Solo il 4,38% dei percettori del reddito di cittadinanza ha trovato lavoro

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-02-18

L’Agenzia nazionale per le politiche attive dice che al 31 gennaio quasi 40 mila persone (39.760) hanno avuto un contratto di lavoro dopo aver incassato il reddito. Ma non dice quale sia la percentuale rispetto al totale. Ve la diciamo noi

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Qualche giorno fa abbiamo spiegato che le grida di giubilo dei grillini per il reddito di cittadinanza che fa crescere il PIL sono il risultato di un’illusione ottica perché se la misura bandiera dell’M5S contribuisce tra lo 0,1 e lo 0,2% alla crescita, è costata alle casse pubbliche lo 0,4% del Pil, ovvero circa 6 miliardi. Qualche giorno fa l’ANPAL guidata dall’eccellentissimo Mimmo Parisi (sul quale in Mississippi la pensano così) ha fornito nuovi dati per aggiornare il risultato di quelli che hanno trovato lavoro grazie all’ambaradan messo in piedi nei centri impiego: il 23 dicembre scorso erano il 3,63% dei percettori abili al lavoro (e quindi non del totale dei percettori) ma nel frattempo sono aumentati entrambi i numeri. L’Agenzia nazionale per le politiche attive dice che al 31 gennaio quasi 40 mila persone (39.760) hanno avuto un contratto di lavoro dopo aver incassato il reddito. Erano 11 mila nella prima rilevazione, al 10 dicembre. Ma gli attivabili al lavoro adesso sono 908 mila su 2,6 milioni di persone che ricevono l’aiuto (35%). E quale è quindi la percentuale, che stranamente l’ANPAL non calcola nei suoi comunicati stampa così ricchi di dati? La percentuale è il 4,38%. Repubblica avverte oggi che tra i 908 mila ci sono molti che poi si scopriranno privi dei requisiti o bisognosi di essere formati e seguiti dagli assistenti sociali. Ma la percentuale rimane comunque bassa.

reddito di cittadinanza lavoro
Reddito di cittadinanza e percentuale di persone che hanno trovato lavoro

E c’è però anche qualcos’altro da aggiungere:

Ma dei 908 mila solo 529 mila sono stati convocati dai centri per l’impiego (58%). Hanno risposto in quasi 400 mila e di questi – tra esonerati, rinviati ai Comuni o segnalati all’Inps per l’assenza di requisiti – in 263 mila hanno sottoscritto il Patto di Servizio, cruciale per il lavoro dei navigator che dovrebbero incrociare domanda e offerta di lavoro. Eppure nessuno – nemmeno Anpal – può dire se i 40 mila che hanno un contratto (solo il 20% a tempo indeterminato) sono passati da Patto e navigator. Molti magari hanno fatto da sé, sfruttando contatti e segnalazioni.

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