Prodi preferisce Letta a Renzi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-04-16

Tutti i gusti sono gusti, d’altro canto: il libro con Damilano e i giudizi sul premier

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Si intitola «Missione incompiuta. Intervista su politica e democrazia» (Laterza, pp. 192, 12 euro) la lunga chiacchierata di Romano Prodi con il giornalista Marco Damilano da cui il Corriere trae qualche brano riferito a Matteo Renzi. E si “scopre” che tra i due non trasuda grande simpatia:

«Nel mese di agosto 2014 sono state inviate al presidente Renzi precise richieste per una mia possibile mediazione da parte di una pluralità di centri decisionali libici, ma non ho avuto alcun riscontro». Il 15 dicembre scorso Prodi va a Palazzo Chigi, ma Renzi non gli parla della Libia, né del Quirinale: «Ha gentilmente fatto cenno a una mia possibile candidatura per la prossima segreteria delle Nazioni Unite»; Prodi ringrazia ma non lo ritiene un obiettivo possibile. In altre pagine, l’autore sostiene che «i poteri forti si sono profondamente indeboliti», e oggi Renzi «ha certamente più probabilità di costituire il potere dominante del Paese».
Ma Prodi sostiene di preferire «il cacciavite», metafora usata da Enrico Letta, al trapano di Renzi. «Questo è un Paese scalabile, ma la scala la devono fornire gli elettori». «I sindacati vanno ascoltati». «Il partito della nazione è una contraddizione in termini. Nelle democrazie mature non vi può essere un partito della nazione. È incompatibile con il bipolarismo». E ancora, partendo da Berlusconi: «Ci sono momenti in cui l’Italia ha bisogno di un’auto-illusione ed è disposta a non guardare dentro a se stessa pur di continuare a illudersi. Attraversiamo spesso questi momenti nella nostra storia nazionale…».

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