British Airways, l’epopea infernale di 180 passeggeri: “Trenta ore di ritardo, siamo distrutti”

di Asia Buconi

Pubblicato il 2022-08-19

Una vicenda “infernale” per i passeggeri del volo BA2613 della compagnia British Airways, verso la quale adesso tutti puntano il dito per l'”incompetenza” dimostrata

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Quello che doveva essere un viaggio all’insegna del relax e del divertimento si è trasformato in un incubo per 180 persone, che nella mattinata di mercoledì sarebbero dovute partire da Capodichino in direzione Londra, aeroporto di Heathrow. Una vicenda “infernale” per i passeggeri del volo BA2613 della compagnia British Airways, verso la quale adesso tutti puntano il dito per l'”incompetenza” dimostrata. Il decollo, previsto per le 9.30, è stato infatti ripetutamente rinviato e i passeggeri sono riusciti ad arrivare nella capitale inglese solo il giorno dopo, con un enorme ritardo di 30 ore, che per molti ha significato pure la perdita delle coincidenze con altri aerei che avrebbero portato ognuno nelle varie città del mondo scelte per trascorrere le vacanze. A testimoniare a Next Quotidiano quanto accaduto è stata l’avvocato Stefania Scotto, una dei passeggeri dello sfortunatissimo volo della British Airways.

Il volo infernale della British Airways: la testimonianza di una dei passeggeri

“Un aereo della British ha sequestrato 180 persone con destinazione finale Londra”, l’avvocato Stefania Scotto comincia così a raccontare l’epopea che li ha visti (involontariamente) protagonisti mercoledì scorso. “L’incubo non accenna a finire – continua rassegnata – mi trovo tuttora a Londra senza più il bagaglio”.

Ma partiamo dall’inizio: l’aereo Capodichino-Londra sarebbe dovuto partire alle 9.30, ma già dal principio emergono i primi intoppi. “Alle ore 12:14 scendiamo dall’aereo perché il comandante annuncia che ci sono problemi al monitor del computer di bordo – racconta Scotto – Viene annunciato all’aereoporto che il nostro volo riparte ed alle ore 14:50 ci fanno risalire a bordo rifacendo la fila per l’imbarco, ma la situazione non cambia, poiché il comandante accende e spegne i motori simulando guasti inesistenti e/o traffico aereo. Alle ore 17:04 il pilota comunica che l’aereo non può volare. Il volo risulta cancellato, riscendiamo nuovamente per fare una interminabile fila di due ore soltanto per avere qualche informazione sul da farsi”. Ma “l’assurdità senza precedenti – prosegue Scotto –  è la telefonata fatta alla British che risponde che l’aereo sta arrivando a Londra”. Una situazione resa ancor più grave dal fatto che “a bordo c’erano anche bambini di 10 mesi e persone con gravi patologie”.

Poi, la comunicazione della British Airways: “Ci trasferiscono a Caserta per pernottare in hotel e partire il giorno dopo 18 agosto alle ore 12:30…..con notevolissimi disagi per chi come noi aveva le distanti connessioni perse, ma l’incubo continua”. Spiega Scotto: “Alle ore 14:30 il comandante comunica nuovamente che l’aereo non è in grado di decollare per un guasto che già presentava il giorno precedente. Alle ore 15.10 il comandante, a seguito di telefonate anche della sottoscritta alla polizia aereoportuale e con le hostess che stavano distribuendo bevande, comunica che l’aereo decolla ed il vettore inizia a camminare sulla pista. Nonostante alcuni passeggeri avessero chiesto con insistenza di scendere dall’aereo, il pilota blindato in cabina comunicava che non era possibile perché l’aereo stava per decollare “. Come un miraggio, l’aereo arriva quindi nella capitale inglese.

L’arrivo a Londra e i biglietti “emessi in maniera errata” dalla British Airways

Ma una volta a Londra, per l’avvocato Scotto, diretta in Messico con la compagnia di bandiera del Paese assieme ad altre tre persone, l’incubo non era ancora terminato. “Arrivati esausti e distrutti alle ore 22:30 ci rechiamo al gate dell’imbarco, dove ci viene comunicato che non possiamo assolutamente partire con quell’aereo perché sono stati emessi in maniera errata i biglietti dalla British. Corriamo disperatamente alla ricerca di personale della British, ma i gate erano ormai chiusi. Ritorniamo quindi al gate implorando di partire ma ci dicono che sono errati i biglietti. Alle ore 23:30 camminando disperati per tutto l’aereoporto incontriamo un operatore che ci accompagna alla ricerca disperata di qualche operatore della British che stava chiudendo, il quale ci comunica che per lui i biglietti sono stati correttamente emessi per non ammettere l’errore evidente e che purtroppo i nostri bagagli risultano a Napoli, perché mai partiti”.

E a questo punto la rassegnazione ha (comprensibilmente) la meglio: “Distrutti chiediamo di tornare a Napoli perché dopo trenta ore di aereoporto fra Napoli e Londra siamo ormai massacrati e ci comunicano che non sanno che fine abbiano fatto i nostri bagagli. Due dipendenti della British affermano che sono a Londra ed altri due operatori della stessa compagnia sostengono che sono a Napoli. Alle ore 18.15 e’ previsto il volo per il ritorno a Napoli con i bagagli persi”, dice amareggiata Scotto. Per quel che riguarda gli altri sfortunatissimi 180 passeggeri del volo “alcuni sono rimasti a Londra, altri due diretti in Columbia e poi Cancun”. “Situazioni ai limiti della fantascienza”, conclude amareggiata l’avvocato.

I passeggeri diretti in Messico costretti a rientrare a Napoli, prevista class acrion contro la British Airways

I passeggeri diretti in Messico, quindi, sono stati costretti infine a rientrare a Napoli. Stando ad alcune voci giunte in aeroporto, a scatenare gli enormi disagi sarebbe stato uno sciopero silenzioso attuato dai dipendenti della British Airways, che avrebbero preso quasi “in ostaggio” i loro passeggeri. Ma alcuni di loro, adesso, sono pronti a dare battaglia per la terribile esperienza vissuta, dando vita a una class action proprio contro la British Airways.

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