Virginia Raggi e il Grande Successo della riapertura dei nasoni (ma chi li aveva chiusi?)

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-05-23

La sindaca ha annunciato la riapertura dei nasoni fatti chiudere la scorsa estate. E si scopre che il Comune alla fine ha fatto chiudere oltre duemila fontanelle, al contrario delle promesse fatte dalla sindaca e dall’assessora all’ambiente Montanari

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Nel famoso libro di Carlo Collodi quando Pinocchio diceva una bugia gli si allungava il naso. Ai politici non succede, anzi generalmente quando mentono vengono premiati chi con un incarico governativo chi con un posto da parlamentare. Altri, meno fortunati, continuano a tenere il posto che avevano già. Oggi la sindaca della Capitale, Virginia Raggi, ieri su Facebook ha dato una buona notizia ai cittadini: è ricominciata l’apertura dei nasoni, le fontanelle dell’acqua pubblica.

Quando Virginia Raggi diceva che erano stati chiusi una decina di nasoni

La sindaca ha scritto «abbiamo già ricominciato la riapertura dei nasoni, questo lavoro lo sta facendo Acea insieme ai singoli Municipi che segnalano quali fontanelle iniziare a riaprire. Entro maggio saranno aperte le prime 800 e proseguiremo con l’apertura di 250 fontanelle a settimana. Entro la prima settimana di luglio ne riapriremo 2.150». Salta all’occhio il numero impressionante di nasoni chiusi, oltre duemila, da quando lo scorso luglio venne deciso di interrompere l’erogazione idrica dalle fontanelle pubbliche.

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Eppure nel luglio 2017 durante un’audizione alla Commissione Periferie alla Camera la Raggi disse «Credo che attualmente la misura riguardi otto-dieci fontanelle, che sono  state temporaneamente chiuse anche per rinforzare le reti sottostanti, proprio di quelle fontanelle, e che saranno riaperte con l’installazione di un rubinetto».  La sindaca spiegava che si trattava di «una misura ha adottato Acea» quasi a voler sottolineare che non dipendeva dalla volontà dell’attuale amministrazione anche se il Comune di Roma detiene le quote di maggioranza della società idrica. E del resto fu proprio la deputata pentastellata Federica Daga a dichiarare che la scelta di chiudere i nasoni fu del gestore (Acea) e non della sindaca.

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Allo stesso tempo però lo stesso giorno (11 luglio 2017) in cui la sindaca alla Camera rassicurava i deputati dicendo che erano stati chiusi “otto o dieci nasoni” l’assessora all’Ambiente Pinuccia Montanari intervenendo ad un flash mob dei comitati per l’acqua pubblica e dell’associazione 21 luglio davanti al Campidoglio prometteva che non sarebbe stato chiuso nessun nasone.

Come il MoVimento 5 Stelle difende l’acqua pubblica

Nel frattempo il MoVimento 5 Stelle capitolino invitava ad utilizzare le “casette dell’acqua” dove le bottigliette si sarebbero dovute riempire a pagamento. Ieri invece Virginia Raggi ribadiva che la possibilità di un accesso facile all’acqua potabile è “un diritto universale”. Un proclama che stona con la richiesta grillina di mettere una tariffa sulle casette dell’acqua. Fa quindi sorridere che la sindaca dica “abbiamo aperto” 800 nasoni e sottolinei che Acea ne aprirà altri “insieme ai singoli Municipi”. Se la responsabilità della chiusura dei nasoni era di Acea e non della sindaca o dell’amministrazione perché il merito della loro riapertura dovrebbe essere dell’amministrazione comunale?

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La mappa dei nasoni chiusi (in grigio) e di quelli aperti (in azzurro) Fonte

Sull’utilità o meno della chiusura dei nasoni per contenere lo spreco di risorse idriche si è detto molto la scorsa estate. Così come del fatto che spesso le fontanelle pubbliche sono l’unica fonte di approvvigionamento di acqua potabile per le persone che vivono ai margini della società (senza fissa dimora, migranti, rom). Guglielmo Calcerano, co-portavoce dei Verdi di Roma non rinuncia a punzecchiare la sindaca: «Apprendiamo con soddisfazione che oggi la Sindaca Raggi, a seguito del deposito in comune il 17 maggio di oltre 4000 firme di cittadini, ha annunciato la riapertura dei nasoni di Roma. Spiace però che non si sia fatta menzione della petizione #Stappiamoinasoni e del fatto che, per ora, non è stata accettata la nostra proposta di incontro». Ultimo ma non ultimo nel video la sindaca rivendica come Acea abbia smesso di prendere l’acqua dal lago di Bracciano fin dal mese di settembre 2017. Virginia Raggi però non dice che fu la Regione Lazio ad ordinare lo stop alle captazioni dal lago e che nel marzo del 2018 il Comune di Roma ha appoggiato il ricorso di Acea Ato2 contro la determina regionale del dicembre 2017 che subordina le captazioni dal bacino lacustre quando il livello dell’acqua scende sotto la quota minima di m 161,90 sul livello del mare.

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