Il giallo del voto del leghista Bagnai al Senato sul green pass

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-11-11

Il voto a chiamata ha messo in evidenza il “Sì” del senatore, ma lui era a casa

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Palazzo Madama si tinge di giallo. Nella serata di ieri, dopo una lunga giornata di discussione parlamentare, si è votata la fiducia al governo sul decreto legge che ha esteso l’utilizzo del Green Pass anche al mondo del lavoro. L’esecutivo ha ottenuto il via libera con 199 voti favorevoli (la maggioranza necessaria per l’approvazione era di 119) e 38 contrari. A fare rumore sono state le assenze dei pezzi da novanta della Lega, partendo dal segretario Matteo Salvini. Poi, però, è successo un qualcosa che coinvolge indirettamente il senatore del Carroccio Alberto Bagnai.

Bagnai, il giallo del voto di fiducia al Senato sul green pass

Il parlamentare della Lega – da settimane in prima linea (partecipando anche a una manifestazione a Roma) contro la certificazione verde estesa – viene chiamato dal segretario per il voto. Si votava a chiamata, con voto palese. E al nome di Bagnai si sente un “sì” che viene segnato all’interno del resoconto che poi porterà alla proclamazione dell’ottenuta fiducia. Ma questo fatto è molto strano: nel pomeriggio, infatti, il senatore del Carroccio aveva parlato ai colleghi durante la seduta, utilizzando parole forti contro il Green Pass. E, allora, perché ha votato sì alla fiducia?

I fatti sono ben diversi. Alberto Bagnai, infatti, è stato preso d’assalto sui social con molti sostenitori della Lega che si sono scagliati contro di lui perché si sono sentiti traditi da questo voto di fiducia. Per questo motivo, lo stesso senatore è corso ai ripari pubblicando una sua foto, direttamente dalla cucina della sua abitazione.

È evidente, che dunque, qualcosa non è andato nel verso giusto. Non si sa se qualcuno abbia gridato “sì” alla chiamata del nome di Bagnai, ma lui era palesemente non presente (anzi, non più presente) all’interno dell’Aula di Palazzo Madama. Sta di fatto che il decreto sul green pass al lavoro, dopo il voto di fiducia, ora passa alla Camera. Ma il voto a Montecitorio si svolgerà con una dinamica differente: non più chiamata dal posto, ma passaggio obbligato e sfilata sotto il banco per l’appello nominale.

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