Giuseppe De Donno e la terapia del plasma iperimmune ignorata per “invidia”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-11

Con grande serenità il dottore spiega che sulla presunta ostilità alla cura del plasma iperimmune «cosa ci sia dietro al cento per cento è difficile dirlo perché sono molto coperti ma l’analisi si può fare tranquillamente: innanzitutto c’è l’invidia perché la scoperta viene da due poli periferici: Pavia non è certo Sidney o il Gemelli di Roma, Mantova è un ospedale provinciale»

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Qualche giorno fa Giuseppe De Donno in un video su Facebook in cui spiegava che aveva sospeso lui il suo profilo spiegava che  i suoi “interventi sui mass media sono stati animati dal solo spirito divulgativo e da un auspicabile e sereno confronto con i colleghi su un protocollo che ottiene risultati incoraggianti ancorché oggetto di approfondimenti scientifici. Io vi ringrazio per la vicinanza e per l’attenzione ma non sono disponibile in questo momento a risse televisive con questo o quel collega, atteso che essendo tutti dei medici lavoriamo a una causa unica: la lotta al Coronavirus”. A dimostrazione della sua serenità di giudizio ascoltiamo cosa dice in questo video tratto da Twitter dalla sua partecipazione a NYCanta, trasmissione di Beppe Stanco​, Cesare Rascel e Tony Di Piazza con ospite, tra gli altri, Maria Giovanna Maglie: «Cosa ci sia dietro al cento per cento è difficile dirlo perché sono molto coperti ma l’analisi si può fare tranquillamente: innanzitutto c’è l’invidia perché la scoperta viene da due poli periferici: Pavia non è certo Sidney o il Gemelli di Roma, Mantova è un ospedale provinciale».

giuseppe de donno teoria del plasma iperimmune

«Eppure hanno espresso un grandissimo esempio di trattamento della pandemia. Dopo c’è stata una levata di scudi perché l’obiettivo probabilmente era di screditarlo a favore di altre strategie terapeutiche ma io ho sempre detto che tutte le strategie terapeutiche devono essere utilizzate in questa pandemia. Io penso che il plasma iperimmune sia la migliore, ma ciò non esclude che se un domani dovesse esserci un vaccino la terapia vada in conflitto. Il vaccino va usato in profilassi. Non si può utilizzare in fase di malattia, ma lei si vaccinerebbe con l’antinfluenzale mentre ha l’influenza? Questa è invece la cosa che hanno voluto far passare, così come hanno voluto far passare l’idea che si possa con grande semplicità sintetizzare le immunoglobuline». Anche questo status su Roberto Burioni del 29 aprile potete apprezzare quanto De Donno fosse fino a pochi giorni fa così poco voglioso di buttarla in rissa e invece desideroso di collaborare con i colleghi.

GIUSEPPE DE DONNO STATUS BURIONI

A differenza di quello che dice De Donno, chi ha parlato della cura del plasma per il Coronavirus ha invece prima di tutto ricordato che  Lancet ha parlato del plasma autoimmune mentre il 2 marzo scorso è stata pubblicata una ricerca sul possibile ruolo dell’eparina nel COVID-19. Burioni, uno degli obiettivi polemici di De Donno, aveva detto che si trattava di “Una prospettiva interessante, ma d’emergenza. Non può essere utilizzata ad ampio spettro”. Ricordando poi tutte le necessarie precauzioni e protocolli da rispettare. E poi aggiungeva: “(Questa cura) diventa interessantissima nel momento in cui riusciremo a stabilire con certezza che utilizzare i sieri dei guariti fa bene, perché avremo aperta una porta eccezionale per una terapia modernissima: un siero artificiale” prodotto in laboratorio. La stessa cosa avevano spiegato AVIS ed Enrico Bucci. Tutti invidiosi di lui, probabilmente.

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