Cultura e scienze
I 78 ex politici che vogliono per forza il vitalizio
neXtQuotidiano 18/04/2015
La corsa al ricorso al Tar contro i tagli nel Lazio
Tre ex presidenti della Regione Lazio, Santarelli, Montali e Gigli sono tra i politici che hanno fatto ricorso al Tribunale amministrativo regionale contro la cancellazione dei vitalizi. Il vitalizio è quella rendita in denaro di cui sono beneficiari quegli esponenti politici che hanno maturato i requisiti avendo ricoperto cariche elettive. Le norme che ne regolano la concessione ai consiglieri sono spesso differenti da regione a regione. Il consiglio della Regione Lazio a novembre 2014 ha deciso di tagliare i vitalizi per i membri delle passate legislature, per un risparmio stimato è di 5 milioni di euro all’anno. Insieme ai tre c’è un totale di 78 tra ex consiglieri ed ex parlamentari, e persino due ex eletti alla Regione che non hanno ancora maturato il diritto. Racconta Sergio Rizzo sul Corriere della Sera:
Da un estremo anagrafico all’altro. C’è il novantenne Renato Ambrosi De Magistris, che essendo stato consigliere (del Partito liberale di Malagodi!) per tre anni, dal 1972 al 1975, incassa il vitalizio da quarant’anni. Ci sono poi quelli che di vitalizi ne prendono due: dalla Regione e dal Parlamento o da Strasburgo. Sono undici. Di Santarelli (Psi) Montali (Psi) eGigli (Dc) abbiamo già detto. Aloro si devono aggiungere Robinio Costi (Psdi), Bruno Lazzaro(Dc), Paolo Tuffi (Dc), Antonio Muratore (Psdi), Gerardo Gaibisso (Dc), Potito Salatto (Dc-Pdl), Alfredo Pallone (FINcd) e Stefano Zappalà (FI). Ma c’è anche un dodicesimo, Mario Di Bartolomei (repubblicano),al quale di vitalizi ne spetterebbero sulla carta addirittura tre, considerando che oltre al consigliere regionale e al deputato nazionale è stato anche europarlamentare. Fra i ricorrenti non mancano i Verdi Peppe Mariani e Laura Scalabruni, come pure l’anti proibizionista Emilio Guerra. E neppure Donato Robilotta, nella singolare situazione di percepire il vitalizio dall’età di 53 anni e uno stipendio dallo Stato italiano, di cui è dipendente. Né vanno dimenticati gli ex consiglieri che riscuotono l’assegno dopo un passaggio meteorico in consiglio.
È il caso di Fabrizio Barbanelli, consigliere regionale per il Partito comunista fra il 15 maggio e il 4 ottobre del 1983. Ma anche del già citato Costi, al quale spettavano, prima del taglio imposto dalla legge, 2.986 euro netti al mese per i 153 giorni trascorsi nel consiglio del Lazio fra il primo giugno e il 31 ottobre 1990.E qui ci si offre l’occasione di dare un’idea dei tagli imposti ai vecchi trattamenti da quella leggina approvata (non senza fatica) dall’assemblea regionale oggi presieduta dal democratico Daniele Leodori, che già era sembrata una rivoluzione con l’introduzione di un contributo di solidarietà crescente per chi gode di più vitalizie l’innalzamento dell’età minima da 50 a 60 anni. L’assegno di Costi, al quale ha dirittoper poco più di cinque mesi di mandato, è passato da 2.986 a2.491 euro netti mensili, con un ridimensionamento di 495 euro. A questo si deve aggiungere quello del Parlamento, che secondo la lista pubblicata sull’Espresso da Primo Di Nicola ammonta a 2.016 euro netti al mese. Totale, 4.507 euro.