Il crollo del PIL a fine 2019

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-02-01

Siamo all’ottavo trimestre consecutivo con un reddito nazionale che oscilla attorno allo zero, e che in ben tre trimestri ha addirittura perduto terreno. Per incontrare un calo congiunturale superiore ai tre decimali bisogna risalire al primo trimestre del 2013, sette anni fa

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Ieri l’ISTAT ha fornito una stima preliminare del quarto trimestre 2019 che certifica una variazione negativa dello 0,3% in termini congiunturali e nulla nei tendenziali (era 0,5% nel terzo trimestre). La stima preliminare diffusa ieri ritocca di un decimale il dato sul primo trimestre (da +0,1% a +0,2%) con il risultato che sull’anno la variazione nei dati grezzi si mantiene positiva per lo 0,2%. Il Pil acquisito per il 2020 parte a questo punto con un segno negativo: -0,2%.  Roberto Monducci, capo del Dipartimento per la produzione statistica Istat, interpellato dal Sole 24 Ore di oggi, spiega: «la flessione risente di fattori negativi, ciclici e congiunturali, comuni a diversi paesi dell’area dell’euro, come la Francia che ha subito una flessione dello 0,1%. Inoltre, la diminuzione del Pil italiano deriva da una convergenza di dinamiche negative settoriali, dipendenti anche da fattori di natura occasionale che hanno caratterizzato la fase finale dell’anno».

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Il prodotto interno lordo dal 2012 (Il Sole 24 Ore, primo febbraio 2020)

Il quotidiano economico ricorda che siamo all’ottavo trimestre consecutivo con un reddito nazionale che oscilla attorno allo zero, e che in ben tre trimestri ha addirittura perduto terreno. Per incontrare un calo congiunturale superiore ai tre decimali bisogna risalire al primo trimestre del 2013, sette anni fa, quando in piena recessione la variazione segnò un -0,8%, con un tendenziale a -2,9%. Il dato di ieri si discosta da gran parte delle previsioni: molti analisti, come rilevato anche dal consensus raccolto dall’agenzia Bloomberg, si attendevano un altro segno più, sia pur debole, in scia con i risultati dei trimestri precedenti.

Per l’anno appena cominciato le proiezioni più recenti restano quelle di Bankitalia (Bollettino economico del 17 gennaio scorso) che dando per stazionario il quarto trimestre 2019 proiettavano su un +0,5% la variazione per il 2020, +0,9% per il 2021 e +1,1% nel 2022 (previsioni, si sottolineava a più riprese, con rischi al ribasso). La prospettiva di Bankitalia è in linea con quella indicata dal Fondo monetario internazionale due giorni fa, in occasione della presentazione della comunicazione all’Italia prevista dalla procedura (Article IV). Nel Bollettino gli analisti parlavano anche di una flessione della produzione industriale nell’ultimo trimestre in linea con quella registrata nel terzo, e di un ulteriore calo degli indici di fiducia del manifatturiero.

Ieri mattina Bankitalia ha diffuso il dato di gennaio, leggermente in miglioramento (da 0,16 a 0,25) dell’€-Coin, l’indicatore che fornisce in tempo reale una stima sintetica del quadro congiunturale corrente nell’area monetaria. È la conferma di una crescita che si muoverà anche nei mesi a venire su prospettive modeste, sostenuta soprattutto dal favorevole andamento dei tassi d’interesse che ha più che compensato il persistente pessimismo delle imprese manifatturiere, e dalle indicazioni positive che arrivano sul fronte della spesa delle famiglie.

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