appostati nel proprio bilancio convinta di riscuoterli, il Comune sarebbe costretto a ricorrere alla vituperata formula del debito fuori bilancio. Proprio quello che l’amministrazione di Virginia Raggi si era sempre vantata, fin dall’inizio, di aver scongiurato puntando il dito contro i predecessori che di debiti fuori bilancio gliene avevano lasciati per un centinaio di milioni.

pinuccia montanari

Per la faccenda dei servizi cimiteriali e per le indebite pressioni che stava ricevendo a suo parere Lorenzo Bagnacani, ex amministratore unico dell’AMA da lei suggerito alla sindaca, l’8 febbraio scorso si è dimessa l’assessora all’ambiente Pinuccia Montanari, che nel frattempo non ha ottenuto risultati nella sua missione di tenere pulita e nel decoro la città e il suo verde. All’epoca la soluzione degli amministratori era quella di aprire un fondo ad hoc per i crediti che l’assessore capitolino al Bilancio Gianni Lemmetti non voleva riconoscere ad Ama, che sarebbero stati presi dalle riserve di patrimonio della municipalizzata (del valore di circa 105 milioni di euro) e messi in un fondo rischi. Un’operazione che avrebbe evitato il bilancio in perdita. Ma che non veniva considerata prudenzialmente corretta da Lemmetti e che è stata criticata anche dal collegio sindacale. Alla fine però è stata riproposta anche dal nuovo CdA, quello che Raggi doveva aver scelto da sé.

Il consigliere di AMA e il problema dei rifiuti che non si gestisce con l’ideologia

Il consigliere del cda di AMA Massimo Ranieri, entrando nella sede di Calderon de la Barca, dove il consiglio d’amministrazione oggi ha formalizzato le dimissioni, ha spiegato tutta la sua frustrazione all’AdnKronos per una situazione surreale: “Se Raggi dice di essere stata lasciata sola, allora noi siamo stati abbandonati. Sono deluso e arrabbiato, se il piano per Ama era un altro ce lo potevano dire subito. Il problema dei rifiuti non si gestisce con l’ideologia ma servono azioni concrete”. E ancora: “Anche oggi abbiamo continuato a lavorare, ho appena visto un dirigente Hera per la gestione dei flussi. Vanno avanti anche le procedure per l’apertura dei due compostaggi. Noi abbiamo provato a lavorare: oggi avrei dovuto vedere in V Municipio i cittadini perché con il presidente Giovanni Boccuzzi ci eravamo impegnati a far partire il porta a porta da Natale, ma purtroppo è andata così. Tutto questo avviene sulla pelle dei cittadini e dei lavoratori di Ama”.

gianni lemmetti
L’assessore al bilancio Gianni Lemmetti in una delle sue t-shirt più apprezzate

L’agenzia di stampa DIRE intanto pubblica un estratto della lettera di sei pagine del CdA di AMA a Raggi.  ‘Da parte nostra è venuta meno la necessaria fiducia nel socio unico di Ama S.p.A. e, pertanto, con la presente dichiariamo di rassegnare le dimissioni con decorrenza dalle ore 18‘. Nella missiva Luisa Melara, l’ad Paolo Longoni e il consigliere Massimo Ranieri hanno ripercorso le tappe di una vicenda che avevano intuito complicata nei rapporti con Roma Capitale fin dagli inizi. Infatti, gli amministratori uscenti hanno subito ricordato che lo scorso 22 maggio ‘nell’ambito della ‘proposta programmatica Nuovo Cda e Roma Capitale’, abbiamo presentato, consegnato e illustrato in Campidoglio al l’assessore Gianni Lemmetti e a Marco Susanna (essendo lei in missione istituzionale a Tokyo) il documento all’interno del quale abbiamo sintetizzato ed evidenziato le imprescindibili ‘esigenze di collaborazione emergenziale di Roma Capitale’ con Ama. Il documento faceva esplicito riferimento a emergenze le cui risoluzioni ‘ab origine’ presupponevano una compartecipazione attiva da parte di Roma Capitale e l’esercizio di quelle sue prerogative, per ruolo e per legge’.

La lettera di sei pagine del CdA dell’AMA a Raggi

‘Nella fattispecie- continua la lettera- tale collaborazione richiedeva immediata costituzione di un tavolo per la verifica e la riconciliazione dei rapporti credito/debito dall’1 gennaio 2018 al 31 maggio 2019 che dovrà finalizzare le attività entro il 31 luglio 2019; immediata costituzione di un tavolo per la ristrutturazione del debito bancario e rinegoziazione delle linee di credito entro il 31 luglio 2019; impegno formale da parte di Roma Capitale a rendere o rinnovare nei tempi richiesti dalle banche le garanzie necessarie al rinnovo degli affidamenti; impegno formale del socio a garantire continuità aziendale con il regolare pagamento dei canoni relativi ai servizi e l’incasso dei crediti pregressi entro 60 giorni dall’ultimazione delle attività di riconciliazione; impegno formale del socio alla puntuale partecipazione alle sedute assembleari e all’assunzione delle delibere conseguenti; impegno formale del socio a richiedere immediato parere alla Corte dei Conti in merito alla legittimità dell’istituto della compensazione tra i crediti vantati da Roma Capitale a titolo di Tari e i debiti di Roma Capitale a titolo di contratto di servizio (15 giugno 2019); impegno formale del socio a farsi carico delle utenze del Centro Carni condotto in locazione o a revisionare il canone (31 luglio 2019); impegno formale del socio a formalizzare gli atti di indirizzo per il Fondo Ambiente e per il Fondo Sviluppo (31 luglio 2019); impegno formale del socio a condividere e supportare le politiche di investimento in: nuovi impianti, interventi di adeguamento di quelli esistenti, mezzi (attrezzature e automezzi) e personale; impegno formale del socio a supportare il cda nella policy di veicolazione periodica di informative alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica su situazioni ‘astrattamente o potenzialmente rilevanti’ o di ‘possibile interesse’, o comunque ritenute tali a discrezione del cda, che saranno via via conosciute a decorrere dalla formale accettazione dell’incarico’. Tuttavia, ‘su nessuno di questi punti, all’indomani dell’insediamento del nuovo Consiglio di amministrazione di Ama (peraltro espressione dell’Amministrazione Capitolina in quanto da questo selezionato a seguito di procedura ad evidenza pubblica)- si legge- c’è stata alcuna forma di fattiva e concreta collaborazione, fino al punto in cui sono diventate difficili le stesse comunicazioni (tutto questo è documentabile e documentato)’. Ostacoli che non hanno impedito al cda, come sottolineano nella lettera, di provarci lo stesso: ‘Nonostante il progressivo isolamento a cui questo Consiglio, nominato da Roma Capitale, è stato confinato da Roma Capitale stessa, questo Consiglio con senso di responsabilità e coerenza anche al programma del 22 maggio scorso, si è messo al servizio dell’Amministrazione, dell’Azienda e della cittadinanza, attesa la gravissima situazione riscontrata, all’indomani del nostro insediamento, sui servizi, sulle operatività aziendali, gestionali e reputazionali (ben oltre il quadro che ci era stato rappresentato e documentato prima della nostra accettazione dell’incarico)’.

franco giampaoletti

Tra le altre azioni condotte in questi tre mesi e mezzo (nel testo ve ne sono segnalate a titolo esemplificativo 15), il progetto di bilancio, la riconversione dell’area dell’ex Tmb Salario (‘progetto che avrebbe portato al recupero della perdita in bilancio che Ama dovrà inevitabilmente contabilizzare nell’esercizio al 31 dicembre 2018 a causa della distruzione dell’impianto a seguito dell’incendio dell’ospedale corso dicembre 2018’), il piano operativo di breve periodo etc. ‘A scanso di ogni possibile equivoco ed eventuali strumentalizzazioni, anche in riferimento a vostri recenti comunicati stampa, è il caso di chiarire che a spingerci ad adottare la decisione che di seguito verrà comunicata non è la vicenda tanto inopportunamente (e non correttamente) sbandierata del nostro terzo progetto di bilancio con particolare riferimento alla posta dei 18,3 milioni dei servizi cimiteriali (sul punto ci permettiamo di farle rilevare che detta posta è stata da lei ratificata con l’approvazione del bilancio chiuso al 31 dicembre 2016 ed è stata oggetto di una delibera della Giunta Capitolina, la numero 21 dell’8 febbraio 2019), tant’è che con nota del 27 settembre 2019, coerentemente alla nostra logica autenticamente collaborativa e leale, abbiamo inequivocabilmente dichiarato la disponibilità, una volta conclusa tutta l’istruttoria da parte di Roma Capitale, ad innestare tra il Consiglio di amministrazione di Ama e Roma Capitale un confronto valutativo su ogni singola questione riguardante il nostro progetto di bilancio- si legge ancora- Il tema pertanto non e’ la posta di bilancio, peraltro assolutamente neutra rispetto al risultato dell’esercizio ed al Patrimonio netto della società, ma è assai più grave, e probabilmente più scomodo per la sua amministrazione, e verte assolutamente sulla assoluta inerzia e constata mancanza di una fattiva e concreta collaborazione con Ama per superare le situazioni di criticità riscontrate su più piani, come rappresentato nel nostro documento del 22 maggio scorso e durante i 104 di governo societario’.

La lettera di dimissioni del CdA dell’AMA

Una ‘inerzia’ che ‘viene stigmatizzata’ dal cda uscente ‘non tanto per questioni di natura meramente formale, ma piu’ che altro di merito perche’ le emergenze di Ama e la corretta esecuzione dei servizi senza la partecipazione di Roma Capitale per quelle che sono le sue specifiche e uniche prerogative, con qualita’ di interventi e tempi di risposta compatibili e coerenti con la situazione critica ed emergenziale presupposte, non possono essere affrontate e risolte’. Insomma ‘sembra di percepire da tale incomprensibile atteggiamento da parte di Roma Capitale, e dalle sue stesse comunicazioni pubbliche, che la stessa Roma Capitale consideri Ama non una propria emanazione (come di diritto e secondo il buon senso e’), bensi’ un soggetto privato antagonista del pubblico interesse con l’ulteriore paradossale considerazione che il denaro dato ad Ama sia sottratto dai fini pubblici’. A titolo di esempio delle conseguenze di questo ‘incomprensibile, antigiuridico modo di intendere i rapporti fra il socio Roma Capitale e la sua partecipata in house, che di Roma Capitale non e’ altro che un’articolazione operativa che svolge un delicatissimo servizio di interesse pubblico generale’ si inseriscono ‘l’inerzia nel risolvere la questione relativa al completamento della liquidazione delle somme derivanti dal contratto di servizio 2014, che priva Ama di risorse liquide pari a 104,4 milioni; l’inattivita’ assoluta nel procedere a provvedimenti amministrativi dovuti, che possono consentire la liquidazione in favore di Ama delle somme incagliate dal 2009 nella Gestione Commissariale del debito di Roma Capitale, per un valore netto di circa 30 milioni senza nessun onere per il bilancio della stessa Roma Capitale. Risorse che, come e’ evidente e ovvio, non solo consentirebbero alla societa’ di riequilibrare la propria posizione finanziaria netta, ma costituirebbero la provvista, piu’ che esuberante, per il necessario piano di investimenti indicati nel piano operativo 2019/2020′. Ma che sono venute meno come di fatto, secondo il cda, il sostegno all’azione degli amministratori che nell’ultima sibillina frase della lettera saluta la sindaca ringraziandola ‘per la fiducia accordata al momento della designazione’. Subito dopo, evidentemente, qualcosa e’ cambiato. È cosi’ per la sesta volta in poco piu’ di tre anni Ama e’ di nuovo senza amministratore. Ma stavolta e’ toccata al Campidoglio la ‘palma’ dello sfiduciato.

Leggi anche: Clamoroso all’AMA: il bilancio 2017 non va ancora bene al Campidoglio!

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