Economia
Lo scudo fiscale per gli evasori all’estero è ancora nel decreto Lega-M5S
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-10-30
Con la solita “manina”si è tornati allo scudo fiscalee al condono per le attività finanziarie e per i patrimoni immobiliari detenuti all’estero
Matteo Salvini si è piegato per non spezzare il governo sulla Pace Fiscale, che comprende ora nove sanatorie ma è stato emendato dei contenuti più “hard” con il risultato di renderlo meno appetibile. Eppure nel decreto c’è ancora lo scudo fiscale per gli evasori all’estero che sarebbe dovuto sparire. Racconta oggi Luciano Cerasa sul Fatto:
Nell’articolo 9 e nella relazione illustrativa che lo accompagna, depositati in Commissione al Senato, si continua a sancire esplicitamente il divieto di esperire la procedura della dichiarazione integrativa per ottenere la definizione agevolata ai contribuenti “per l’emersione di attività finanziarie e patrimoniali costituite o detenute fuori dal territorio dello Stato”.
IL DIAVOLO però fa le pentole ma non i coperchi. All’articolo 1, dove si prevede il condono di sanzioni e interessi per tutti i destinatari di un semplice processo verbale di constatazione rispunta effettivamente lo scudo sull’estero. Si possono regolarizzare le violazioni anche in materia di “imposta sul valore degli immobili all’estero e imposta sul valore delle attività finanziarie all’estero”.
Le nove sanatorie della Pace Fiscale
Nella relazione tecnica al decreto risultano contestate tra il 2013 e il 2018 una maggiore imposta Iva per 8 miliardi, un ’imponibile di imposte dirette per 30 miliardi e un miliardo di ritenute. In genere, sottolinea il ministero dell’Economia, con gli accertamenti ordinari si riesce a ottenere la riscossione solo del 3,5% con un’adesione del 4% che determina un incasso di 600 milioni.
Ma secondo Eutekne.info , un quotidiano digitale dedicato ai commercialisti, il vero condono è quello sulle liti tributarie: prevede sconti dell’80% a chi ha vinto in secondo grado di giudizio nonostante l’Agenzia delle Entrate prevalga nel 68,2% dei ricorsi in Cassazione.