Avigan/Favipiravir: un nuovo farmaco contro il Coronavirus

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-18

Secondo Zhang Xinmin, direttore del Centro nazionale cinese per lo sviluppo della biotecnologia, parte del ministero delle Scienze cinese, il farmaco “ha un livello elevato di sicurezza ed è chiaramente efficace nel trattamento” dell’infezione causata dal nuovo Coronavirus

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Avigan, farmaco contro l’influenza sviluppato e commercializzato dai giapponesi di Fujifilm Holdongs, è efficace nel trattamento del Coronavirus SARS-COV-2 e di COVID-19 secondo quanto ha dichiarato il governo della Cina ieri. Pechino ha già deciso di raccomandare ufficialmente l’impiego del farmaco nel trattamento dei pazienti affetti da Covid-19. Il farmaco è stato sviluppato da una consociata di Fujifilm, Fujifilm Toyama Chemical. Secondo Zhang Xinmin, direttore del Centro nazionale cinese per lo sviluppo della biotecnologia, parte del ministero delle Scienze cinese, il farmaco “ha un livello elevato di sicurezza ed è chiaramente efficace nel trattamento” dell’infezione causata dal nuovo coronavirus. Toyama Chemical ha sviluppato il farmaco nel 2014, e il Giappone lo sta utilizzando per il trattamento dei pazienti affetti da COVID-19 sin dallo scorso febbraio. Secondo il racconto di Zhang Xinmin chi ha preso il medicinale ha negativizzato il virus in quattro giorni mentre il gruppo di controllo ce ne ha messi undici.

avigan favipiravir

Lo studio ha anche scoperto che le radiografie hanno confermato miglioramenti nelle condizioni polmonari in circa il 91 percento dei pazienti a cui è stato somministrato il medicinale, mentre quelli che non l’hanno preso hanno una percentuale del 62%. Ora il farmaco verrà prodotto in serie in Cina con la licenza giapponese. Si parla anche di una medicina orale che utilizza favipiravir, sviluppata dalla Sihuan Pharmaceutical di Hong Kong, che potrebbe essere efficace per trattare i pazienti COVID-19. Le azioni di Fujifilm sono cresciute del 15%. Intanto il virus Sars-CoV-2 sembra scomparire a contatto con elevate concentrazioni di enoxaparina sodica, un anticoagulante fra i più utilizzati per la prevenzione del tromboembolismo venoso. La scoperta ha indotto gli scienziati cinesi ad avviare studi clinici, somministrando un alto dosaggio del principio attivo a pazienti colpiti da Covid-19, e i risultati preliminari sembrano molto promettenti. Ora una sperimentazione ad hoc potrebbe partire anche nel nostro Paese. Hepalink Group, leader mondiale nella produzione di eparine, ha infatti iniziato due trial clinici in Shenzhen, presso il People’s Hospital e presso il Concord Hospital legato alla Tongji Medical School, all’interno del complesso universitario Middle China Science & Technology University, volti a confermare e ad approfondire i dati. E l’azienda Techdow – controllata italiana di Hepalink – sta attualmente dialogando con l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) per far partire anche in Italia una sperimentazione clinica, con l’obiettivo di verificare l’efficacia di enoxaparina nell’eliminazione del virus Sars-CoV-2 e testare sul campo i risultati che arrivano dalla Cina, come spiega l’azienda in una nota.

enoxaparina sodica coronavirus

L’enoxaparina sodica è un’eparina a basso peso molecolare, dotata di una spiccata attività antitrombotica. Per la sua efficacia anticoagulante, è autorizzata e di norma impiegata nella profilassi della tromboembolia venosa (Tev), in particolare nei pazienti sottoposti a chirurgia o a rischio di sviluppare coaguli perché costretti a letto da una malattia. Durante i processi infiammatori tipici delle infezioni virali è stato inoltre rilevato lo sviluppo di una trombosi diffusa nei polmoni e, nei casi più gravi, anche in altri organi vitali, con seri rischi per la vita. “Non a caso l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), nelle sue recenti Raccomandazioni per migliorare la gestione clinica delle infezioni respiratorie acute severe, quando si sospetta siano causate dal nuovo coronavirus, esorta a prevenire una complicanza come il tromboembolismo venoso negli adulti e negli adolescenti ospedalizzati ricorrendo, in assenza di controindicazioni, alla somministrazione sottocute di eparina, preferibilmente a basso peso molecolare”. Dalla Cina arriva la segnalazione che mettendo a contatto in vitro l’enoxaparina sodica in concentrazione elevata con il nuovo coronavirus, il principio attivo sembra determinare una significativa riduzione dell’agente patogeno. “Sulla base dei risultati ottenuti – spiega Andrea Stella, Scientific Advisor di Techdow Pharma Italy – Techdow è ora in fase di discussione con Aifa per promuovere anche in Italia uno studio clinico sull’uso sperimentale di enoxaparina sodica nei pazienti affetti dal nuovo coronavirus, prevedendo l’impiego di un dosaggio del farmaco più alto rispetto a quello utilizzato di norma per la profilassi del tromboembolismo venoso. L’auspicio – conclude – è che enoxaparina possa confermare la propria efficacia nell’indebolire il virus, offrendo così una nuova potenziale arma nella lotta alla temibile infezione da Covid-19”.

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