Elisabetta Trenta: il conflitto d’interessi risolto e quello ancora da risolvere

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-06-05

La ministra della Difesa fa sapere di aver spostato il marito. Ma sul tavolo rimane il caso SudgestAid

article-post

Un potenziale conflitto d’interessi risolto e un altro da risolvere per Elisabetta Trenta, neoministra della Difesa chiamata dal MoVimento 5 Stelle nel governo Conte e pronta a intervenire sul caso del marito Claudio Passarelli, capitano in servizio presso la Direzione nazionale degli armamenti, che gestisce contratti ed acquisti milionari. E perciò dalla moglie immediatamente traslocato all’Ufficio Affari generali. Ma la mossa potrebbe non risolvere il problema, spiega Repubblica:

Quella è infatti la struttura che valuta e decide i contratti di tutta la Difesa. Un blitz obbligato. Dagli attacchi delle opposizioni e dal pressing dello stesso Movimento. A cui Trenta ha reagito, si presume d’accordo col consorte, per «spegnere ogni sterile polemica».

Rivendica la ministra su Facebook: «Nonostante mio marito non si sia mai occupato di armamenti, ho comunque chiesto il suo trasferimento agli Affari Generali», scrive. «Il M5S lavora in questo modo, con trasparenza e coerenza, al di sopra di ogni più piccolo — ed ingiustificato, come in questo caso — sospetto». Concludendo il post con un patriottico: «Viva l’Italia!».

elisabetta trenta conflitto d'interessi marito 1

Tuttavia le turbolenze che hanno investito l’inquilina della Difesa sono destinate a continuare, spiega Giovanna Vitale:

Sotto osservazione restano i suoi rapporti con la SudgestAid, che secondo il Pd si occuperebbe «di reclutare mercenari che operano nei teatri di guerra del Medio Oriente». Falsità, replica l’entourage di Trenta, spiegando che la SudgestAid promuove progetti di ricostruzione.

La stessa società risulta aver gestito un contratto nel quale è stata coinvolta la Stam, azienda di contractor fondata da Gianpiero Spinelli, l’ex parà assolto dall’accusa di aver “arruolato” gli italiani rapiti nel 2004 in Iraq, tra cui Fabrizio Quattrocchi, poi ucciso. A Repubblica lo stesso Spinelli aveva spiegato che l’obiettivo di quel contratto «era la messa in sicurezza di tre siti archeologici in Libia, a Sabratha e Cyrene, e la formazione delle guardie a protezione degli scavi».

Del caso SudgestAid avevamo parlato nei giorni scorsi:

elisabetta trenta

QUATTRO ANNI FA, la prima commessa per la formazione dei dipendenti nel governatorato di Dhi Qar –dove l’Italia ha la base di Nassiriya –fu attribuita a SudgestAid, che coinvolse la Link. Per anni presidente, adesso Trenta è membro del comitato direttivo di Consortium for research on intelligence and security services,che per gestione e personale è organica ancora alla Link di Scotti, fucina di collaboratori e suggeritori di Luigi Di Maio.

Il consorzio Criss – formato da una dozzina di società – opera sempre nel settore della sicurezza. Il settimanale francese Le Point insinua che SudgestAid abbia “reclutato mercenari in Medio Oriente”. E la Trenta smentisce sdegnata.

Leggi sull’argomento: Elisabetta Trenta e SudgestAid: il conflitto d’interessi della ministra della Difesa

 

Potrebbe interessarti anche