Virginia Raggi e la guerra dell'acqua

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-07-07

ACEA vorrebbe vendere la sua quota in ATO2. I movimenti si oppongono. La sindaca aveva detto no quando era all’opposizione

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La guerra dell’acqua di Virginia Raggi prosegue. Da molto tempo il Movimento per l’acqua bene comune critica la gestione di ACEA da parte della sindaca di Roma, specialmente riguardo il consorzio ATO2. La vicenda è andata a intersecarsi con la cacciata del Forum Acqua Bene Comune dal cinema Rialto. Oggi Federico Capurso sulla Stampa ci racconta che ACEA, il cui consiglio di amministrazione è nominato dal comune di Roma, e che gestisce una partecipazione in ATO2, starebbe pensando di vendere la partecipazione stessa “lasciando tutto in mano ai privati:

Le critiche più aspre alla sindaca Raggi vengono mosse dai movimenti per l’acqua. Sostenuti da sempre dagli attivisti grillini e poi improvvisamente ripudiati. «Non c’è stata nessuna discontinuità rispetto alle politiche adottate in passato», accusa Simona Savini, responsabile del “Movimento per l’acqua bene comune” di Roma.
Al centro della battaglia, c’è il colosso Acea, partecipata del Comune che gestisce attraverso Ato2, società di cui il Campidoglio possiede una partecipazione esigua ma preziosa, perché le dà diritto a una poltrona nel consiglio d’amministrazione e di avere quindi voce in capitolo sulla direzione da imprimere alle politiche per l’acqua di Roma.

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Credits. Poeti der Trullo
https://www.facebook.com/ipoetidertrullo/

Insomma, dopo i nasoni c’è un altro fronte aperto tra il Campidoglio e i movimenti. Dove come al solito la Raggi torna a scontrarsi con la realtà e i suoi effetti:

«Quote che dal Campidoglio avevano comunicato di voler vendere, lasciando tutto in mano ai privati», punge Savini. Dal Comune non arrivano smentite. «Ma si saprà tutto tra due settimane», assicura l’ad di Acea Luca Lanzalone. «Se il Comune confermasse la volontà di vendere le quote, certo, perderebbe anche diritto alla sua poltrona nel cda, a meno che non faccia accordi con gli acquirenti».
Ma l’eventuale vendita delle quote dell’azienda dell’acqua, sottolinea Lanzalone, «erano previste già dalla precedente amministrazione Marino». Peccato che la allora consigliera d’opposizione Raggi avesse votato contro, perché «l’acqua deve rimanere pubblica».

Leggi sull’argomento: Così il M5S Roma chiude i nasoni e apre all’acqua a pagamento

 

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