Il Corriere della Sera e la storia delle vignette per Charlie Hebdo pubblicate senza il consenso degli autori

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-01-15

Il quotidiano pubblica una raccolta di vignette per ricordare le vittime di Parigi e difendere la libertà di satira ma gli autori si arrabbiano. Anche se l’editore ha dichiarato la propria «disponibilità verso gli aventi diritto»

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In ricordo della strage del settimanale Charlie Hebdo il Corriere della Sera ha deciso di mandare in stampa un volume che raccoglie il meglio delle vignette realizzate in questi giorni da disegnatori e fumettisti. Lo scopo dell’iniziativa è quello di sottolineare i valori della libertà d’espressione e della libertà di stampa in difesa della quale sono morti i lavoratori del Charlie Hebdo e i poliziotti incaricati di proteggere la redazione. I proventi della vendita delle copie del volume (in vendita da oggi) annuncia il Corriere saranno devoluti proprio al settimanale satirico francese vittima dell’odio dei terroristi.
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LIBERTÀ DI STAMPA: YOU ARE DOING IT WRONG
Il volume, dal titolo “Je Suis Charlie – Matite in difesa della libertà di stampa“, è una lodevole iniziativa, certo, se non fosse che al Corriere pare non abbiano pensato di chiedere agli autori il permesso per pubblicare quelle “vignette spontanee” condivise principalmente via Facebook e Twitter. I risultato è quindi un volume di 300 pagine (in vendita a 4,90 €) di immagini a bassa definizione (perché la qualità delle immagini su Facebook non è certo la migliore possibile per la stampa). Insomma un instant book pensato male e realizzato, se possibile, peggio. Soprattutto perché gli autori delle vignette se ne sono accorti e, giustamente, non l’hanno presa proprio bene. Perché anche se l’iniziativa è “a scopo benefico” questo non esime il Corriere della Sera a rispettare la legge che tutela il Diritto d’Autore. Basta farsi un giro su Facebook per trovare i post di autori del calibro di Roberto Recchioni e Giacomo Bevilacqua decisamente incazzati con il Corriere della Sera e Rizzoli. Recchioni ha scritto una lettera aperta (con tanto di vignetta) a quelli del Corriere in cui dice senza mezzi termini che il modo con cui è stato fatto il volume non solo non è rispettoso del Diritto d’Autore ma nemmeno della sensibilità degli artisti. I punti critici dell’operazione del Corriere sono davvero tanti, dal fatto di “farsi belli con il lavoro di altri all’eventualità che un Autore potrebbe non voler vedere una sua opera associata a quelle di altri. Anche se il quotidiano ha scritto:  “L’editore dichiara la propria disponibilità verso gli aventi diritto che non fosse riuscito a reperire”. Come scrive Roberto:

Magari non amo essere scopato a mia insaputa. Almeno mandami dei fiori.
Ora, concludendo, io non ho nulla contro l’iniziativa del Corriere.
Anzi, mi sembra una cosa con un buon fine.
Ma i mezzi per metterla in pratica sono stati osceni.
Mi piacerebbe ricevere una lettera di scuse formali.
Sulle pagine del giornale, quello di carta.
Come di carta è il volume che hanno realizzato.
Che sul web, la parola vola.

Roberto Recchioni su Facebook
Roberto Recchioni su Facebook

 
Anche Bevilacqua rimprovera al Corriere di non aver contattato i singoli autori per chiedere loro il permesso per la pubblicazione e aggiunge:

Ci sarebbe da farti causa tutti assieme. Tutti gli autori presenti nel volume e di cui ti sei arrogato i diritti di pubblicazione, ci starebbe bene il fatto di venire risarciti e poi donare tutti soldi della causa alla redazione di Charlie Hebdo o alle famiglie delle vittime, cosa ne pensi, caro Corriere? Secondo te cosa sarebbero più contenti di ricevere, loro? I soldi ricavati da un libro fatto sulle spalle e sulle opere di persone di cui NON AVETE RISPETTATO I DIRITTI, o gli eventuali soldi ricavati dal riconoscimento di questi ultimi? Spero di ricevere una risposta, o quantomeno una scusa formale sul giornale stesso, oltre alle PROVE relative ai guadagni del libro e alle cifre effettivamente versate a favore della redazione di Charlie Hebdo. Prego inoltre le persone, se possibile, di condividere questo stato, per fare in modo che, come la mia vignetta è arrivata a loro e non si sono fatti scrupoli a prenderla, gli arrivi anche questa lettera. Le illustrazioni mie e degli altri autori erano contro il terribile attacco alla libertà di stampa, non a favore della libertà di far stampare a voi il cazzo che vi pare.

Corriere sciacallo (Giacomo Bevilacqua via Facebook.com)
Corriere sciacallo (Giacomo Bevilacqua via Facebook.com)

 
E c’è poco da fare, c’è poco da tentare di giustificarsi dicendo che una volta pubblicata su Facebook (o su Twitter, o su Instagram o su salcazzo) un’immagine diventa di dominio pubblico e non c’è nulla che l’Autore possa fare per tutelare la sua proprietà intellettuale “perché così dicono le regole di Facebook”.Le regole di Facebook però valgono per Facebook e sono tutt’altra cosa rispetto alla legge italiana che, ritengo, abbia ancora un discreto valore. E qualcuno sulla pagina Facebook del Corsera ha iniziato a farlo notare:
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Fonte: Facebook.com

Anche altri parlano del problema:
Amabili resti (via Facebook.com)
Amabili resti (via Facebook.com)

 
FAIL AT FAILING
Il Corriere della Sera sembra quindi essere riuscito nell’incredibile impresa di fare incazzare gli Autori, deludere le aspettative dei lettori che si troveranno un volume di immagini impaginate male e di pessima qualità e, se la mobilitazione avrà successo, vendere poche copie rispetto a quanto sarebbe stato possibile se a Rizzoli avessero fatto le  cose per bene. E fa sorridere leggere che nell’articolo di presentazione del volume Paolo Rastelli ci dia conto del dilemma morale della Redazione:

In redazione abbiamo discusso a lungo se pubblicare o meno alcune delle vignette che avevano destato la collera degli integralisti. Abbiamo deciso per il no perché, pur essendo convinti che tra le libertà fondamentali ci sia quello di esprimere liberamente qualunque pensiero, anche quelli blasfemi, siamo altrettanto convinti che ci siano sensibilità che vanno rispettate.
Non pubblichiamo vignette che siano blasfeme per i musulmani come non ne pubblichiamo che siano blasfeme per i cristiani e per il mondo ebraico. Quindi il libro contiene alcune vignette di Charlie Hebdo , ma non quelle considerate più offensive. Le altre, pubblicate su oltre 300 pagine, sono quasi tutte quelle circolate in Rete nelle ore immediatamente successive alla strage. Un modo per non dimenticare e per riaffermare la libertà di espressione, nel rispetto di tutti.In redazione abbiamo discusso a lungo se pubblicare o meno alcune delle vignette che avevano destato la collera degli integralisti. Abbiamo deciso per il no perché, pur essendo convinti che tra le libertà fondamentali ci sia quello di esprimere liberamente qualunque pensiero, anche quelli blasfemi, siamo altrettanto convinti che ci siano sensibilità che vanno rispettate.
Non pubblichiamo vignette che siano blasfeme per i musulmani come non ne pubblichiamo che siano blasfeme per i cristiani e per il mondo ebraico. Quindi il libro contiene alcune vignette di Charlie Hebdo , ma non quelle considerate più offensive. Le altre, pubblicate su oltre 300 pagine, sono quasi tutte quelle circolate in Rete nelle ore immediatamente successive alla strage. Un modo per non dimenticare e per riaffermare la libertà di espressione, nel rispetto di tutti.

In ogni caso c’è da dire che, come riporta il sito Mangaforever, nel volume andato in stampa c’è+ scritto “L’editore dichiara la propria disponibilità verso gli aventi diritto che non fosse riuscito a reperire”. Intanto  inizia a circolare l’hashtag #corrieresciacallo


Edit: dopo molte critiche, Ferruccio De Bortoli precisa a proposito della storia:


Ovviamente il direttore stavolta sembra non aver bene centrato il punto:


La stessa precisazione è stata riportata in un articolo del quotidiano on line che parla dell’iniziativa:

Post Scriptum (dopo le polemiche): Il ricavato di questa operazione, è bene ribadirlo, sarà devoluto interamente a favore delle vittime della strage e del giornale Charlie Hebdo. Aspettare di avere l’assenso formale di tutti gli autori, a nostro giudizio, avrebbe rallentato in maniera sensibile l’operazione. Comunque sul libro, in seconda pagina, c’è scritto con chiarezza che «l’editore dichiara la propria disponibilità verso gli aventi diritto che non fosse riuscito a reperire»

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