INPS: così le pensioni raddoppieranno in venti anni

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-06-16

La proiezione riguarda soltanto il fondo dipendenti (esclusa la Pa) Situazione destinata ad aggravarsi quando dal 2020 sarà calcolato anche l’effetto di quota 100

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La spesa per le pensioni è destinata a raddoppiare da qui al 2040, al netto degli effetti di Quota 100. A fare i conti non è l’Europa ma l’INPS guidata da Pasquale Tridico, nominato dal M5S con l’avallo della Lega. L’allarme, spiega oggi Il Sole 24 Ore, riguarda il fondo pensioni lavoratori dipendenti (Fpld), che rappresenta il 45% dell’intera spesa pensionistica. Quest’anno paga 8,6 milioni di pensioni al valore nominale medio di 14.700 euro lordi l’anno, per un totale di quasi 143 miliardi. Tra vent’anni, nel 2039, le pensioni in pagamento stimate nei bilanci prospettivi dell’Istituto salirebbero per il solo Fpld a poco meno di 9 milioni e 300mila (+7%). Saranno assegni del valore medio di 27mila euro lordi, per una spesa che in termini nominali arriverà a sfiorare i 297 miliardi.

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La proiezione dell’INPS sulla spesa per le pensioni (Il Sole 24 Ore, 16 giugno 2019)

Le stime dei bilanci tecnici, l’ultimo è del 2017 e proietta le spese fino al 2046, sono basate su ipotesi di carriere lavorative costanti e calcolano il pieno effetto del contributivo. Il reddito medio annuo sottostante, sempre in termini nominali, passerebbe da 24.200 euro a 44.950, mentre il tasso di sostituzione (ovvero il rapporto tra pensione e ultimo stipendio), resterebbe attorno a una media del 60%. Le proiezioni (che non sono pubbliche ma Il Sole 24 Ore ha potuto vedere) non contengono naturalmente gli effetti di “quota 100” e delle altre forme di anticipo allargato; misure che entreranno nei calcoli che verranno aggiornati l’anno prossimo.

Ma fotografano quello che sta per accadere: il ritiro dal mercato del lavoro delle folte coorti dei baby boomers. Un boomerang calcolato da tempo, che spingerà la spesa per le prossime due decadi e i cui effetti sono stati in parte attenuati dalle riforme adottate tra il 1992 e il 2011. Quanto cambieranno quelle traiettorie con “quota 100” e, se arriverà, con “quota 41”, al momento, non è dato sapere.

In soldoni, la spesa pensionistica, da qui al 2040, scalerà una gobba che, a seconda delle stime, potrebbe variare tra il 16 e il 20% del Pil. E tra vent’anni la transizione demografica ci dice che ci saranno 18,8 milioni di cittadini con 65 anni o più, secondo la proiezione centrale Istat, 5 milioni in più di oggi. Mentre la popolazione in età da lavoro (15-64 anni) si sarà ridotta a sua volta di 5 milioni (a 33,7 milioni).

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