La desecretazione dei verbali del CTS

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-08-06

“La Fondazione Luigi Einaudi annuncia che pochi minuti fa gli avvocati Rocco Todero, Andrea Pruiti ed Enzo Palumbo hanno ricevuto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri la documentazione a suo tempo secretata del Comitato tecnico scientifico posta a base dei Dpcm”, ha reso noto ieri sera un comunicato

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Ieri sera la Fondazione Einaudi ha annunciato che la presidenza del consiglio dei ministri ha accolto la richiesta di desecretare i verbali del Comitato Tecnico Scientifico dopo che la richiesta di desecretazione era stata accolta dal TAR del Lazio e sospesa dal Consiglio di Stato in seguito all’appello di Palazzo Chigi.

La desecretazione dei verbali del CTS

“La Fondazione Luigi Einaudi annuncia che pochi minuti fa gli avvocati Rocco Todero, Andrea Pruiti ed Enzo Palumbo hanno ricevuto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri la documentazione a suo tempo secretata del Comitato tecnico scientifico posta a base dei Dpcm”, ha reso noto ieri sera un comunicato della Fondazione Luigi Einaudi, che spiegava come sia stato così’ accolto l’appello che il presidente della Fondazione Giuseppe Benedetto, “ha rivolto al presidente del Consiglio Conte di far prevalere informazione e trasparenza rispetto ad elementi di tale rilevanza per la vita dei cittadini italiani”. La Fondazione Einaudi, “nel ringraziare la presidenza del Consiglio dei Ministri per la sensibilità dimostrata, annuncia che nella giornata di domani rendera’ pubbliche tutte le informazioni ottenute attraverso il proprio sito web”.

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Su Twitter ha esultato per la decisione il deputato di Italia Viva Michele Anzaldi “Governo desecreta atti Cts? C’è voluta la campagna giornalistica del Tempo, la richiesta ufficiale del Copasir, una sentenza del Tar per un atto dovuto di trasparenza sulla salute e la libertà dei cittadini. E pensare che M5s che ha nominato Conte era partito con lo streaming”. Subito dopo l’annuncio la pagina facebook della Fondazione si è riempita di “cittadini consapevoli” che hanno subito intuito che, così come c’era qualcosa sotto la secretazione, ci doveva essere qualcosa sotto anche la desecretazione:

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La questione del segreto sui verbali era diventata oggetto di polemica politica. Il Governo spieghi in Parlamento “perche’ nel contrastare la diffusione del Covid ci siano stati ritardi e omissioni pur disponendo di piani nazionali di prevenzione dell’epidemia” e perche’ “sia ricorso al Consiglio di Stato per non rendere accessibili al pubblico i verbali del Comitato Tecnico-Scientifico che hanno influito molto nella vita dei cittadini italiani in questi mesi”, era la richiesta avanzata dalla senatrice di Forza Italia, Laura Stabile, in un’interrogazione urgente al presidente del Consiglio. La parlamentare azzurra lamentava che “come emerso da recenti notizie di stampa, già a gennaio il Ministero disponeva di un apposito ‘piano nazionale di emergenza’ per contrastare il coronavirus che sarebbe stato secretato in quanto contenente ‘tre scenari per l’Italia, uno dei quali troppo drammatico per essere divulgato senza scatenare il panico tra i cittadini”. Stabile, in particolare chiede al presidente del Consiglio di “conoscere le motivazioni che hanno portato alla secretazione dei verbali delle riunioni del Cts che sono stati, ricorda, oggetto di ricorso al Tar da parte di un pool di legali a cui era stato negato l’accesso agli atti”. Anche il Copasir guidato dal leghista Volpi aveva chiesto i verbali.

La desecretazione dei verbali del CTS sull’emergenza e le decisioni del TAR e del Consiglio di Stato

Come abbiamo raccontato, nei giorni scorsi il Consiglio di Stato, con decreto cautelare monocratico depositato ha sospeso l’effetto della sentenza del Tar Lazio che consentiva l’accesso ai verbali del comitato tecnico scientifico sull’emergenza epidemiologica da Covid19, stabilendo il termine di 30 giorni entro il quale l’accesso deve essere reso possibile. Il presidente della terza sezione del consiglio di Stato ha ritenuto opportuno demandare la decisione cautelare al collegio, fissando la camera di consiglio per il prossimo 10 settembre, per non pregiudicare definitivamente l’interesse dell’amministrazione contraria all’ostensione degli atti in attesa della decisione del collegio (che sarebbe inutile ad ostensione degli atti avvenuta), vista la materia “meritevole di approfondimento” giuridico. Non si tratta dunque di un ‘no’ alla desecretazione ma solo di una sospensiva per non vanificare la decisione del collegio, che è sempre necessaria.

Il 23 luglio scorso il Tar del Lazio aveva accolto il ricorso presentato dai giuristi della Fondazione Einaudi avverso il diniego di accesso agli atti, opposto dal governo sui verbali del comitato tecnico scientifico, posti a base dei Dpcm emessi durante il lockdown, di cui avevano chiesto copia. Gli avvocati della Fondazione (Todero, Pruiti Ciarello e Palumbo) avevano chiesto che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte rendesse disponibili i verbali del comitato tecnico scientifico. In tali Dpcm, le misure restrittive di diritti e libertà di rango costituzionale, imposte agli italiani, risultavano motivate sulla scorta delle valutazioni operate dal Comitato Tecnico Scientifico. I verbali che contengono quelle valutazioni, nonostante siano riportate in tutti i Dpcm come motivazione e giustificazione di quegli atti, non sono mai stati pubblicati dal Presidente del Consiglio dei Ministri. I tre giuristi hanno così “ritenuto necessario chiedere la copia di quei verbali, attraverso l’accesso generalizzato agli atti amministrativi, al fine di consentire agli italiani di conoscere le vere motivazioni per le quali, durante l’epidemia da Covid-19 sono stati costretti in casa, anche in quelle regioni o in quei territori dove non si sono registrati casi di infezione ma il Governo, e per esso il Capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, si è rifiutato di consegnare quei verbali”.

Nel decreto del CdS si rilevava che tali verbali “hanno costituito il presupposto per l’adozione di misure volte a comprimere fortemente diritti individuali dei cittadini, costituzionalmente tutelati ma non contengono elementi o dati che la stessa appellante abbia motivatamente indicato come segreti;” e che “le valutazioni tecnico-scientifiche si riferiscono a periodi temporali pressocche’ del tutto superati” e che “la stessa Amministrazione, riservandosi una volontaria ostensione fa comprendere di non ritenere in esse insiti elementi di speciale segretezza da opporre agli stessi cittadini”. Nel decreto monocratico si leggeva anche che “non si comprende, proprio per la assoluta eccezionalità di tali atti” perché debbano essere inclusi “nel novero di quelli sottratti alla generale regola di trasparenza e conoscibilità da parte dei cittadini, giacché la recente normativa – ribattezzata freedom of information act sul modello americano – prevede come regola l’accesso civico” e come eccezione la non accessibilità.

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