Statali: nessuna decurtazione degli stipendi per l’emergenza

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-02-28

La penalità prevista dalla riforma della Pubblica amministrazione di dieci anni fa si traduce in un taglio delle retribuzioni compreso tra 10 e 15 euro al giorno. La soppressione definitiva di tale malus necessita però di risorse che al momento non è possibile reperire

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Le buste paga dei lavoratori statali non finiranno tagliate per l’emergenza Coronavirus. Il governo ha annunciato che sono in arrivo norme salva-stipendio per i dipendenti pubblici costretti a non recarsi in ufficio a causa degli effetti collaterali legati all’allarme. Spiega oggi Il Messaggero che lo speciale paracadute andrà nel nuovo decreto che il governo si appresta a varare e non si limiterà a proteggere gli statali delle zone rosse: lo scopo è di neutralizzare la cosiddetta decurtazione Brunetta, che prevede che nei primi dieci giorni di assenza per malattia venga corrisposto ai lavoratori della Pa il trattamento economico fondamentale senza indennità o emolumenti e altri trattamenti accessori.

Ma per farlo si userà un escamotage. L’intenzione è quella di equiparare in via temporanea le assenze per coronavirus a quelle per calamità o eventi naturali. In caso di calamità e a fronte di specifiche ordinanze emanate dalle autorità locali che impossibilitano i lavoratori a svolgere l’attività lavorativa le amministrazioni pubbliche devono infatti corrispondere comunque la retribuzione.

Stando alla bozza di decreto che ha preso a circolare in queste ultime ore, le norme salva-stipendio in rampa di lancio offriranno una rete di protezione non solo agli statali residenti o impiegati nelle zone rosse ma anche a quelli in quarantena obbligatoria o volontaria ubicati nelle aree non sottoposte a ordinanze. La decurtazione Brunetta verrà messa nel congelatore fino al 30 giugno di quest’anno.

decreto emergenza coronavirus
Le norme sull’emergenza Coronavirus (Il Messaggero, 28 febbraio 2020)

La penalità prevista dalla riforma della Pubblica amministrazione di dieci anni fa si traduce in un taglio delle retribuzioni compreso tra 10 e 15 euro al giorno. La soppressione definitiva di tale malus necessita però di risorse che al momento non è possibile reperire. Per questo si punta a una soluzione tampone in grado comunque di tutelare in questa fase i dipendenti pubblici coinvolti dall’emergenza da coronavirus. Gli alleggerimenti nel cedolino degli stipendi dovute alle assenze per malattia, da tempo nel mirino dei sindacati, sono già al centro del tavolo di confronto sul rinnovo dei contratti degli statali.

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