Opinioni
Bail in: quanto è solida la tua banca?
di Luca Conforti
Pubblicato il 2015-11-18
Dal 1 gennaio scatteranno le nuove regole: i depositi sopra i 100 mila euro non saranno più senza rischi e un risparmiatore potrebbe dover pagare con i soldi del proprio conto il fallimento del suo istituto di credito. Fine dell’era dei salvataggi a carico degli Stati. Il Fatto Quotidiano riepiloga in una tabella pubblicata a […]
Dal 1 gennaio scatteranno le nuove regole: i depositi sopra i 100 mila euro non saranno più senza rischi e un risparmiatore potrebbe dover pagare con i soldi del proprio conto il fallimento del suo istituto di credito. Fine dell’era dei salvataggi a carico degli Stati. Il Fatto Quotidiano riepiloga in una tabella pubblicata a corredo di un pezzo a firma di Salvatore Graziano il check up delle banche:
Non tutti i risparmiatori magari avranno il tempo e le competenze di leggere il bilancio della propria banca ma qualche precauzione possono prenderla per monitorare periodicamente lo stato del proprio istituto. Un indicatore che è diventato molto importante per misurare la solidità degli istituti bancari è il Common equity tier 1 in sigla Cet1. Qui potete vedere nella tabella quelli che abbiamo rilevato dalle ultime trimestrali di alcune delle banche italiane più conosciute. Con questo indicatore si rapporta il patrimonio netto della banca ai rischi assunti.
I parametri europei prevedono al minimo un Cet1 Ratio dell’8 per cento che equivale a dire che una banca può effettuare investimenti (finanziamenti, prestiti, mutui, investimenti su titoli e così via) ponderati per il rischio superiori a 12,5 volte il capitale proprio. Più questo indicatore è elevato, maggiore dovrebbe essere la solidità dell’istituto ovvero la capacità di affrontare eventuali scenari negativi avendo un maggiore “cuscinetto”di garanzia.Balza subito all’occhio come alcune banche piùspecializzate e più giovani (come Mediolanum o Fineco o Banca Ifis) presentano degli indicatori migliori rispetto alle banche più commerciali o alle banche popolari, poiché hanno spesso un basso livello di sofferenze rispetto ad altre banche più esposte sul fronte degli impieghi.