Enoxaparina: il farmaco anti-trombosi contro il Coronavirus

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-08

Oggi l’Aifa dovrebbe consentire l’uso dell’enoxaparina. Lo studio di due scienziati: «Questa medicina li aiuterà».

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Il Messaggero racconta oggi che l’AIFA oggi darà l’ok all’uso dell’enoxaparina, un farmaco anti-trombosi, per trattare il Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19.  A chiederne l’autorizzazione per la cura dei pazienti contagiati dal nuovo coronavirus era stato Pierluigi Viale, direttore dell’unità operativa Malattie infettive dell’Ospedale Sant’Orsola-Malpighi di Bologna e Filippo Drago, a capo dell’unità operativa di Farmacologia clinica del policlinico di Catania.

L’idea dei due scienziati, avvalorata da diversi studi scientifici, nasce dalla osservazione clinica che a causare la morte di molti pazienti siano fenomeni tromboembolici. «Noi siamo fortemente convinti che le persone muoiono non tanto per insufficienza respiratoria grave ma più frequentemente per una embolia polmonare, una patologia tromboembolica, una coagulazione intravasale. Tutte patologie gravi acute mortali, che si verificano per un danno endoteliale che l’enoxaparina può prevenire», spiega Drago.

Si tratta di un farmaco abbastanza diffuso per la prevenzione del tromboembolismo venoso, per la terapia di diverse forme di malattie vascolari in cui c’è la tendenza a formare trombi,emboli. «E’ dimostrato che il virus si lega all’eparina circolante e la inattiva. Ne deriva quindi la tendenza da parte dei pazienti ad avere trombiecoaguli, per cui è necessario supplementare dall’esterno con l’enoxaparina quella quota di eparina che noi abbiamo fisiologicamente e che serve a mantenere il sangue liquido».

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Il farmaco anticoagulante è tra quelli suggeriti dall’Oms, ma l’uso consigliato è preventivo e con dosi basse. «Noi suggeriamo un utilizzo terapeutico a dosi medio-alte: vogliamo dimostrare che è in grado di risolvere le acuzie nel Covid. La dose bassa suggerita e utilizzata nelle varie situazioni cliniche in Italia serve a prevenire fenomeni dovuti all’allettamento».

Intanto ieri è arrivato l’ok dell’AIFA all’uso compassionevole del Ruxolitinib, , già utilizzato in ambito ematologico, per i pazienti affetti da COVID-19. Lo annuncia Novartis Italia e l’autorizzazione è pubblicata sul sito dell’Aifa. Il via libera riguarda il possibile utilizzo del farmaco in quei pazienti COVID-19 con insufficienza respiratoria che non necessitano di ventilazione assistita invasiva. Il farmaco sarà disponibile per tutti i centri ospedalieri italiani in seguito a richiesta del medico. Il protocollo è stato sottoposto alla revisione scientifica dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani. Normalmente ruxolitinib è utilizzato in ambito ematologico: attualmente non esistono evidenze sul suo utilizzo nei pazienti affetti da COVID-19 anche se, in relazione all’attività inibitoria sulle citochine proinfiammatorie, ruxolitinib potrebbe essere in grado di mitigare gli effetti di una severa reazione infiammatoria (sindrome da rilascio di citochine) che può verificarsi in corso di COVID-19.

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