Alexei Navalny racconta la sua prigionia: “Sono stato torturato, sembra un campo di lavoro cinese”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-08-26

Il dissidente di Putin parla per la prima volta dal carcere russo in cui è rinchiuso dopo la condanna

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“Il regime di Putin è un incidente storico. È la scelta della corrotta famiglia di Iéltsin”. A parlare è Alexei Navalny, il dissidente politico del Presidente russo rinchiuso in carcere dopo la condanna a 3 anni e 5 mesi emessa lo scorso febbraio. Nella sua intervista – la prima e unica rilasciata al New York Times – il blogger e attivista parla delle torture subite all’interno del penitenziario russo e delle condizioni di vita a cui sono sottoposti tutti i detenuti.

Navalny parla dal carcere e racconta la sua prigionia e le torture subite

Parole che riecheggiano a mesi di distanza da quelle proteste a Mosca e dintorni, quando gli occhi dell’Occidente hanno spostato la propria attenzione su altre notizie dopo aver lanciato e rilanciato appelli per la liberazione di Navalny. Settimane in cui si è parlato di altro, fino a oggi. Fino alle sue prime parole dal carcere pubblicate tra le pagine del New York Times:

“Devi immaginare qualcosa come un campo di lavoro cinese, dove tutti marciano in fila e dove le telecamere sono appese ovunque. C’è un controllo costante”.

L’oppositore di Putin racconta cosa accade all’interno del carcere in cui è rinchiuso e nel quale dovrà rimanere per altri due anni (dalla condanna a 3 anni e 5 mesi, infatti, va sottratto il periodo trascorso agli arresti domiciliari, prima della sentenza). Spiega come l’immaginario collettivo dei penitenziari russi – “uomini muscolosi tatuati, con denti d’acciaio che combattono con i coltelli per prendere il miglior lettino vicino alla finestra” – sia solo una narrazione cinematografica. Perché il trattamento riservato ai detenuti è ben diverso.

“Ora capisco perché la privazione del sonno è una delle torture preferite dei servizi speciali. Non rimangono tracce, ed è impossibile tollerarlo”.

Strumenti di tortura che non lasciano segni fisici, ma psicologici nella mente di chi è rinchiuso in una di quelle tracce. Eventi che possono vivere sulla propria pelle solamente i detenuti, senza un effetto visibile sulla propria pelle. Ed è questo quel che ha subito e sta subendo Navalny in questi mesi di prigionia.

(IPP/Kommersant/Gennadiy Gulyaev)

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