Quanti soldi riceverà davvero l’Italia dal Recovery Fund?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-07-21

La parte di aiuti non rimborsabili scende di circa 50 miliardi nel complesso, ma per l’Italia c’è una sorpresa: i fondi a disposizione in totale possono salire dai 173 miliardi di euro della proposta della Commissione Ue a 209, dei quali 81,4 come trasferimenti diretti di bilancio e 127 come prestiti

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Quanti soldi riceverà davvero l’Italia dal Recovery Fund e dal piano Next Generation EU che è stato approvato definitivamente stamattina alle 5? Federico Fubini sul Corriere della Sera oggi fa i conti in tasca all’Europa segnalando in primo luogo che nel Recovery Fund in discussione ieri sera si trovavano 390 miliardi di euro trasferimenti diretti e una cifra fra 310 e 360 miliardi di prestiti da rimborsare fra il 2026 e il 2056. I tempi lunghissimi e i tassi bassissimi dei prestiti rendono anche questi, in parte, di fatto dei trasferimenti diretti.

Per quanto amaro lascino ai negoziatori gli ultimi giorni di scontri su dettagli spesso vitali, farebbero tutti male a dimenticare che questo pacchetto è rivoluzionario. Sempre che la messa in opera non affondi in una palude di accuse incrociate fra governi. Poi si va nel merito della questione più importante:

La parte di aiuti non rimborsabili scende di circa 50 miliardi nel complesso, ma per l’Italia c’è una sorpresa: i fondi a disposizione in totale possono salire dai 173 miliardi di euro della proposta della Commissione Ue a 209, dei quali 81,4 come trasferimenti diretti di bilancio e 127 come prestiti. Sono questi ultimi a salire molto, mentre i trasferimenti diretti scendono solo di poco. L’aumento (potenziale) si spiega perché nel compromesso emerso una quota degli aiuti — forse più del 30% — si divide in base all’andamento dell’economia nel 2020 e nel 2021. E se si confermano le previsioni della Commissione, l’Italia quest’anno e il prossimo avrà la performance più drammatica dell’Unione europea. Ci perdono invece i Paesi d’Europa centro-orientale che soffrono un po’ meno la recessione da Covid. Da notare che il pacchetto da poco più di duecento miliardi, da investire su quattro o cinque anni, varrebbe circa il 12% del prodotto lordo.

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La bozza di compromesso sul tavolo dei leader nella notte prevedeva all’inizio che un singolo Paese potesse appellarsi al Consiglio europeo per bloccare gli esborsi a un altro Paese, se insoddisfatto delle riforme richieste da Bruxelles o della loro attuazione. Il Consiglio europeo che riunisce capi di Stato e di governo ne discute — si leggeva nella bozza — «decisively»: significa in modo deciso o anche in modo «definitivo». Poiché quest’organo delibera all’unanimità, l’Olanda riteneva così di aver conquistato un diritto di veto sull’accesso dell’Italia al Recovery Fund. Ma l’Italia ha respinto questa interpretazione e nella notte i legali del Consiglio europeo sono tornati al lavoro pertrovare una formula accettabile per tutti.

Leggi anche: La bozza dell’accordo sul Recovery Fund (chi vince e chi perde)

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