Avere genitori dello stesso sesso fa male? La vera storia dello studio di Sullins

di Chiara Lalli

Pubblicato il 2015-02-12

Lo studio di Sullins, come quello di Regnerus, non dimostra che avere genitori dello stesso sesso sia dannoso. I conservatori, tuttavia, esultano. Perché non hanno capito

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Uno studio (vero) sui “figli” di coppie gay si intitola un pezzo gonfio di orgoglio su La Croce. E poi prosegue «I problemi emotivi rilevati sono molteplici, compresi comportamenti scorretti, preoccupazioni, depressione, rapporti difficili con i coetanei e incapacità di concentrarsi. Secondo Sullins i genitori di sesso opposto riescono a fornire un ambiente migliore dove vivere e crescere. Il modello Elton John di dare “amore” ai figli avuti da madri tramite l’utero in affitto non funziona. Sullins sostiene che “il vantaggio principale del matrimonio per i bambini non può essere il fatto di presentargli genitori migliori (più stabili, finanziariamente benestanti, ecc), ma di presentargli i propri genitori“. C’è altro da aggiungere?».
La croce
In effetti sì, c’è molto da aggiungere (seppure si potrebbe anche rispondere: «molto poco», ovvero basterebbe smettere di pensare che l’omosessualità sia una malattia contagiosa e dannosa, perché se davvero si smettesse di avere in testa questa scemenza tutte le proteste isteriche contro l’uguaglianza cadrebbero). Se scegliamo la prima risposta invece possiamo cominciare cercando il nome dell’autore dello studio «vero». Lo studio è qui. Zack Ford commenta questa nuova ricerca di Sullins su ThinkProgress (Conservatives Seize On Hugely Flawed Study About Same-Sex Parents) e inizia proprio con l’entusiasmo dei conservatori per la pretesa dimostrazione che crescere con genitori omosessuali faccia male. Ricorda anche l’altro caso di entusiasmo e di fallacia: lo studio di Mark Regnerus di un paio di anni fa. In sintesi: il nuovo studio non dimostra quanto vorrebbero gli ossessionati e non costituisce un buon argomento per opporsi all’uguaglianza.
 
CHI È DONALD PAUL SULLINS
È un prete e insegna alla Catholic University of America. Fa parte del Marriage and Religion Research Institute (che è una creatura dell’anti-LGBT Family Research Council) e dei Knights of Columbus, che hanno investito milioni di dollari nella lotta contro l’uguaglianza (cioè, non vogliono gli stessi diritti per tutti né, manco a dirlo, il matrimonio per tutti). Nel 2010 Sullins è stato coautore di uno studio che suggeriva che l’omosessualità femminile sia correlata al crescere in un ambiente familiare disastrato (Analysis: Female Homosexuality Connected to Broken Homes) e sul matrimonio «omosessualista» (AMERICAN CATHOLICS AND SAME-SEX “MARRIAGE”). Nulla di quanto detto finora dimostrerebbe necessariamente che Sullins non sia in grado di mettere insieme i pezzi di una ricerca, ma senza dubbio possiamo collocarlo in un dominio abbastanza preciso e inferire quale sia il suo pensiero riguardo agli orientamenti sessuali che non siano etero (come scrive, «opposite-sex partners»).

Sullins
Donald Paul Sullins

 
LO STUDIO
Sullins parte da alcuni dati raccolti dal National Health Interview Survey (NHIS) tra il 1997 e il 2013. Conclude che le informazioni sui 512 genitori omosessuali possano dimostrare che i figli se la passino peggio di quelli cresciuti da genitori di sesso diverso? Questa differenza dovrebbe giustificare il divieto di sposarsi per le coppie dello stesso sesso. Come Ford fa notare, Sullins non sa se quelle coppie fossero sposate e le condizioni familiari rimangono troppo vaghe («Almost all opposite-sex parents who are raising joint biological offspring are in intact marriages, but very few, if any, same-sex parents were married during the period under observation»). Come si può conoscere l’effetto della legalizzazione del matrimonio per tutti? Regnerus, commentando la ricerca di Sullins (New Research on Same-Sex Households Reveals Kids Do Best With Mom and Dad), finisce per ribadire che siamo nuovamente di fronte all’ostacolo di non avere informazioni sufficienti sulle famiglie. Solo per fare un esempio: i figli sono nati in una precedente relazione (questo obbligherebbe i ricercatori e i commentatori a vedersela con gli eventuali effetti di un divorzio o di una separazione prima di concentrarsi sugli effetti di crescere con genitori dello stesso sesso)? Nello studio di Regnerus solo due bambini erano nati e cresciuti in una famiglia costituita da genitori dello stesso sesso e, sorpresa!, non presentavano quei disastri che molti conservatori rincorrono o pretendono di aver dimostrato. Gli altri, come già detto, avevano vissuto la separazione dei propri genitori prima di essere allevati da una coppia dello stesso sesso. Ignorare questo particolare implica inevitabilmente che i risultati siano viziati.
 
IL LEGAME BIOLOGICO
«La biologia conta», dice Regnerus e Sullins sembra d’accordo. Cioè? Avere un legame biologico sarebbe fondamentale per essere un buon genitore e per far crescere bene i figli. Comincia a sentirsi puzza di bruciato. Se infatti prendessimo sul serio questa affermazione dovremmo rivedere l’adozione e l’affidamento (e Ford ricorda che Sullins ha adottato due figli). Ma poi perché avere un legame biologico sarebbe tanto importante? E lo sanno Regnerus e Sullins che una percentuale dei figli creduti legittimi non lo sono? Anche per loro ci sono effetti negativi intrinseci (e non dovuti, magari, alla scoperta e agli effetti di un tradimento)? E ancora: cosa succede ai nati da un gamete donato? In effetti le nostrane Cassandre ci avevano messo in guardia sugli effetti della fecondazione eterologa. I problemi di inferenza sono numerosi. Pur affermando che crescere con un solo genitore è peggio di crescere con due genitori dello stesso sesso, né Sullins né Regnerus sembrano preoccuparsi di questi bambini. In nessun caso infatti suggeriscono provvedimenti contro i genitori single, naturali o adottivi. Perché nessuna protesta contro le leggi che permettono a un single di adottare? E perché va bene proibire a una coppia omosessuale di adottare visto che i risultati parentali sono a loro favore?
Mark Regnerus
Mark Regnerus

 
LE CONCLUSIONI DI SULLINS
Se non vi fidate di Ford o di Regnerus e non avete voglia di leggervi tutto lo studio, bastano le conclusioni di Sullins. È sempre utile, prima di commentare, leggere. Soprattutto le righe finali: «Vale la pena rilevare che, anche nelle peggiori condizioni osservate in questo studio, la grande maggioranza dei bambini non ha difficoltà emotive. Nonostante i bambini se la cavino peggio in alcune famiglie rispetto ad altre, al punto da giustificare le preoccupazioni sociali e politiche circa le differenze tra modelli familiari, comprese quelle tra famiglie dello stesso sesso e famiglie di sesso diverso, la maggior parte dei bambini nella maggior parte delle famiglie gode di una funzionalità psicosociale che non è caratterizzata da problemi emotivi gravi». Come dicevo all’inizio, molti dei presunti disastri hanno a che fare con la convinzione, più o meno esplicita, che quanto si discosta dall’eterosessualità sia intrinsecamente sbagliato, dannoso, contagioso, pericoloso. Siamo ancora qui.
Sullins conclusioni
Sullins conclusioni 2

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