Il bullismo vergognoso verso Marco Bellavia è la regola aurea della tv spazzatura. Non l’eccezione

Categorie: Opinioni

Marco Bellavia voleva portare il suo dolore davanti alle telecamere, provare a dargli un nome, a riconoscerlo, a normalizzarlo, ma è diventato solo un altro capitolo del copione

Ho conosciuto, come tanti della mia generazione, Marco Bellavia da bambino, come volto di Bim Bum Bam.
Poi, come tanti di noi, l’ho perso di vista, e lui, nel frattempo, si è perso a sua volta in un male invisibile di cui tutti parlano a sproposito ma di cui quasi nessuno sa nulla: depressione. Fino a poche settimane fa, quando a sorpresa è ricomparso come concorrente del Grande Fratello Vip.



Voleva portare il suo dolore davanti alle telecamere, provare a dargli un nome, a riconoscerlo, a normalizzarlo. O questo è quello che ha detto (o più probabilmente gli hanno fatto dire) senza neanche rendersi conto che lui là dentro non è entrato per fare terapia – non si cura una depressione in un luogo di gossip, di trash, davanti alle telecamere sparate in faccia h. 24 – ma per diventare un capitolo del copione, un fenomeno da baraccone, un dolore prêt-à-porter da esibire, spolpare e poi gettare via una volta sbranato. Dagli ascolti. Dal pubblico non pagante. Dai commenti social. Dagli sponsor che a parole si costernano e si indignano e nei fatti hanno finanziato il sistema che ha generato il mostro. Dai conduttori finti empatici che ti chiamano per nome come se fossi uno di famiglia e poi ti gettano via quando lo spettacolo è finito e non servi più.

E, infine, e prima di tutto, dagli stessi concorrenti con cui lui si è aperto, ricevendo in cambio solo bullismo, violenza verbale, offese intime e gratuite, ignoranza crassa e becera, la schifosa ipocrisia di chi è in prima linea ogni volta che c’è da fare battaglie per ogni malattia visibile ma sono pronti a dare del “pazzo”, del “patetico”, a umiliare e bullizzare chi soffre di una patologia invisibile, disturbante. Come se esistessero malattie di serie a e malattie di serie b. Come se si potesse gerarchizzare la sofferenza altrui.



Ma, alla fine, il problema non sono neanche loro, quel misto di cattiveria e ignoranza sociale di cui la casa del Grande Fratello non è che una rappresentazione in scala ridotta (e amplificata).

Il problema è che, nel 2022, anche la malattia mentale è una strategia di marketing, un punto di share in più, una linea drammatica in un copione, e quando non funziona più avanti il prossimo.



Pensate che il problema sia il bullismo (e lo è, eccome), ma non è che la metastasi più visibile di quella enorme massa cancerosa che è stata ed è ancora la tv spazzatura, commerciale e berlusconiana degli ultimi 30 anni. Di cui Marco Bellavia è stato prodotto e poi vittima, in fondo che differenza c’è?

A Marco l’abbraccio più forte e sentito che possa arrivargli. Con l’augurio che trovi dentro e fuori di sé – e fuori da lì – la forza per uscirne, per ritrovarsi. Se lo merita. Tutti noi, in fondo, meritiamo qualcosa di meglio.