Quando Di Maio, Castelli e Salvini magnificavano la ripresa dell’Italia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-06-11

Un paio di mesi fa magnificavano l’uscita dalla recessione. Ieri dal clamoroso trio di economisti da tastiera non è uscita nemmeno una piccola vocina per commentare i dati della produzione industriale. Perché?

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Sembra ieri e invece era l’aprile scorso quando i tre statisti che oggi ci regalano il piacere di governare l’Italia ci spiegavano la produzione industriale. Luigi Di Maio, Matteo Salvini e Laura Castelli, notoriamente espertoni di quasi tutto ma soprattutto di economia, magnificano la bellezza dei numeri dopo un paio di mini-rimbalzi del dato Istat sulla produzione industriale, dopo quattro mesi di profondo rosso. A suonare le trombe era la viceministra: “È evidente che si intravedono segnali di ripresa concreti e reali, e le misure contenute nella Legge di Bilancio devono ancora produrre compiutamente i loro effetti. Il Paese sta rispondendo positivamente alle politiche che abbiamo messo in campo come Governo”, ha concluso la Castelli.

laura castelli produzione industriale 1

Alla batteria si piazzava Matteo Salvini: “Buone notizie dall’economia, “professoroni” smentiti un’altra volta! E il 26 maggio portiamo il BUONSENSO anche in Europa”.

matteo salvini produzione industriale

Ma la voce solista non poteva che essere Giggetto, che oltre a essere espertone di giurisprudenza e politiche UE, sosteneva che “gli ultimi dati Istat sulla produzione industriale dicono che l’Italia è locomotiva nella produzione industriale di tutta Europa in questo momento”. Ebbene, vi sembrerà incredibile ma da parte di questo clamoroso trio di economisti da tastiera ieri non è uscita nemmeno una piccola vocina per commentare i dati della produzione industriale. Perché?

produzione industriale dati
I dati della produzione industriale (Il Sole 24 Ore, 11 giugno 2019)

Ma che domande: perché sono negativi. E siccome la politica italiana ama attribuirsi il merito delle belle notizie e dare la colpa agli altri per le brutte ma nell’occasione non c’era nessuno da incolpare, hanno deciso di seguire la tattica tipica dei Conigli Mannari: la fuga. Spiega oggi il Sole 24 Ore che  per il secondo mese consecutivo la produzione industriale finisce in rosso sia nel confronto congiunturale (-0,7%) che in quello annuo (-1,5%).

Così, l’indice della produzione scende al di sotto di quota 105, cancellando la crescita del primo bimestre: per trovare un valore più basso si deve tornare alla fine del 2018. Ma al di là delle oscillazioni mensili è comunque evidente il rallentamento corale delle nostre produzioni, visibile in un calo dello 0,7% nell’intero primo quadrimestre, dato che peggiora ancora (-1,1%) limitando l’analisi ai soli settori manifatturieri, che solo nel caso dei beni di consumo non durevole evitano nel 2019 il segno meno. Evidente la distanza rispetto a quanto accadeva nello stesso periodo del 2018, quando l’output industriale lievitava di oltre il 3%, di quasi quattro punti nella componente manifatturiera escludendo dal calcolo l’energia.

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Il punto critico dell’area meccanica continua però ad essere l’auto, dove la produzione arretra del 17,1% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, aggravando il bilancio del primo quadrimestre, ora in rosso del 14,7%. Problema in ogni caso non solo italiano, alla luce del calo corale delle immatricolazioni, visibile non solo in Europa ma anche in Usa, Canada, Messico e soprattutto Cina, dove tra gennaio ed aprile si stima una riduzione del 14,7%: 1,2 milioni di vetture in meno. Ancora più rilevante per i nostri componentisti è la debolezza sperimentata dalla Germania, dove in termini produttivi il bilancio 2019 resta pesantemente in rosso, con una produzione in calo del -10% in cinque mesi, in valore assoluto 235mila vetture in meno.

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