Attualità
Tutti presi i quattro accusati degli stupri a Rimini
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2017-09-03
Due minorenni si erano consegnati ieri ai carabinieri. Poi l’arresto di altri due: un 17enne di nazionalità nigeriana e un 20enne congolese
È stato preso nella notte a Rimini il quarto giovane del ‘branco’ autore degli stupri a Rimini. Si chiama Guerlin Butungu, 20 anni, congolese, rifugiato residente a Vallefoglia, nel Pesarese. Si nascondeva alla stazione di Rimini. È stato preso dagli agenti dello Sco e della Squadra mobile di Rimini e Pesaro. È considerato il ‘capobranco’. Su Twitter la polizia annuncia l’arresto:
Stupri #Rimini L’arrivo in questura del quarto presunto componente del branco. Stava per darsi alla fuga in treno. pic.twitter.com/3wFjaQle3f
— Polizia di Stato (@poliziadistato) 3 settembre 2017
Tutti presi gli accusati degli stupri a Rimini
Nel pomeriggio di ieri due fratelli marocchini di 15 e 16 anni si sono presentati in una caserma dei carabinieri di Montecchio, in provincia di Pesaro, e hanno confessato di aver partecipato alla notte di violenze del 26 agosto in cui fu stuprata una ragazza polacca sulla spiaggia di Miramare e successivamente una trans peruviana lungo la statale. Anche grazie agli elementi forniti dai due, in serata gli uomini dello Sco di Rimini hanno arrestato in strada nel pesarese un 17enne nigeriano che era considerato il terzo componente del branco.
Il branco sarebbe interamente residenti nel comune di Vallefoglia, nel pesarese ma vicino al confine con la Romagna, e tre dei componenti avrebbero lievi precedenti penali per spaccio e furti. Si conferma quindi la pista dello stupro in trasferta che era stata subito la più accreditata dagli inquirenti. Tra l’altro è spuntata una terza aggressione all’indomani di quella folle notte di violenza: sarebbe riconducibile al branco anche la rapina ai danni di una coppietta che si era appartata su un lettino in una spiaggia di Pesaro, derubata dei cellulari ma riuscita a fuggire.
Il fotogramma dalla telecamera
I due fratelli avrebbero raccontato di aver deciso di confessare dopo le pressioni investigative e mediatiche, culminate nella pubblicazione del fotogramma di un video di sorveglianza che li ritrae la notte delle violenze. Poche ore prima della svolta, i telegiornali avevano diffuso un fotogramma tratto dal filmato ripreso da una telecamera di sorveglianza che mostrava tre giovani in bermuda e di spalle mentre camminano dalla spiaggia del Bagno 130 di Miramare verso la statale, luogo della seconda violenza a una trans peruviana. Due di loro indossavano cappellini da baseball mentre il terzo aveva il capo coperto dal cappuccio della felpa. Un giovane sembra anche trasportare una borsa sportiva a tracolla mentre non si vede il quarto giovane, dalla pelle nera e in canottiera bianca, che è stato descritto come il capo del branco.
Tutti e quattro, secondo le prime informazioni, sarebbero residenti o comunque gravitano nel comune di Vallefoglia, nel Pesarese, al confine con la Romagna. La differenza delle nazionalità spiega ora perché i quattro sono stati sentiti parlare in italiano tra di loro. Le dichiarazioni dei due fratelli marocchini dovranno essere vagliate dagli inquirenti: i due avrebbero ammesso il loro coinvolgimento, ma non è chiaro se si siano addossati la responsabilità oppure se abbiano cercato di scaricarla sui complici. Il loro racconto dunque dovrà essere verificato, per ricostruire il ruolo di tutte le persone coinvolte.