Cultura e scienze

La Lobby Gay del Vaticano fa paura (a Porta a Porta)

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-10-06

Ieri Bruno Vespa ci ha raccontato che i “gay seri” si sono preoccupati dalle azioni della Lobby Gay all’attacco di Papa Francesco

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Ieri il Sommo Pontefice della televisione italiana, Bruno Vespa, è tornato sul caso del coming out di Mons. Charamsa per denunziare l’attacco della Lobby Gay del Vaticano a Papa Francesco. Come ha detto subito Marco Tarquino (direttore di Avvenire) si è trattato di un gesto premeditato perché c’è un libro già pronto che conferma che siamo davanti ad un’azione mediatica. Ed in effetti non ci vuole un fine analista dei media per accorgersi che quando uno convoca una conferenza stampa lo fa perché ha qualcosa da dire, un messaggio da far arrivare, se non al mondo intero certamente a più dei venticinque lettori.
 

LA LOBBY GAY ALL'ATTACCO DI FRANCESCO''È un episodio abbastanza premeditato, infatti, i gay seri sono molto…

Posted by Porella Cuccarini on Monday, 5 October 2015

L’attacco coordinato al Sinodo dei Vescovi

Vespa aveva aperto la trasmissione ricordando che la confessione di Charamsa è avvenuta proprio all’indomani dell’apertura del Sinodo sulla Famiglia aggiungendo che “i gay seri sono preoccupati per quello che è successo“. Come se naturalmente ci fossero gay meno seri, ad esempio i sacerdoti e forse quelli che si adornano di piume di struzzo e pailettes. Per Tarquino è indicativa la tempistica, prima gli attacchi subiti dal Santo Padre durante il viaggio in America e ora questo. Massimo Franco del Corriere della Sera parla senza mezzi termini di offensiva nei confronti del Papa. Torna di nuovo prepotentemente alla ribalta la leggenda rosa della Lobby Gay del Vaticano. Come è stato possibile che Mons. Charamsa sia riuscito ad arrivare ai vertici della gerarchia della Chiesa Cattolica rimanendovi poi per così tanti anni in silenzio? È un simulatore? Massimo Franco si fa sfuggire per un attimo il termine “schizofrenia” quasi ad accomunare l’omosessualità ad una malattia mentale. Non si parla solo della scelta personale di Charamsa, del suo modo di vedere la Chiesa e l’omosessualità. Ma c’è qualcosa d’altro, qualcosa che va oltre la persona di Charamsa perché in Vaticano si agita ancora la potente lobby gay che già anni fa sferrò i suoi attacchi a Papa Francesco. Credete che sia un caso che Papa Francesco abbia incontrato in gran segreto Kim Davis, l’impiegata (cristiana ma non cattolica) che si è rifiutata di consegnare le licenze matrimoniali alle coppie omosessuali?

Già nel 2013 l'Espresso aveva denunziato l'esistenza della Lobby Omosessuale del Vaticano

Già nel 2013 l’Espresso aveva denunziato l’esistenza della Lobby Omosessuale del Vaticano


Ma sapete chi è stato il primo a parlare di Lobby Gay? Proprio lui, il Santo Padre, che due anni fa in occasione di un viaggio in Argentina avrebbe confidato ai suoi interlocutori che «nella Curia ci sono persone sante, davvero, ma c’è anche una corrente di corruzione. Si parla di una ‘lobby gay’, ed è vero, esiste. Noi dobbiamo valutare cosa si può fare». Insomma Bruno Vespa ha fatto un bel servizio a chi comanda in Vaticano, denunciando ancora una volta i sordidi complotti che gli omosessuali tramano alle spalle (e dove sennò) del Papa. Per fortuna che ci sono “i gay seri” quelli che vivono la loro condizione in silenzio e nel rimorso, a difendere il buon nome dei giornalisti leccaculo. Nei giorni scorsi la lobby gay che tanto spaventa le Sentinelle in Piedi era tornata alla ribalta in un’intervista del Giornale a Don Dariusz Oko, che ha polemizzato con lo stesso Charamsa dopo un articolo di quest’ultimo intitolato Teologia e Violenza su un settimanale cattolico polacco.
«

L’articolo “Teologia e violenza” colpisce soprattutto me come persona che in Polonia sono conosciuto come difensore della Chiesa contro l’ideologia di genere e l’omoideologia. Charamsa nell’editoriale mi ha riempito di insulti e mi paragona a un assassino talebano. Credo che mi odi, si pone al di sopra di tutta la Chiesa e ancor di più del Signore Gesù: mostra un incredibile orgoglio e cecità nelle sue affermazioni».
Perché mons.Charamsa ha fatto coming out alla vigilia del Sinodo?
«Suppongo che si tratti un complotto ardito (sic, ndr) con cura artigianale, probabilmente per indebolire, al Sinodo, la posizione dei vescovi polacchi e di tutti i vescovi fedeli all’insegnamento della Chiesa e del Vangelo. Credo voglia colpire anche la posizione della Congregazione per la Dottrina della Fede e tentare di indurre i padri sinodali ad accettare l’omosessualità nella Chiesa. Fare questo nel sabato che precede il Sinodo, quando a Roma sono presenti giornalisti di tutto il mondo, gli ha permesso di avere ovviamente maggiore visibilità».

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L’intervista a don Dariusz Oko sul Giornale (4 ottobre 2015)

Charamsa ha detto che la Congregazione per la Dottrina della Fede «è il cuore dell’omofobia paranoica della Chiesa». Perché secondo lei dice questo?
«L’attacco a questa Congregazione secondo me avviene perché l’ex Sant’Uffizio è il principale custode della fedeltà all’insegnamento della Chiesa, anche sul tema dell’omosessualità. Forse questo attacco è il risultato di una sua frustrazione o dell’aver condotto per troppo tempo una doppia vita che adesso non ha più la forza di affrontare, imbrogliando e mentendo, e che alla fine lo ha spinto a fare coming-out».
Pensa che mons.Charamsa sia uno dei sacerdoti della famosa lobby gay del Vaticano di cui ha parlato anche Papa Francesco?
«Sì, naturalmente credo che faccia parte di questa lobby gay».

Ma ora basta, Porta a Porta deve andare avanti con un bel servizio sul musical tratto da I Promessi Sposi. Oh, the irony.

Hit me baby one more time
Posted by Lobby Gay del Vaticano on Monday, 17 June 2013

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