Dichiarazione integrativa al 20%: così l’evasore risparmia 40mila euro di tasse

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-10-25

Chi farà emergere redditi che non aveva dichiarato fino al previsto tetto di 100 mila euro di imponibile potrà risparmiare, rispetto al suo collega onesto, dai 9.000 ai 12 mila euro all’anno di tasse

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Chi farà emergere redditi che non aveva dichiarato fino al previsto tetto di 100 mila euro di imponibile potrà risparmiare, rispetto al suo collega onesto, dai 9.000 ai 12 mila euro all’anno di tasse. Il conto è del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Commercialisti e oggi è raccontato da Repubblica, che con un esempio chiarisce la meccanica della dibattuta “dichiarazione integrativa speciale” al 20%, lo strumento principe per introdurre un condono.

Dichiarazione integrativa al 20%: così l’evasore risparmia 12mila euro di tasse

Poniamo che il Signor Rossi e il Signor Verdi abbiano entrambi guadagnato 50 mila euro in un anno: il Signor Rossi ha pagato tutto subito (Inps, Irpef, addizionali locali e Irap) e ha speso 25.283 euro in tasse; il Signor Verdi invece ha mentito al fisco e ha dichiarato solo 20 mila euro. Ora grazie alla “integrativa speciale” dichiara i 30 mila euro mancanti e se la cava con 15.335 euro. Risparmio netto sulle tasse di Verdi evasore rispetto a Rossi onesto: 9.948 euro. Naturalmente se gli anni evasi sono quattro, dal 2013 al 2016, il risparmio sale a quasi 40 mila euro.

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Dichiarazione integrativa, i conti dell’Ordine dei Commercialisti (La Repubblica, 25 ottobre 2018)

Secondo l’ultimo testo del decreto però gli anni massimi saranno quattro (e quindi sarà 400mila euro la cifra massima) e le singole imposte non si potranno cumulare evitando di raggiungere, come era stato denunciato da più parti, oltre i 2,5 milioni di reddito condonabile. Roberto Petrini infine segnala che anche la richiesta dei grillini di eliminare lo scudo penale per chi emerge dal nero e fa l’integrativa si è conclusa con un nulla di fatto:

Lo scudo presente nella versione del decreto varata il 15 ottobre in sostanza non cade: in primo luogo perché la maggior parte dei reati tributari scattano in presenza di soglie superiori ai 100 mila euro di imponibile che possono emergere.

Inoltre la lettura dei commercialisti di Eutekne del testo uscito in Gazzetta ufficiale sembra indicare che in caso di emersione di attività finanziarie, patrimoniali o contante, resterebbero scudati i reati di fatture false e dichiarazione fraudolenta. Scompare dalla scena anche l’aggravio delle pene detentive (che già esistono) per gli evasori, che pure i grillini avevano assicurato ci sarebbe stato.

Da leggere: Le nove sanatorie della Pace Fiscale

Per le mini-cartelle stralcio anche sopra i mille euro

Il Messaggero poi spiega che a causa dell’incrocio tra vecchi e nuovi condoni i vecchi e i nuovi rottamandi si troveranno sullo stesso treno. E potranno estinguere i ruoli dal 2000 al 2017 con il pagamento del capitale e dell’aggio dovuto all’agente della riscossione in un’unica rata (entro il 31 luglio 2019) o in dieci.

Le rate scadono il 31 luglio e il 30 novembre di ogni anno e saranno quindi spalmate, anche in questo caso, in 5 anni, più convenienti rispetto alle precedenti definizioni agevolate. Se si sceglie il pagamento rateale è previsto un interesse del 2% annuo. L’adesione alla nuova rottamazione va comunicata entro il 30 aprile 2019 (e il fisco dovrà dare l’ok entro il 30 giugno) e vale anche per chi ha già optato per la rottamazione (e non è al momento in regola con le rate) e per la rottamazione bis.

Le nove sanatorie della Pace Fiscale

La rottamazione è prevista anche per le multe ma in quel caso non c’è lo stralcio ma solo la cancellazione delle sanzioni. Con la domanda di adesione, i contribuenti devono rinunciare a proseguire eventuali cause pregresse con il fisco.

Infine, il governo punta ad introdurre il meccanismo del saldo e stralcio anche delle cartelle più onerose per chi è in difficoltà economica. Potrebbero essere previste tre aliquote (6, 10 e 25%, secondo una proposta della Lega) per consentire di abbattere quanto dovuto al fisco per cartelle non pagate. E sarà l’Isee lo strumento tecnico per stabilire, eventualmente, a chi e in quale misura ridurre il debito a carico di imprese e cittadini.

Leggi sull’argomento: Facciamo come il Mississippi: il reddito di cittadinanza con l’APP

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