Deficit al 2,4%, il governo cede allo spread

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-10-03

Il premier annuncia la riduzione del debito in tre anni, in programma riduzioni automatiche della spesa pubblica se non si centra l’obiettivo della crescita. La confusione nelle prime pagine del Fatto

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Ieri sera il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato il primo passo indietro del governo Lega-M5S sul Documento di Economia e Finanza. Lo spread, quello di cui Lega e MoVimento 5 Stelle non hanno paura, ha portato Salvini e Di Maio a far annunciare a Conte una traiettoria di riduzione del debito: «Abbiamo inoltre lavorato a disegnare la manovra in modo da accelerare la discesa del rapporto debito/Pil in modo consistente nell’arco del triennio».

Deficit al 2,4%, il governo cede allo spread

Questa diminuzione potrebbe avvenire con un deficit più basso per il 2020 e 2021, tenendo fermo il 2,4% al 2019 per far partire subito le misure promesse. La bandiera del deficit record al 2,4% resta issata per la manovra 2019. Ma per i due esercizi successivi l’asticella scenderà: nel 2020 al 2,2, per essere ridotta fino al 2% nel 2021. Ed è significativa la foto del vertice di Palazzo Chigi, in cui sono presenti per la Lega Calderoli e Giorgetti, ovvero due “moderati” che in altre occasioni – soprattutto l’ultimo – sono stati indicati come resistenti al Cambiamento dai grillini (traduzione: sanno usare la calcolatrice).

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Questo perché le coperture sul 2020 e 2021 mostrano un deficit a serio rischio di superare il 2,4 e forse perfino il 3 per cento del Pil con tutte le misure annunciate (reddito e pensioni di cittadinanza, quota 100 e tagli fiscali alle partite Iva che “cifrano” a 20 miliardi). Il nuovo appuntamento è per stamattina, quando premier, vice e ministri si rivedranno per mettere la NADEF a punto e inviarla finalmente a Montecitorio. «Quei 10 miliardi vanno trovati e stiamo lavorando a nuove coperture per abbassare il debito più velocemente», ripeterà Di Maio in serata su La7. È la conferma della notizia che il deficit sarà decrescente.

Il taglio della spesa pubblica se non si centrano gli obiettivi

Il Fatto Quotidiano ieri aveva pubblicato un titolo di prima pagina a corredo dell’articolo di Carlo Di Foggia che solleticava gli umori barricaderi dell’esecutivo, appoggiando di fatto la teoria del complotto di Salvini e Di Maio: “L’Europa scatena lo spread per far cedere il governo”.

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Stamattina, dopo che per una giornata intera le dichiarazioni di Dombrovskis, Moscovici e Juncker si erano accavallate con richiami sempre più espliciti all’Italia (e quindi la teoria del complotto trovava ulteriori “prove” a supporto), il titolo di apertura è questo:

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L’articolo di Carlo Di Foggia spiega anche come funzionerà la clausola di salvaguardia inventata dal ministro Giuseppe Tria:

In sostanza il governo si prenderebbe 0,4 punti di deficit. Se fosse confermata la crescita annunciata da Tria dell’1,6 nel 2019 e dell’1,7 nel 2020 – stima l’eco nomista Francesco Daveri – con un’inflazione all’1 per cento si potrà mostrare un calo del debito/Pil. “Sarà rilevante”, assicura Conte. Ed è su questa garanzia che si chiude il vertice, che ricomincerà stamattina.

Il problema è se non verranno centrati gli obiettivi di crescita, anche perché la spesa per le misure, specie quelle per le pensioni, salgono nel tempo e nel 2020 gli aumenti dell’Iva da disinnescare salgono da 12,4 a 20 miliardi. Per questo il Tesoro studia un meccanismo per tagliare automaticamente il deficit se non viene centrata la “scommessa della crescita”, come l’ha definita Tria.

Invece di usare gli aumenti automatici dell’Iva, verrebbe automaticamente ridotta la spesa pubblica. Una misura che però aggraverebbe la recessione. In pratica la proposta di Tria è presentare a Bruxelles reddito di cittadinanza e quota 100 come misure garantite solo per il 2019 da prorogare solo se ci saranno le risorse.

Il problema di cui nessuno sembra preoccuparsi è che il governo sta disegnando una traiettoria prociclica della spesa pubblica che quindi si abbassa quando cala la crescita. La parola Austerity non è mai stata utilizzata con maggior agio. Così come non vorremmo essere nei panni di Tria per immaginare il suo brutto quarto d’ora che probabilmente durerà per anni nel momento in cui dovrà dire che il reddito di cittadinanza appena varato è sospeso per problemi di soldi.

Leggi sull’argomento: Laura Castelli e i predatori della delega perduta

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