Pensioni, l’uscita a 62 anni già a rischio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-09-14

La Lega vuole il limite ribassato per favorire i cittadini del Nord. Il M5S non vuole perdere risorse per il reddito di cittadinanza

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Matteo Salvini ha detto che nella riforma delle pensioni con cui in teoria il governo dovrebbe cambiare la legge Fornero vuole l’uscita a 62 anni da quest’anno, da abbassare fino a 60 anni nelle prossime leggi di bilancio. Un’idea che, fatta salva quota 100, permetterebbe l’uscita solo se si sono versati contributi per 38 anni: una condizione che favorisce più che altro i cittadini del Nord dell’Italia. Il MoVimento 5 Stelle invece tiene il punto sui 64 anni di limite con 36 anni di contributi, come da contratto di governo, per un motivo sostanzialmente economico: i 62 anni comportano un costo di dieci miliardi per le finanze pubbliche. Il punto cruciale, spiega oggi il Messaggero, è che la proposta dei 62 anni rischia di drenare risorse al reddito di cittadinanza, che l’altro vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio vuole a tutti i costi vedere in azione a partire dal prossimo anno: non basterà quindi la riforma dei centri per l’impiego (da realizzare con l’aiuto del Fondo sociale europeo) ma dovranno iniziare le prime erogazioni almeno parziali del sussidio, che inevitabilmente attingerà alle risorse già destinata al reddito di inclusione voluto dal governo Gentiloni.

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La partita tra Lega e M5S si preannuncia decisiva, anche perché in mezzo c’è Giovanni Tria che invece vorrebbe portare il deficit all’1,6%; ma così sarà difficile, se non impossibile, trovare i soldi per i 62 anni. In ogni caso l’Anticipo Pensionistico (APE) del governo Gentiloni oggi permette l’uscita a 63 anni, per alcune categorie: il paragone con il provvedimento dei gialloverdi sarà con quello.

Leggi sull’argomento: Niente reddito di cittadinanza il primo gennaio 2019

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