«Meglio un bebé vivo con due papà che un bimbo mai nato»

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-03-02

Raga, su Vendola ci è arrivato persino Vittorio Feltri. Vedete voi se non siete in ritardo…

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Vittorio Feltri tra qualche mese festeggerà i 73 anni di vita e una carriera giornalistica truculenta. Colpisce quindi che su Nichi Vendola, l’utero in affitto e la collezione di chiacchiere e disinformazione sul «figlio di Nichi Vendola» lui abbia capito tutti i termini della questione e abbia il coraggio e la voglia di farlo sapere al Giornale che ha per tanti anni diretto in una lettera al direttore nella quale parla in dissenso rispetto alla linea del quotidiano con un titolo che sintetizza tutto: «Meglio un bebé vivo con due papà che un bimbo mai venuto alla luce».
 

vittorio feltri utero in affitto
La lettera di Vittorio Feltri al Giornale (2 marzo 2016)

Però c’è un però. Tutto sommato, la funzione ) dell’utero in affitto o di proprietà che sia (e mi scuso per l’espressione di tipo commerciale applicata a una materia così tanto delicata) è quella naturale di mettere al mondo un piccolo uomo o una piccola donna. Personalmente preferisco che i bimbi si concepiscano in modo tradizionale, che è ancora più piacevole, se proprio vogliamo essere sinceri. Ma un piccino che si avvii a vedere la luce in un regime di locazione è pur sempre un essere vivente e, come tale, rispettabile.

Feltri, contrario all’aborto, spiega che chi come lui non vuole le interruzioni di gravidanza perché le considera un omicidio non dovrebbe opporsi a pratiche come l’utero in affitto:

Giusto polemizzare o almeno dibattere sulla liceità di una speculazione quale quella descritta. Ma sarebbe bene abbassare i toni, perché in fondo, e pure in superficie, è meglio un bebè che nasce di uno soppresso a tre mesi (nel ventre materno) quando il suo cuore già batte e il suo corpicino si è formato, al punto da ribellarsi vanamente allorché i ferri del chirurgo lo estraggono. […] Digeriamo tutto, alla lunga, tranne le novità che provocano fiammate nel momento in cui irrompono nella società, poi l’indignazione si placa e si manda giù ogni rospo. Così sarà anche per il prestito oneroso degli uteri. Nessuno si faccia illusioni. Sotto il profilo etico, comunque, mi è difficile ritenere, al di là di qualsiasi distinguo tecnico, più gradevole un bambino morto di uno vivo grazie alla cessione in uso (a pagamento) di un organo femminile.

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