Roberto Burioni, le consulenze e l’intervista in cui annuncia il silenzio stampa

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-06-08

Il professore del San Raffaele: «Sulle consulenze dico una cosa semplice: se la Ferrari mi chiede un aiuto, perché dovrei dire di no? Ritengo sia un dovere dare una mano E un professionista va pagato, perché altrimenti si tratta di sfruttamento»

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«Sulle consulenze dico una cosa semplice: se la Ferrari mi chiede un aiuto, perché dovrei dire di no? Ritengo sia un dovere dare una mano E un professionista va pagato, perché altrimenti si tratta di sfruttamento»: Roberto Burioni parla oggi in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera dell’articolo di Emiliano Fittipaldi su L’Espresso in cui si racconta delle consulenze concesse assieme a Lifenet Healthcare, la srl «focalizzata su attività ambulatoriali e ospedaliere» controllata attraverso un’altra società, la Invin srl, da Nicola Bedin, ex amministratore delegato dell’ospedale San Raffaele nella fase post Don Verzè. Tim ha firmato con Lifenet un contratto da circa 200mila euro, Snam da 150mila euro. «Se dentro Snam qualcuno ipotizza un possibile conflitto di interessi (Bedin da consulente diventerà tra pochi giorni presidente della società) – scrive L’Espresso – Lifenet ha firmato un contratto dai valori analoghi anche con la Marelli, la multinazionale specializzata in prodotti e sistemi per l’industria automobilistica». Tra i clienti anche Vibram e Aci Sport, Philip Morris e Tecnogym, Pellegrini, Imab Group e il Gruppo Sapio.

Eppure in rete gira ancora il meme di lei che dice: «In Italia il virus non circola».
«Ecco, questo non me lo spiego: l’ho detto in un momento in cui non c’era alcuna evidenza, come se ora lei mi chiedesse se in Italia circolala malaria. Dovrei rispondere che circola?Però nessuno va a prendere le frasi che ho rilasciato il 22 gennaio, quando ho detto: “Le autorità europee hanno affermato che il rischio che il virus arrivi in Europa, e in particolare in Italia, è minimo. Io non sono per niente d’accordo con loro, ma spero vivamente di sbagliarmi”. Che dire? In Italia ti perdonano tutto, ma non la popolarità».

La nostalgia degli studenti è l’unico motivo per cui lei lascia la tv?
«Lo faccio anche perché ho capito molte cose in questi mesi. Un’aula televisiva come quella che mi ha offerto Fazio è stata una palestra importante e, sono onesto,gratificante. Ma il linguaggio e i tempi della tv non sono quelli della scienza».

roberto burioni plaquénil coronavirus

I rischi della popolarità.
«Si viene travisati. Mi hanno attribuito di tutto. Ora che la situazione epidemiologica italiana sta migliorando, faccio un passo indietro».

Nessun sassolino da togliersi? Non ci crediamo.
«Oggi la politica ci chiede certezze ma quando, appena qualche mese fa, dicevamo che i vaccini sono indispensabili, una certa politica ci ha sbeffeggiato e ha strizzato l’occhio ai complottisti».

Se lo aspettava un attacco così da parte dell’«Espresso», che ha fatto i conti delle sue consulenze alle aziende?
«Onestamente no. In generale in questi anni mi hanno ferito più gli attacchi di quelli che la pensano come me che quelli dei complottisti. Sulle consulenze dico una cosa semplice: chi dovrebbe aiutare la ripartenza di un Paese se non un esperto di queste questioni? Se la Ferrari mi chiede un aiuto, dovrei dire di no? Io ritengo che sia un dovere dare una mano. E un professionista va pagato, perché altrimenti si tratta di sfruttamento. Mi hanno accusato di speculare sulla pandemia persino quando è uscito il mio ultimo libro, Virus, anche se tutti sapevano che i proventi sarebbero andati alla ricerca».

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