Pensioni, gli aumenti con il taglio di Quota 100

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-10-12

Un allargamento della quattordicesima, la somma aggiuntiva pagata a luglio alle rendite basse, o un ripristino della rivalutazione dei trattamenti intervenendo sulla spesa per quota 100

article-post

Per le pensioni si pensa a un allargamento della quattordicesima, la somma aggiuntiva pagata a luglio alle rendite basse, o a un ripristino della rivalutazione dei trattamenti. Il governo pensa di poter trovare le risorse intervenendo sulla spesa per quota 100. Ne parla oggi il Messaggero che spiega come in queste ore venga però presa in considerazione la possibilità di intervenire sulle finestre di uscita, in modo da diluire nel tempo la relativa spesa.

I risparmi così ottenuti sul 2020 si aggiungerebbero a quelli già derivanti dalla minore adesione degli interessati. In ogni caso, se si trovassero 500-600 milioni da destinare a chi in pensione c’è già, resterebbe da scegliere il tipo di intervento. I sindacati hanno due richieste: il ripristino delle rivalutazione (quasi) piena dei trattamenti e l’estensione della cosiddetta quattordicesima, la somma aggiuntiva (da 300 a a 650 euro circa) che viene riconosciuta nel mese di luglio ai pensionati di almeno 64 anni che percepiscono fino a 1.000 euro al mese. La proposta sindacale di alzare la soglia fino a 1.500 euro è sicuramente troppo costosa: potrebbe essere preso in considerazione un valore più basso in modo da allargare l’attuale platea (3,5 milioni di persone) di circa un milione.

pensioni quota 100

Le due opzioni avrebbero un significato diverso: nel primo caso i beneficiari sarebbero i titolari di pensioni medie e medio-alte più danneggiati dal minor adeguamento all’inflazione (per gli assegni meno elevati la perequazione è comunque garantita) mentre con la quattordicesima si andrebbe a premiare una platea di pensionati con reddito più basso. Si tratta di un dilemma in qualche modo simile a quello che il governo deve affrontare a proposito del cuneo fiscale.

Le risorse disponibili (circa 2,5 miliardi il prossimo anno, il doppio a regime dal successivo) sarebbero sufficienti o per concentrare il beneficio sugli “incapienti”, ovvero i lavoratori dipendenti che guadagnano meno di 8.200 euro l’anno, oppure per estendere il bonus 80 euro, con importo decrescente, a coloro che hanno un reddito fino a 35 mila euro. Due platee diverse tra cui scegliere. Nell’incontro di ieri con i sindacati è stata esaminata anche un’ipotesi diversa, a quanto pare caldeggiata dal ministero del Lavoro: detassare tramite un’imposta sostitutiva al 10 per cento gli importi che derivano ad incrementi contrattuali.

Leggi anche: Sondaggi, le sei regioni dove M5S e PD possono vincere

Potrebbe interessarti anche