FAQ
Le Autonomie in Italia
neXtQuotidiano 01/08/2019
È significativo che anche Piemonte, Liguria, Toscana, Umbria, Marche e Campania abbiano avviato negoziati con il governo e che nel computo di chi non si è ancora mosso o ha mosso solo passi informali ci siano solo Lazio, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Sardegna
Il Messaggero pubblica oggi un’infografica che riepiloga le autonomie in Italia, a partire da quelle storiche di Sicilia Sardegna, Val D’Aosta, Friuli Venezia Giulia, e delle province di Bolzano e Trento, per poi passare alle tre regioni (Emilia Romagna, Veneto e Lombardia) che hanno firmato patti con il governo e concludere con quelle che hanno avviato negoziati. È significativo che anche Piemonte, Liguria, Toscana, Umbria, Marche e Campania abbiano avviato negoziati con il governo e che nel computo di chi non si è ancora mosso o ha mosso solo passi informali ci siano solo Lazio, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Sardegna. Se tutti i negoziati dovessero chiudersi ci troveremmo in una situazione in cui la maggior parte dell’Italia avrà un’autonomia differenziata. Ovvero, l’effetto sarà contrario al significato di autonomia.
Intanto i presidenti di Lombardia e Veneto, Fontana e Zaia, non nascondono la propria profonda insoddisfazione ma al momento non si vede all’orizzonte un compromesso, per cui appare sempre più probabile che anche questo dossier sia rinviato alla ripresa dopo la pausa agostana. I nodi da sciogliere sono
essenzialmente due, collegati fra loro: la compartecipazione fiscale che dovrebbe garantire alle Regioni le maggiori risorse e il ruolo del fondo di perequazione voluto dal Movimento Cinque Stelle per garantire le Regioni meridionali.
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