Giuseppe Conte e l’accusa di conflitto di interessi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-05-23

La Repubblica: il professore e avvocato ha firmato un parere pro veritate per la presidenza del Consiglio. Dove potrebbe presto andarsi a sedere

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Il 14 maggio scorso Giuseppe Conte ha firmato un parere pro veritate per un azionista dell’azienda Retelit, nella quale sta andando in scena una guerra per il controllo, indirizzato alla presidenza del Consiglio. Ovvero alla carica per la quale da giorni si faceva il suo nome. L’azionista è Raffaele Mincione e a parlare della vicenda è oggi Repubblica in un articolo a firma di Aldo Fontanarosa e Valentina Conte. L’accusa, classica, di conflitto di interessi nasce da una vicenda intricata: Retelit, azienda quotata, ha cavi in fibra ottica per oltre 12.500 chilometri che collegano 9 grandi città italiane: il governo ha il golden power, uno degli azionisti (la Fiber 4.0 di Mincione) è in minoranza perché gli altri tre (Bousval, Axxion e SVM) hanno firmato un patto parasociale per presentare la propria lista nel consiglio di amministrazione,  ma non l’hanno comunicato a Palazzo Chigi. Conte scrive un parere per avallare la tesi di Mincione. La sua condotta è legittima, scrive Repubblica, ma è perlomeno carente sul piano dell’opportunità.

Mincione cerca di mettere in difficoltà i “nemici”. E il 20 aprile segnala alla Presidenza del Consiglio che Bousval, Axxion e SVM hanno compiuto un’omissione, grave a suo parere. Hanno dimenticato di comunicare al governo italiano di avere ormai il controllo di Retelit. E questa dimenticanza sarebbe ancora più grave perché la Bousval è una società che batte bandiera libica.

È in mano alla Lybian Post Telecommunications information Technology Company. La battaglia tra soci si consuma a colpi di consulenze. All’assemblea dei soci del 27 aprile, il presidente di Retelit Dario Pardi, a capo della lista SVM, dice che il cda ha chiesto pareri a due studi legali.

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I presunti “buchi” nel curriculum di Giuseppe Conte (La Repubblica, 23 maggio 2018)

Questi hanno espresso «fondate perplessità» sull’obbligo di notifica. A sua volta la Fiber 4.0 sollecita un parere pro veritate e Giuseppe Conte lo produce il 14 maggio. In sette pagine Conte dà ragione a Fiber 4.0. A suo dire, l’obbligo di notifica, come prevede la legge, alla Presidenza del Consiglio dei ministri c’era eccome, proprio in ragione del passaporto libico della Bousval.

Lo stesso Conte avverte che il governo potrà sanzionare la mancata comunicazione sul nuovo assetto di controllo di Retelit, ricordando anche che «in casi eccezionali di rischio (…) il Governo può opporsi, sulla base della stessa procedura, all’acquisto». Senza considerare che nel giro di pochi giorni il governo Conte potrebbe fare propria la linea dell’esperto Conte.

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