L’ingegnere che fa causa all’Accademia della Crusca per la parola “terrone”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-02-26

Francesco Terrone, 59 anni, ingegnere salernitano di Mercato San Severino, porta in tribunale l’Accademia della Crusca: “Terrone non è un termine dispregiativo”

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“Una battaglia di civiltà” contro il termine “terrone” usato solo come dispregiativo: è quella che ha ingaggiato Francesco Terrone, 59 anni, ingegnere salernitano di Mercato San Severino, con l’hobby di scrivere poesie, che non ha esitato per questo a portare in tribunale l’Accademia della Crusca, la secolare istituzione fiorentina incaricata di custodire il ‘tesoro’ della lingua italiana di Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio.

L’ingegnere che fa causa all’Accademia della Crusca per la parola “terrone”

Con la sua azione legale Francesco Terrone, “orgoglioso del cognome” che porta da secoli la sua famiglia campana, riferisce il “Corriere Fiorentino”, chiede alla Crusca di cambiare la definizione di “terrone” contemplando anche la sua accezione “positiva”, ovvero alla ricchezza terriera del Sud Italia. Attraverso tre lettere inviate per posta certificata nei mesi scorsi l’ingegnere Terrone ha provato a chiedere di integrare sul sito internet dell’Accademia la storia del termine lessicale che connota negativamente i meridionali.

Dopo aver ricevuto “solo risposte evasive”, e dopo l’ultima telefonata, Terrone ha detto “ci vediamo in tribunale”. Il consesso degli illustri linguisti pensava forse ad uno scherzo ed invece nei giorni scorsi l’Accademia della Crusca si è vista recapitare un atto di citazione dell’avvocato Antonio Cammarota che rappresenta la Fondazione Francesco Terrone. La prima udienza si terrà al tribunale civile di Nocera Inferiore (Salerno) a settembre. La richiesta al giudice è quella di aggiungere alla definizione attuale, un riferimento “alla terra dei latifondisti, dei feudatari, dunque alla ricchezza, oltre a riconoscere un cognome i cui discendenti diedero lustro all’Italia intera”.

Sul sito della Crusca c’è una lunga pagina in cui si fa la cronistoria del termine “terrone” usato solo in senso dispregiativo, lamenta l’ingegnere salernitano. Il vocabolo viene registrato per la prima volta da Bruno Migliorini nel 1950, spiega la Crusca, “così gli italiani del settentrione chiamano gli abitanti delle regioni meridionali”. La voce nasce nei grandi centri urbani dell’Italia settentrionale con valore di “contadino” (come villano, burino e cafone) e “usata, in senso spregiativo o scherzoso, per indicare gli abitanti del Meridione in quanto il Sud era una regione caratterizzata da un’agricoltura arretrata”.

“Abbiamo esaminato dal punto di vista etimologico e storico la questione – afferma Francesco Terrone al ‘Corriere Fiorentino – Abbiamo molto materiale da presentare in tribunale”. Appena laureato, decise di andare nel Nord Italia per cercare un lavoro e ben presto fu vittima di discriminazioni: “All’inizio degli anni Novanta, arrivato in Brianza per una supplenza in una scuola, ho resistito due mesi. Mi sono sentito dire che con quel cognome potevo fare l’operaio, non certo l’ingegnere. Sa quante volte a Milano sono rimasto a piedi quando chiamavo un taxi e dicevo il mio nome? Sa quanti giovani presentano i curriculum nelle aziende vergognandosi di essere meridionali?”. Ha mai avuto voglia di cambiare quel cognome? “Mai e poi mai. Lì ci sono le mie radici e la mia identità”

La risposta dell’Accademia della Crusca

E’ assurdo voler far pagare alla Crusca la colpa dell’uso discriminatorio di un termine impiegato nella storia d’Italia quando, anzi, la nostra Accademia ha segnalato questo difetto, lo ha contestato, criticato, condannato, pur facendone, come è ovvio, la storia, perchè la storia non si può cancellare”. Reagisce così, interpellato dall’Adnkronos, il professore Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca, all’atto di citazione in tribunale presentato dall’ingegnere salernitano Francesco Terrone, che chiede alla secolare istituzione fiorentina i danni morali e materiali per una scheda lessicale su ‘terrone’ pubblicata sul suo sito internet.

“E’ del tutto evidente che da parte nostra non c’è mai stato nessun intento discriminatorio e offensivo nel descrivere il significato della parola ‘terrone’ – spiega Marazzini – Anzi, fin dalle prime righe segnaliamo che questa parola ha assunto storicamente un valore discriminatorio da cui prendiamo le distanze”.

“La nostra voce lessicale non ha difetti”, ribadisce il presidente dell’Accademia della Crusca adesso alle prese con la necessità comunque di chiedere un parere legale. “In prima battuta ci rivolgeremo all’Avvocatura dello Stato essendo la nostra un’istituzione di diritto pubblico”. Potrebbe essere valutata anche l’ipotesi di un accordo extra giudiziale per evitare di arrivare in tribunale, magari aggiungendo un commento da parte di Francesco Terrone interessato alla questione sotto alla voce nel sito internet. E comunque la Crusca si appresta anche a scrivere una memoria difensiva in vista dell’udienza del prossimo settembre al Tribunale civile di Nocera Inferiore (Salerno). Anche se, osserva Marazzini, resta da chiarire se questo sia davvero il foro competente per discutere l’atto di citazione, dal momento che l’Accademia ha sede a Firenze.

“Noi riteniamo che una causa civile contro l’Accademia della Crusca non abbia ragione di esistere, perchè insensata – osserva sempre Marazzini – Certo, quando ci si rivolge ai tribunali poi bisogna vedere come va a finire. Peraltro, nella voce stilata dalla Consulenza della Crusca che si pretende di incriminare c’è proprio un giudizio morale, che ne sottolinea l’uso offensivo e discriminatorio che ne è stato fatto”.

A finire “incriminato” è, infatti, il parere intitolato “Da dove arriva questo terrone?” pubblicato nel 2017 sulla pagina web della Crusca dopo che alcuni lettori si erano detti incuriositi dal termine “terrone”, chiedendo in particolare quale fosse la sua origine. La voce risulta firmata da Luca Lo Re, che all’epoca faceva parte della Redazione Consulenza Linguistica dell’Accademia della Crusca.

“E’ una vicenda surreale – commenta infine Marazzini – Si cerca di far passare la Crusca come responsabile dell’uso distorto del termine ‘terrone’ negli ultimi 150 anni di storia d’Italia. Dispiace ed amareggia che si cerchi visibilità, pubblicità ai danni dell’Accademia della Crusca. E non si capisce allora perchè il signor Francesco Terrone non faccia causa a tutte le case lessicografiche italiane, ai vocabolari che descrivono il significato delle parole anche quando queste possono risultare sgradevoli o offensive”.

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