Italia, ritorno al 2000

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-04-02

Per l’organismo internazionale il Paese è già in recessione e quest’anno la riduzione sarà -0,2 per cento

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La disoccupazione quest’anno sarà al 12%, 2 punti in più rispetto al 2018, il reddito pro capite è tornato ai livelli del 2000, la povertà tra i giovani aumenta, cresce il divario tra Nord e Sud e sono sempre di più i giovani che emigrano. Sono i dati di OCSE che ieri hanno scatenato reazioni inconsulte nel governo italiano  e che certificano per quest’anno una contrazione del Pil dello 0,2 % contro una previsione del governo dell’1%. Numeri che ormai anche il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, al suo fianco durante la conferenza stampa, ammette anche se tenta la difesa: «La congiuntura internazionale ci colpisce come colpisce la Germania perché siamo Paesi esportatori, ma stiamo adottando misure per contenere il rallentamento ed avere una crescita positiva anche nel 2019». Un riferimento ai due decreti, crescita e sblocca cantieri, attesi per giovedì insieme alla norma per il risarcimento dei risparmiatori truffati dalle banche.

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Le tabelle dell’OCSE (La Repubblica, 2 aprile 2019)

I rilievi dell’Ocse tuttavia non riguardano solo il Pil, ma anche le due misure chiave di politica economica dei gialloverdi: più severi su quota 100, meno ma ugualmente negativi sul reddito cittadinanza. Gurrìa su quota 100 è implacabile: «Rallenterà la crescita, aumenterà il debito, ridurrà l’occupazione degli anziani e accrescerà la diseguaglianza generazionale». Tanto che il segretario dell’Ocse spera che la misura sia «effettivamente temporanea» e non «permanente» come spesso accade in questi casi: «Non c’è niente di più permanente di una misura temporanea», ironizza. Comunque, per l’Ocse i 40 miliardi, 2% del Pil, impiegati per quota 100 (somma dell’età anagrafica di 62 anni più i 38 di anzianità contributiva che consentono di lasciare il lavoro) sarebbe meglio indirizzarli per sostenere l’occupazione.

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