Cultura e scienze

Ernesto Diotallevi e la storia della benzina in nero

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-12-14

Raccontata dal Messaggero

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Ernesto Diotallevi voleva fare il benzinaio in nero. Il Messaggero racconta oggi una storia che viene fuori dalle intercettazioni di Mafia Capitale, e che dimostra anche la progressiva perdita di potere dell’ex referente della mafia a Roma negli anni della commistione tra criminalità organizzata e politica. Ed è proprio lui, in uno dei tanti colloqui, a dire ai figli Mario e Leonardo che ha voglia di andare in pensione, visto che gli affari è sempre più difficile farli.

Nel gennaio 2013, ad esempio, aveva progetti ambiziosi per un cantiere navale che aveva a Fiumicino. Aiutato dai figli Mario e Leonardo, ha l’idea di impiantare nel porto una pompa di benzina per contrabbandare carburante. E’scritto in un’informativa dei carabinieri del Reparto Anticrimine. Diotallevi, intercettato, dice infatti a Leonardo: «Se buttamo sul contrabbando…la pompa la famo ruspà per du anni, poi la mettiamo a regime». Il piano prevede di effettuare movimentazioni fittizie di benzina da rivendere in nero, attraverso teste di legno che caricherebbero su imbarcazioni estere migliaia di litri di gasolio per poi scaricarli in cisterne nascoste. Il carburante verrebbe poi rivenduto a prezzi maggiorati, sfruttando il diverso regime fiscale che si applica alle imbarcazioni straniere. Secondo gli inquirenti, il boss sarebbe appoggiato nell’affare dal presidente del consiglio di Fiumicino, all’epoca candidato sindaco, e da un maresciallo capo della Finanza.

ernesto diotallevi mafia capitale

Nella foto: Ernesto Diotallevi


Da metà febbraio, però, i rapporti si raffreddano. Intercettato con Mario,il boss dice di aver paura che altrisoggetti si siano intromessi, soffiandoglil’idea:

A suo dire potrebbe essere stato Giovanni De Carlo, giovane capo di Roma Nord che «di fatto comanda adesso» dice. Diotallevi è deluso, si sente messo da parte. «Me so rotto er cazzo chetutto quello che sto a fa nun conta un cazzo… me sento un vecchio» si sfoga. E’ il 21 del mese, non gli risponde neanche al telefono. «Ho incontrato il finanziere, gli ho detto “che famo? concludiamo? ti ho chiamato…” e lui “c’ho avuto da fa, ti chiamo” e invece è sparito… lo stavo a chiamà e manco risponde», racconta a Mario. Diotallevi ne è certo: «Quello gli avrà detto “no ma guarda mo è anziano, poi se ne vo approfittà, guarda che alla fine non ce fai un cazzo… ce stamo noi”». Il figlio tenta di consolarlo: «Papà, qualcuno che te storce c’è, punto. Ma poi te sei tanto malavitoso, c’hai gli amici fascisti e c’hai paura de uno che al massimo te manna no zingaro? Stamo a parlà de scemi». «Di scimmie? – fraintende il vecchio boss, che poi aggiunge:«Voglio anda’ in pensione».

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