Alfredo Romeo arrestato per l'inchiesta Consip

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-03-01

Sotto accusa per un episodio di corruzione. Il provvedimento emesso dal GIP del tribunale di Roma su richiesta di Pignatone. Nell’inchiesta indagati anche Luca Lotti e Tiziano Renzi

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Un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’imprenditore campano Alfredo Romeo è stata emessa dal Gip del Tribunale di Roma su richiesta della locale Procura in relazione ad un episodio di corruzione in ambito Consip. Il provvedimento è stato eseguito dai Carabinieri per la tutela dell’ambiente, del Comando provinciale di Napoli e dal Nucleo della Polizia tributaria della Guardia di finanza di Napoli. Si tratta di un filone di indagine nato a Napoli, e per il quale l’imprenditore napoletano è indagato dai pm partenopei per associazione a delinquere di stampo mafioso; il fascicolo è emigrato poi a Roma per competenza. In questa tranche romana, risultano indagati l‘allora sottosegretario Luca Lotti, il generale dell’Arma Tullio Del Sette e il padre dell’ex premier, Matteo Renzi, Tiziano. In questo filone Romeo risponde di corruzione. Nei confronti di Alfredo Romeo è stato anche disposto il sequestro patrimoniale di 100 mila euro: secondo gli investigatori di Carabinieri e Guardia di Finanza e gli inquirenti della procura di Roma, si tratta del provento della corruzione di un dirigente della Consip. I carabinieri e la Guardia di Finanza stanno eseguendo una serie di perquisizioni nei confronti dell’ex parlamentare di An e del Pdl Italo Bocchino, coinvolto nell’inchiesta Consip che ha portato all’arresto di Alfredo Romeo.

Alfredo Romeo arrestato per l’inchiesta Consip

Alfredo Romeo è sotto indagine nell’ambito della vicenda Consip (Concessionaria Servizi Informativi Pubblici) nella quale risulta indagato anche il ministro dello sport (e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri all’epoca dei fatti) Luca Lotti, uno dei fedelissimo dell’ex Premier Matteo Renzi. Luca Lotti è indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento nell’inchiesta della procura di Napoli sugli appalti pilotati alla Consip – la centrale degli acquisti della pubblica amministrazione – in favore di cartelli di imprese spinti dal manager Alfredo Romeo che invece è accusato di corruzione e nell’inchiesta sono coinvolti con l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio anche il comandante generale dei Carabinieri, Tullio Del Sette e il generale di brigata dell’Arma Emanuele Saltalamacchia. I magistrati della Procura di Napoli hanno aperto un’inchiesta su una gara di facility management del valore di 2,7 miliardi bandita da Consip e suddivisa in vari lotti, tre dei quali destinati alla società di Alfredo Romeo. Sotto accertamento è finito l’appalto Fm4, una gara di facility management del valore di 2,7 miliardi bandita nel 2004 e suddivisa in svariati lotti, tre dei quali destinati alla società dell’immobiliarista Alfredo Romeo, il cui nome risulta nel registro degli indagati per corruzione. Stando all’accusa l’imprenditore avrebbe consegnato delle tangenti al dirigente di Consip Marco Gasparri, anche lui indagato. Il 16 novembre i magistrati hanno sentito Gasparri sui rapporti con Romeo. Gasparri parla di un diretto coinvolgimento della vicenda anche dell’amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni. Nei giorni successivi, dopo una perquisizione domiciliare, i magistrati decidono di ascoltare l’ad. Nella stessa indagine è indagato Tiziano Renzi, padre dell’ex premier Matteo.

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La sede della Consip

L’indagine su Luca Lotti e Tiziano Renzi

Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi hanno fissato il colloquio con Tiziano Renzi per marzo: in quella sede gli chiederanno conto di quanto emerso da numerosi colloqui intercettati: trattative e incontri per aggiudicarsi le commesse della Consip e in particolare la gara di Facility management del valore di 2,7 miliardi di euro bandita nel 2014. Il Fatto Quotidiano scrive nell’articolo firmato da Davide Vecchi e Marco Lillo che il personaggio centrale che tira in ballo Tiziano Renzi nelle conversazioni intercettate è Carlo Russo, un imprenditore che dice di condividere i pellegrinaggi a Medjugorje con Laura Bovoli, madre del leader Pd.  Il reato ipotizzato è traffico di influenze illecite, introdotto nel Codice Penale italiano nel 2012 e previsto dall’articolo 346-bis: mira a colpire anche il mediatore di un accordo corruttivo al fine di prevenire la corruzione stessa.

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Tiziano Renzi

Durante l’indagine sono stati ritrovati in una discarica di Roma alcuni pizzini sui quali, secondo gli investigatori, era annotata la contabilità delle tangenti. Fogli scritti a penna provenienti da uno degli uffici del gruppo Romeo nella Capitale, che prima di essere buttati erano anche stati strappati. Anche Matteo Renzi ha parlato dell’indagine in un’intervista al Corriere della Sera: «Mio padre è già passato da una vicenda analoga tre anni fa. Dopo venti mesi è stato archiviato. Spero che finisca nello stesso modo per questa indagine sul traffico di influenze. Ma in ogni caso, da uomo delle istituzioni, dico come allora che la mia prima parola è di fiducia totale nella magistratura italiana e di rispetto per il lavoro dei giudici. Guai a chi fa polemica, gli inquirenti hanno il dovere di verificare tutto. E fanno bene a farlo». Nell’inchiesta è anche entrato un sms di Luca Lotti a Michele Emiliano nel quale il braccio destro di Matteo Renzi “raccomandava” al governatore della Puglia un incontro con Carlo Russo:Emiliano sostiene di aver saputo di questo Carlo Russo e di aver chiesto a Luca Lotti nell’ottobre 2014: ‘Conosci un certo Carlo Russo che sta venendo a Bari a ‘sostenermi’ dicendo che è amico tuo e di Maria Elena Boschi?’ Lotti – dice ancora Emiliano – risponde laconico: ‘Lo conosciamo’. Allora io insisto con questo altro messaggio: ‘In che senso? Lo devo incontrare o lo devo evitare?’. E questa qui – racconta il governatore –è la risposta di Lotti: ‘Ha un buon giro ed è inserito nel mondo della farmaceutica. Se lo incontri per 10 minuti non perdi il tuo tempo’”. Alla fine Emiliano ha incontrato Russo e dice che questi si presentava come un rappresentante di Renzi; qualche tempo dopo, ad agosto, si ripresenta come “l’amico di Tiziano Renzi” e parla di un mandato a incontrarlo ricevuto da Renzi per fare la pace. Incontro che alla fine non si verifica. Emiliano precisa di non essere mai stato a casa di Russo.

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