Andrea Agnelli e i presunti incontri con i mafiosi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-01-26

Il Fatto quotidiano racconta l’accusa della procura federale: «Ha partecipato personalmente, inoltre, in alcune occasioni, a incontri con esponenti della malavita organizzata e della tifoseria ‘ultras’»

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Il Fatto Quotidiano, che per primo ha parlato dell’inchiesta sul presunto accordo tra la Juventus e i gruppi ultras per assicurare la quiete allo stadio, sul bagarinaggio massiccio e sugli affari della malavita organizzata, scrive oggi che la procura federale della FIGC accusa Andrea Agnelli di aver agevolato i bagarini Ultras e di aver incontrato gente della malavita. Nell’articolo a firma di Andrea Giambartolomei e Carlo Tecce

Scrive l’ex prefetto Giuseppe Pecoraro, il procuratore della Federcalcio, nel documento di chiusura indagini spedito anche al figlio di Umberto e agli altri dirigenti coinvolti: “Con il dichiarato intento di mantenere l’ordine pubblico nei settori dello stadio occupati dai tifosi ‘ultras’, (Agnelli) non impediva ai tesserati, dirigenti e dipendenti della Juventus di intrattenere rapporti costanti e duraturi con i cosiddetti ‘gruppi ultras’, anche per il tramite e con il contributo fattivo di esponenti della malavita organizzata, autorizzando la fornitura agli stessi di dotazione di biglietti e abbonamenti in numero superiore al consentito, anche a credito e senza presentazione dei documenti di identità dei presunti titolari, così violando disposizione di norme di pubblica sicurezza sulla cessione dei tagliandi per assistere a manifestazioni sportive e favorendo, consapevolmente, il fenomeno del bagarinaggio”.

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Ma l’accusa più grave nei confronti di Andrea Agnelli è un’altra:

“Ha partecipato personalmente, inoltre, in alcune occasioni, a incontri con esponenti della malavita organizzata e della tifoseria ‘ultras’”. Questo è il passaggio più compromettente per il presidente bianconero , firmato da Pecoraro che in novembre ha ricevuto gli atti da Torino e, dopo ulteriori accertamenti, ha deciso di non archiviare. La Juventus ha risposto con le controdeduzioni e ha indicato, come persona informata, l’amministratore delegato Beppe Marotta, che nell’ulti mo periodo è uscito dalle grazie di Agnelli.

Andrea Agnelli e i presunti incontri con i mafiosi

La storia è cominciata con Alessandro D’Angelo, security manager dei bianconeri citato (non indagato) nelle carte del l’inchiesta “Alto Piemonte ”della Procura di Torino che tocca fra l’altro i rapporti tra la società campione d’Italia, i gruppi ultrà e la mafia calabrese. Alessandro D’Angelo è molto vicino ad Andrea Agnelli, il figlio di Umberto, ma, rivelano le carte dell’inchiesta, è anche in contatto con Rocco Dominello, indagato per associazione mafiosa ed erede di una famiglia di ‘ndrangheta legata a un clan di peso, i Bellocco di Rosarno. Spiegava infatti sempre Il Fatto il 15 luglio scorso nell’articolo a firma di Mario Portanova:

A introdurre Dominello nel giro, secondo i pm, è stato Fabio Germani (ora accusato di concorso esterno) un ex ultrà in ottimi rapporti con diversi calciatori e con l’ex mister Antonio Conte. Tramite Germani Rocco arriva “ad acquisire stabili ed importanti rapporti con esponenti di livello della società Juventus, in primis Alessandro D’Angelo”. D’Angelo è molto legato ai signori della Fiat. Lo racconta lui stesso ai pm di Torino che il 21 luglio 2015 lo sentono come persona informata sui fatti e nei giorni scorsi lo hanno convocato di nuovo: “Mio padre ha lavorato per 40 anni al servizio della famiglia Agnelli ed io ho conosciuto l’attuale presidente sin dall’infanzia”. Nel 2006 si occupava di sicurezza al Parco La Mandria dove Umberto Agnelli aveva la sua tenuta: “Nel 2011 mi è giunta la richiesta di collaborare con lui (Andrea Agnelli, nd r) in Juventus”. Si occupa della sicurezza delle sedi della società bianconera e “anche della frangia di tifo più caldo della curva Sud”, spiegava.

D’Angelo riforniva Dominello dei famosi biglietti omaggio che poi a quanto pare la ‘ndrangheta rivendeva. “Li mettiamo sotto un codice diverso, mi devi dire solo chi andrà poi a ritirarli”, scriveva il primo al secondo in una telefonata intercettata. E, sostenevano i magistrati, D’Angelo sembrava avere un rapporto di sudditanza nei confronti di Dominello. Di certo è palese la strategia di farsi amici gli ultras per evitare problemi alla società che potevano provenire da incidenti e risse o da possibili contestazioni per i prezzi dei biglietti. Secondo il gip, D’Angelo “si lasciava scappare chiaramente come il bagarinaggio ufficioso tollerato da alcuni dirigenti della società venisse permesso in cambio della tranquillità tra tifosi e società”. Soltanto un anno e mezzo fa, dopo l’arresto di Andrea Puntorno, capo dei Bravi Ragazzi, narcotrafficante e organizzatore di un grosso giro di biglietti e abbonamenti, il security manager affermava: “Non c’è il rischio che persone appartenenti ad aree criminali come Puntorno possano rivolgersi a Juventus per esercitare pressioni finalizzate a ottenere titoli d’accesso”.

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L’indagine comincia con la vicenda della partita Juventus-Real Madrid di Champions League: all’epoca Germani accredita Dominello con i capi della Juventus e contatta proprio Marotta per avere una busta di biglietti, recapitata all’hotel Principi; Dominello li rivende a 750 euro (assegno intestato alla Juventus) più altri 200 di guadagno suo. Secondo i pm e il gip torinesi, in questo caso è stata direttamente la ‘ndrangheta a «fondare» un gruppo ultrà (i «Gobbi») per entrare nel business del bagarinaggio. Per questo Stefano Merulla, responsabile del ticket office della Juventus, si lamenta con Germani: hanno fatto pagare un biglietto anche 640 euro un biglietto della partita. Ciò nonostante Germani, Dominello e Marotta si incontrano in un bar di via Duchessa Jolanda a Torino per parlare del provino del figlio di Umberto Bellocco, ‘ndranghetista di Rosarno, con i bianconeri. Alla fine il ragazzo non viene preso. Intanto però fioccano le domande: che bisogno c’è da parte del club più vincente d’Italia di lisciare il pelo ai suoi tifosi? Queste cose di solito accadono nelle società che vogliono frenare le contestazioni alla squadra, ma nel caso della Juventus a cosa servirebbero? C’è chi sostiene che i punti d’attrito tra tifoseria e società potrebbero essere l’aumento dei prezzi dei biglietti o vicende come quella di Franco Rosso e della partita di Berlino.
Edit: La Juventus pubblica una nota in risposta all’articolo del Fatto Quotidiano in qui annuncia di aver dato mandato ai legali di tutelare la propria onorabilità:

“Nessun dipendente o tesserato e’ stato indagato in sede penale”. E’ quanto precisa una nota pubblicata sul sito della societa’ bianconera, dopo le notizie del ‘Fatto quotidiano’ su presunti rapporti con la malavita per mantenere la calma negli stadi. “Juventus Football Club e il presidente Andrea Agnelli, alla luce di alcuni articoli pubblicati in questi giorni, comunicano di aver affidato ai legali la tutela della propria onorabilita’ e rispettabilita'”, si sottolinea nella nota. La societa’ precisa che “la Procura della Repubblica di Torino ha avviato, e recentemente concluso, un’indagine su alcune famiglie ritenute appartenenti alla ?ndrangheta alle quali si contestano oltre a reati contro persone e patrimonio, anche il tentativo di infiltrazione in alcune attivita’ di Juventus Football Club”. A questo proposito “si ricorda inoltre che nessun dipendente o tesserato e’ stato indagato in sede penale” e “si precisa che, nel pieno rispetto delle indagini e degli inquirenti, la societa’ ha sempre collaborato mantenendo uno stretto riserbo a tutela del segreto istruttorio”. Per quanto attiene, infine, alla giustizia sportiva, “la societa’ – conclude la nota – ha gia’ dimostrato fattivamente la propria disponibilita’ a collaborare”

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