La protesta degli studenti di un liceo di Bolzano contro la richiesta di non mostrare la pancia a scuola

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-04-15

In un liceo di Bolzano gli studenti si sono presentati in crop top e mini t-shirt per protestare contro il dress code imposto dalla preside, che lo aveva motivato con il tentativo di evitare “che si possa imporre una sorta di ideale di pancia piatta che potrebbe portare a diete pericolose con l’obiettivo di raggiungerlo”

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La richiesta – formalizzata in una lettera ai genitori – da parte della preside di un liceo pedagogico di lingua tedesca a Brunico, vicino Bolzano, di avere “un abbigliamento appropriato per chi entra a scuola, senza magliette che lascino la pancia completamente nuda” ha generato una protesta studentesca. I ragazzi si sono infatti provocatoriamente presentati in classe in crop top e mini t-shirt, lasciando di proposito l’ombelico in mostra. La dirigente scolastica Isolde Maria Künig aveva motivato la sua richiesta, oltre che con il decoro, anche con l’obiettivo di evitare “comportamenti alimentari rischiosi” derivati da “una sorta di ideale di pancia piatta”.

La protesta degli studenti di un liceo di Bolzano contro la richiesta di non mostrare la pancia a scuola

La donna ha però preso atto della protesta e riconosciuto di aver sbagliato nella forma della comunicazione: “Ci sono state molte lamentele per la leggerezza degli abiti di alcuni studenti – ha spiegato al Corriere dell’Alto Adige – con la salute dei ragazzi come primaria preoccupazione. È rischioso, per esempio, accettare che si possa imporre una sorta di ideale di pancia piatta che potrebbe portare a diete pericolose con l’obiettivo di raggiungerlo. Forse ho sbagliato a mettere questi concetti in forma scritta perché non si è inteso il tono della formulazione. La lettera ha preso un significato differente da quelle che erano le intenzioni. Avrei dovuto parlare direttamente con gli studenti”. Künig ha infine chiesto agli studenti di “elaborare insieme quello che potrebbe essere un dress code condiviso per la scuola”.

Christine Clignon, presidente dell’associazione sudtirolese “Genitori Ancora”, ha commentato: “Mi chiedo davvero chi possa definire un abbigliamento ‘adeguato’. Quali norme possano descrivere in modo oggettivo questa condizione? Gli standard culturali sono molto discutibili perché spesso imposti dagli uomini in carica in un preciso luogo (in Afghanistan, per esempio, si prevede una copertura totale delle donne). Le norme igieniche? In sauna basta un asciugamano. I gradi esterni? Spesso gli adolescenti hanno vampate di calore che noi ignoriamo. Dopo lunghe riflessioni, affrontate anche con mia figlia, sono arrivata alla conclusione che ogni persona può decidere da sola cosa considerare appropriato e come si senta a suo agio. Naturalmente possono esserci ambienti privati che impongono un abbigliamento, ma ognuno è libero di aderirvi o meno. Nei luoghi pubblici, invece, ciascuno dovrebbe avere la possibilità di esprimersi liberamente anche se volesse indossare la tuta da sci in sauna”.

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