Antonino Di Matteo si scalda per il governo M5S

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-06-01

Il PM antimafia in lizza per il ministero della Giustizia o il ministero dell’Interno. L’apertura dei grillini

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“In questo momento non ci sono nomi in ballo nell’evento di oggi per un’eventuale squadra di governo 5 Stelle”, ha detto ieri Luigi Di Maio alla fine del convegno sulla Giustizia organizzato dal MoVimento. Ma il sostituto procuratore di Palermo Antonino Di Matteo era stato poco prima anche lui chiarissimo: “L’esperienza di un magistrato può essere utile in politica, l’eventuale impegno politico di un pm non mi scandalizza, ma deve essere una scelta definitiva e irreversibile”.

Antonino Di Matteo si scalda per il governo M5S

Parole che sono sembrate a tutti un ok di massima per la discesa in politica del PM antimafia, caldeggiato da più parti proprio nel M5S. Dove si ipotizza per lui il ministero della Giustizia o quello dell’Interno come racconta oggi Luca De Carolis sul Fatto Quotidiano:

Proprio il magistrato che nel 2015 si classificò terzo alle Quirinarie degli iscritti, e che ora Di Maio e i vertici vorrebbero ministro dell’Interno, prima che ancora che alla Giustizia. “Al Viminale avrebbe i poteri per combattere la mafia” sussurrano. Ma andrebbe benissimo anche come Guardasigilli, certo. L’essenziale, ora, è quell’apertura: preparata per giorni da Di Maio, “li mata”con colloqui fino a poche ore prima.
“La disponibilità di Di Matteo è una buona notizia” sorride il deputato del M5s a convegno appena finito.Lui ne è stato l’anfitrione, assieme al fedelissimo Alfonso Bonafede, vicepresidente della Giustizia, l’organizzatore del forum. E pochi minuti dopo il ministro della Giustizia, il dem agitato Andrea Orlando, già va di sponda: “Di Matteo è un cittadino, ha diritto di entrare in politica”.

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Il PM antimafia Nino Di Matteo

Lui, per soprannumero, ieri ha elogiato il M5S per il suo codice etico: “L’approvazione del codice etico del Movimento 5 Stelle ha costituito un importante punto di svolta nella distinzione tra la responsabilità politica e quella penale”. E ancora: “Nella lotta alla mafia la politica si è tirata indietro addossando alla magistratura il compito di combatterla. Per troppo tempo, fingendo di rispettare la presunzione di innocenza, la politica ha sovrapposto due tipi di responsabilità che sono ontologicamente diverse: la responsabilità penale e quella politica. È grazie a questo meccanismo perverso che si è creata la santificazione di Andreotti, per cui Cuffaro e Dell’Utri sono stati rieletti ed è per questo che l’onorevole Berlusconi è ancora in grado di ricoprire un ruolo importante nel contesto politico nazionale. Da cittadino, ancora prima che da magistrato, questo mi sembra paradossale”. Fino a quando?

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