La moratoria di tre anni sulla sperimentazione animale

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-02-16

I ricercatori avevano chiesto una proroga di 5 anni, considerato un periodo utile minimo per poter accedere ai finanziamenti europei per progetti di ricerca

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Una proroga di tre anni per poter continuare a fare i test animali in Italia. Martedì sera la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha approvato a maggioranza PD-NCD-Forza Italia-GAL-Autonomie (contrari SEL-Misto-M5S) l’emendamento De Biasi, Cattaneo e altri che prevede tre anni di proroga (inizialmente era di cinque anni) per esperimenti su animali di droghe, alcol, tabacco e xenotrapianti.  I ricercatori avevano chiesto una proroga di 5 anni, considerato un periodo utile minimo per poter accedere ai finanziamenti europei per progetti di ricerca, richiesta inserita nell’emendamento originario presentato dalla senatrice de Biasi sui cui anche il governo aveva dato parere favorevole la scorsa settimana. Il risultato di tre anni di proroga è stato quindi accolto con soddisfazione da Research4life, l’associazione che rappresenta ospedali, enti di ricerca, associazioni di pazienti, organizzazioni non profit, università, ordini dei medici ed industrie. In Italia, spiega infatti oggi Silvia Bencivelli su Repubblica, «vige una legge (il decreto legislativo 26/2014) che recepisce una direttiva europea (la 63/2010). Ma vi aggiunge alcune varianti restrittive, che non permettono l’uso degli animali nei due ambiti di cui sopra: i cosiddetti xenotrapianti, cioè quelli da specie animali diverse studiati per poter sopperire alla mancanza di donatori d’organo, e le sostanze d’abuso, compresi alcol e tabacco».

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La moratoria di tre anni sulla sperimentazione animale (La Repubblica, 16 febbraio 2017)

“Le nostre richieste – dichiara Giuliano Grignaschi di R4L – sono state almeno in parte ascoltate e analizzate con maggiore obbiettività rispetto al passato, a discapito di prese di posizione più emotive e ideologiche, e questo ci fa ben sperare. Tuttavia siamo molto preoccupati perché il futuro della ricerca italiana rischia di essere compromesso, a svantaggio dei ricercatori italiani che potrebbero accedere ai finanziamenti con maggiore difficoltà rispetto ai colleghi europei, oltre che dei pazienti con bisogni di cura ancora insoddisfatti. Non va inoltre dimenticato – continua Grignaschi – che purtroppo la sperimentazione animale è ancora oggi una necessità fondamentale per lo sviluppo di nuove cure per tante importanti malattie, Questa proroga inoltre non scongiura il rischio di procedura di infrazione europea per lo scorretto recepimento della direttiva in materia”. Spiega inoltre Elena Cattaneo in una lettera a Repubblica:

Ebbene, il Parlamento italiano ha preferito dare ascolto alle istanze animaliste, malgrado la comunità scientifica fosse unanime nel segnalarne l’irragionevolezza, malgrado il danno per coloro che soffrono di patologie collegate agli studi che si vogliono far arenare e malgrado lo svantaggio per i ricercatori italiani gravati da divieti sconosciuti ai colleghi europei. Il ministero della Salute, non volendo disattendere il Parlamento, ha licenziato un decreto legislativo con alcuni divieti immediatamente esecutivi e altri sottoposti a una moratoria con scadenza il 31 dicembre 2016. Per questi ultimi si prevedeva l’acquisizione di una relazione tecnica ricognitiva dei metodi “alternativi” alla sperimentazione animale in tema di sostanze d’abuso e xenotrapianti. All’ovvia osservazione scientifica che l’alternativa non esiste, anziché annullare i divieti alla scadenza della moratoria , lo scorso dicembre si è rinviata la soluzione del problema prolungando, con il decreto Milleproroghe, la moratoria sui divieti fino a dicembre 2017.
In questo contesto, e meritoriamente, la Presidente della Commissione Sanità del Senato, Emilia Grazia De Biasi – interprete dell’appello di centinaia di studiosi italiani – ha presentato un emendamento trasversale ai partiti di proroga al 2021 del regime di moratoria affinché, come si legge nelle osservazioni della Commissione, «i ricercatori italiani siano messi nella condizione di competere per i bandi di ricerca e coltivare le proprie sperimentazioni potendo contare su un adeguato orizzonte temporale». Guardando agli emendamenti depositati, è evidente che alcune forze politiche (Sinistra Italiana, M5S e una piccola parte del Pd) remino contro, proponendo l’immediata vigenza del divieto, insensibili alle evidenze richiamate. Ieri l’emendamento De Biasi è stato approvato, benché riformulato a soli tre anni. La questione, nella sua insensatezza, è ancora aperta perché rimangono vigenti divieti ideologici e antiscientifici, indicativi di un “Paese che odia la scienza”, al pari di quelli sulla sperimentazione di Ogm in campo aperto o sul carcere per il ricercatore che volesse derivare cellule staminali embrionali da blastocisti sovrannumerarie.

Per gli ambientalisti della LAV, invece, ”il Ministro della Salute Lorenzin, basandosi solo su un parere di parte, ha aperto la strada alle sofferenze e alle uccisioni di altre decine di migliaia di animali, con iniezioni di droghe nell’addome o nel cervello, shock acustici o tattili con pinze e piastre ustionanti, contraddicendo una Legge del 2014 firmata da lei stessa come Ministro già tre anni fa in Senato poi hanno prevalso gli interessi di pochi e superati sperimentatori di Università che, volutamente sordi ai metodi sostituivi di ricerca come già praticati in altri Paesi del mondo, vogliono continuare a usare animali e senza nessun beneficio per gli esseri umani, e questo a spese del contribuente”.

Leggi sull’argomento: Quella legge sbagliata sulla sperimentazione animale

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