Le tessere per il reddito di cittadinanza e la social card di Tremonti

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-12-03

In un’intervista rilasciata a La Verità il sottosegretario conferma che verrà utilizzata la legge del governo Berlusconi, senza gare

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«Guardi, posso assicurarle che in casa mia non stampo nulla, non ho una tipografia in salotto. Scherzi a parte, esistono dei contratti che lo Stato ha già in essere con alcuni fornitori, e che già oggi garantirebbero la possibilità di disporre degli strumenti adatti per usufruire del reddito di cittadinanza». Nessun bando? «Dovendo partire a marzo, fare nuove gare richiederebbe troppo tempo. Il ministro Luigi Di Maio ha effettuato una ricognizio- ne degli strumenti già a disposizione alla luce dei contratti attivi. Poi, in futuro, potremo studiare altri metodi per perpetuare il funzionamento del reddito. Sarà indispensabile anche garantire il rispetto sociale dei beneficiari, i quali non dovranno sentirsi esclusi, giudicati o emarginati. Occorre la giusta sensibilità». In un’intervista rilasciata a La Verità il sottosegretario di Palazzo Chigi Stefano Buffagni conferma la vera storia delle tessere di Poste per il reddito di cittadinanza: il ministero di Di Maio sta lavorando sulle tessere per il reddito di cittadinanza sulla base della legge per la social card del 2008, anche se è probabile che ci saranno significative differenze da colmare con una legge tra i due provvedimenti. Questo intendeva Di Maio con la sboronata sui cinque-sei milioni di tessere che aveva dato ordine di stampare.

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Reddito di cittadinanza: cosa si sa (Il Messaggero, 2 dicembre 2018)

La legge in arrivo avrà quindi  il rimando cioè al decreto legge 112 del 2008, convertito nella legge 133 del 6 agosto 2008, firmato da Berlusconi, Tremonti, Scajola, Brunetta, Sacconi, Calderoli e promulgato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ovvero il decreto di istituzione della social card di Giulio Tremonti. Lo stampatore, oltre che circuito finanziario, sarà Mastercard. All’epoca intascò 1,898 euro su base annua per ciascuna carta emessa, come rivelò l’allora sottosegretario all’Economia Casero in Parlamento. Mentre a Poste andarono 1.149.221 euro per la sola spedizione a casa della tessera. Se ne produssero 2 milioni, ma fu un flop. Meno di 600 mila ricariche, per i requisiti troppo stringenti. Il ministro Di Maio ne vuole 5-6 milioni. Anche se le famiglie in povertà assoluta sono 1 milione e 800 mila, che certo corrispondono a 5 milioni di poveri.

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