Chi, cosa e come: la classifica degli aiuti all’Ucraina, nazione per nazione

di Enzo Boldi

Pubblicato il 2022-05-06

Il grafico stilato dal Kiel Institute for the world economy si basa sugli accordi bilaterali con Kyiv. E da lì emergono dati sorprendenti

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Da quando è iniziata l’invasione russa – con la conseguente guerra – il tema degli aiuti militari all’Ucraina è diventato oggetto di forti dibattiti all’interno del mondo della politica e dell’opinione pubblica. Fin dall’inizio del conflitto, infatti, molti Paesi si sono mobilitati in sostegno di Kyiv, ma in ordine sparso. Ci sono gli Stati Uniti che hanno ampiamente finanziato gli strumenti di difesa, così come altri Paesi del Vecchio Continente. Poi ci sono anche altre tipologie di aiuti: quelli umanitari e quelli finanziari. Il Kiel Institute for the World Economy ha raccolto i dati degli accodi bilaterali stipulati dai diversi Stati con l’Ucraina e hanno stilato un grafico-graduatoria per immortalare lo status quo.

Aiuti militari Ucraina, come si sono mossi i diversi Paesi

Come noto, gli Stati Uniti sono il Paese che si è mosso maggiormente in sostegno di Kyiv. I dati raccolti fanno parte degli accordi bilaterali stipulati a partire dal 24 gennaio (un mese prima dell’inizio dell’invasione russa) al 23 aprile. Mancano, dunque, tutti gli ultimi provvedimenti che i vari Paesi hanno annunciato. Ma quali sono le variabili all’interno dei quali si è costruito questo grafico? Lo spiega lo stesso Kiel Institute nella sua ricerca.

“Impegni totali di aiuti bilaterali all’Ucraina attraverso i dodici maggiori governi donatori, in miliardi di euro. Ogni barra, inoltre, illustra il tipo di assistenza, ovvero l’assistenza finanziaria (prestiti, sovvenzioni e linee di scambio), l’aiuto umanitario (assistenza diretta alla popolazione civile inclusi cibo e articoli medici) e l’assistenza militare (armi, attrezzature e servizi forniti a l’esercito ucraino). L’aiuto militare include l’assistenza finanziaria diretta legata a scopi militari”.

Questi i paletti, ora passiamo ai dati. Gli Stati Uniti, come già noto, rappresentano circa il 48% del totale (per quel che riguarda la somma di aiuti umanitari, aiuti finanziari e militari Ucraina) degli aiuti inviati all’Ucraina. Per quel che riguarda il Vecchio Continente, invece, troviamo in testa la Polonia, seguita da Regno Unito, Germania e Francia.

I dati sorprendenti

Questi i dati raccolti dal Kiel Institute da cui emergono alcuni aspetti molto sorprendenti. Innanzitutto la diversa separazione e le proporzioni delle spese per gli aiuti dei vari Stati all’Ucraina. Per quel che riguarda gli Stati Uniti, appare evidente come ci sia una distribuzione (anche in base a cifre più maestose) più equa tra aiuti umanitari, finanziari e militari. Sorprende e non poco il dato polacco: nel grafico, infatti, non compare la “zona gialla” che simboleggia la parte degli aiuti umanitari, nonostante il Paese sia stato il primo ad aprire le porte ai profughi in fuga dai missili russi. Ma il motivo è semplice: all’interno degli “aiuti umanitari” non si fa riferimento all’accoglienza.

Per questo motivo, scendendo nella “classifica” vediamo che anche l’Italia sia priva di “aiuti umanitari”, nonostante le porte ai profughi ucraini siano state aperte nei giorni immediatamente successivi all’inizio della guerra. Restando ad analizzare i dati del nostro Paese, emerge che nel totale delle spese figlie degli accordi bilaterali c’è un equilibrio tra aiuti finanziari e aiuti militari Ucraina. Ma il capitolo di quanto speso, effettivamente, in termini di aiuti militari arriva da un altro grafico.

In testa ci sono gli Stati Uniti, seguiti da Polonia e Canada. L’Italia è all’ottavo posto, tra Slovacchia e Germania. Ovviamente, occorre ricordarlo, questi grafici sono frutti dei dati provenienti dagli accordi bilaterali stipulati nei tre mesi che vanno dal 2 gennaio al 24 aprile. Quindi non compaiono tutti quelli che arriveranno (sia militari, che finanziari che umanitari) nel corso delle prossime settimane e che sono trapelati negli ultimi giorni.

(foto IPP/zumapress/Marco Cordone)

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