Chi è il giudice del TAR che ha bocciato il decreto sicurezza bis

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-08-15

Questa volta a indispettire Salvini è Leonardo Pasanisi, presidente di sezione del Tar Lazio

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Chi è il giudice del TAR che ha bocciato il decreto sicurezza bis? Racconta oggi La Stampa che questa volta a indispettire Salvini è Leonardo Pasanisi, presidente di sezione del Tar Lazio.

Tra i colleghi è considerato preparato e non condizionabile; il suo decreto ben argomentato. Nel 2014 – era al Tar Campania – respinse il ricorso di Alfonso Iaccarino, celebre chef del ristorante Don Alfonso, su un edificio abusivo nella sua tenuta. A Roma si è segnalato per aver bocciato la riforma che aveva aperto agli stranieri la direzione dei musei. Sentenza che fece infuriare il Pd. «Sono stupefatto», commentò il ministro dei Beni culturali Franceschini. Il Guardasigilli Orlando accusò il Tar di aver invaso il campo della politica. E l’ex premier Renzi: «Non abbiamo sbagliato per aver provato a cambiare i musei, ma per non aver provato a cambiare i Tar». Complicato affibbiargli l’etichetta di «toga rossa».

Nel suo decreto, il presidente della sezione Prima Ter del Tar del Lazio, Leonardo Pasanisi, scrive che il ricorso della Ong «non appare del tutto sfornito di fondamento giuridico, in relazione al dedotto vizio di eccesso di potere per travisamento dei fatti e di violazione delle norme di diritto internazionale del mare in materia di soccorso, nella misura in cui la stessa amministrazione intimata riconosce… che il natante soccorso da Open Arms in area Sar libica era in “distress”», cosa che fa apparire «contraddittoria la conseguente valutazione effettuata nel medesimo provvedimento dell’esistenza della peculiare ipotesi di “passaggio non inoffensivo”».

Per questo, il Tar accoglie l’istanza di concedere l’ingresso nelle acque territoriali italiane. Cosa che la Open Arms ha detto di voler fare, pur procedendo lentamente, anche per via della burrasca in corso, e ipotizzando un arrivo per stamattina. Non un ingresso in porto, dunque, ma un avvicinamento alla costa il cui valore politico è enorme.

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